Lorenza convincilo tu

Giuseppe Cimarosa, figlio del collaboratore defunto Lorenzo e di una cugina di Messina Denaro, lancia un appello alla figlia del boss: “Convincilo tu a collaborare con la Giustizia”. 

Giuseppe Cimarosa

Giuseppe Cimarosa, 40 anni, è il figlio di una cugina di Matteo Messina Denaro, Rosa Filardo, che a sua volta è vedova di Lorenzo Cimarosa, che, poco prima della morte a 56 anni di età per cause naturali l’8 gennaio del 2017, ha collaborato con i magistrati dissociando se stesso e la sua famiglia dal boss. Adesso, a seguito del primo incontro di Lorenza Alagna con suo padre Matteo Messina Denaro recluso al 41 bis nel carcere de L’Aquila, Giuseppe Cimarosa coglie l’occasione per invitare Lorenza a incoraggiare il padre a collaborare con la Giustizia, e afferma: “Sono stato io a convincere mio padre a parlare con i magistrati e adesso vorrei che la stessa cosa facesse Lorenza con suo padre. Il rapporto con il proprio padre è sacrosanto, anche se il padre è un mafioso incallito. Ma dai gesti di un genitore criminale bisogna dissociarsi”. Lorenza Alagna è madre dal luglio del 2021, e Giuseppe Cimarosa, in riferimento alla responsabilità sul bambino, sottolinea: “Devi pensare a lui e al suo futuro. Per questo devi convincere tuo padre a rompere il muro del silenzio attorno ai tanti, troppi misteri che ancora custodisce”. Poi Cimarosa aggiunge ancora: “Il mio è davvero un appello accorato a Lorenza, in questo momento ha davvero un ruolo importante. E deve rendersene conto, non può girarsi dall’altra parte”. Poi riflette: “Secondo me in Messina Denaro vi è stata sempre inquietudine verso sua figlia non perché la ragazza abbia preso posizioni antimafia, piuttosto perché ha ribadito sempre la sua indipendenza. Oggi, nonostante le difficoltà, credo che Lorenza potrebbe avere un ruolo molto importante per convincere il padre a rompere con il passato, anche se è un percorso difficile perché lui ritiene di essere nel giusto. Solo sua figlia può metterlo davvero in crisi, facendolo vergognare per tutto quello che ha fatto”. Poi Giuseppe Cimarosa rievoca la sua scelta di coraggio, di indurre il padre a collaborare, e racconta: “Ho insistito perché non mi sentivo orgoglioso di lui e non lo riconoscevo come padre. Mi sentivo come se stessi facendo qualcosa per evitare che io e la mia famiglia fossimo sopraffatti. Ho capito che non avrei mai potuto combattere la mafia ma pensavo di poter almeno salvare ciò che mi circondava. Così ho iniziato un lavoro di convincimento a casa, a tavola. Ho avuto litigi molto violenti con mio padre. Messina Denaro non si poteva nemmeno nominare, ma io ho detto che era un idiota. Stiamo parlando di persone che fanno saltare in aria le autostrade, quindi c’era davvero un grande panico a casa mia. Mia nonna mi diceva di stare zitto fuori casa. Dopo la collaborazione di mio padre, avvenuta a seguito dell’arresto nel 2013, apparve per la prima volta ai miei occhi come un uomo. Dopo la collaborazione c’è stato un problema di sicurezza per la mia famiglia perché mio padre ha fatto condannare la sorella, il nipote e il cugino di Messina Denaro. E per questo siamo diventati i primi bersagli di questo criminale. Quando i magistrati ci hanno chiesto di entrare nel programma di protezione, io ho rifiutato perché non volevo barattare la mia identità con una persona che nemmeno conoscevo. E non volevo lasciare Castelvetrano perché sono i mafiosi che devono andarsene. Dal 2013 al 2023 sono ancora a Castelvetrano e l’ho fatto non perché sono un eroe ma perché è la mia vita. Quando hanno arrestato Messina Denaro non ci credevo, ma mi ha scioccato ancora di più il fatto che non fosse un latitante, era più libero di me, era a due chilometri da casa mia. Oggi sono propositivo e mi sento vincente perché sono ancora vivo e abito a Castelvetrano, e Messina Denaro è in carcere”.

Teleacras Angelo Ruoppolo