Paolo Borsellino disse: “A uccidermi saranno i miei colleghi”. Bisogna indagare sugli ambienti della Procura di Palermo del 1992»

«In tutti questi anni nella testimonianza resa dalla vedova Agnese Piraino (moglie di Borsellino), in cui Borsellino dice: “mi uccideranno ma non sarà una vendetta della mafia. La mafia non si vendica, forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno i miei colleghi e altri”, è stato costantemente espunto il riferimento ai «miei colleghi». Se noi incrociamo questa confidenza di Borsellino con la testimonianza del 2009 in cui si dice che Borsellino definisce il suo ufficio un nido di vipere allora dobbiamo andare a cercare dentro l’ufficio della procura di Palermo, per vedere se allora si posero in atto condotte che in qualche modo favorirono quel processo di isolamento, delegittimazione, indicazione come target e obiettivo di Paolo Borsellino, che sono quelle condizioni essenziali che hanno sempre proceduto gli omicidi eccellenti a Palermo». Così il Fabio Trizzino, legale della famiglia Borsellino, in audizione alla commissione parlamentare Antimafia.