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“Terra dei fuochi” tra Porto Empedocle e Agrigento

I sedimenti dragati nel porto di Trapani destinati per il lavaggio e lo smaltimento a Porto Empedocle non sarebbero stati lavati ma gettati direttamente in discarica.

La Capitaneria di Porto Empedocle, in coordinamento con la Procura di Agrigento, ha riscontrato che i fanghi, quindi i sedimenti derivanti dal dragaggio, del porto di Trapani, destinati al lavaggio in un impianto a Porto Empedocle, non sono stati affatto lavati ma gettati in discarica senza alcun trattamento. Ecco perché la Guardia costiera ha sequestrato l’impianto di stoccaggio dei sedimenti a Porto Empedocle, in località Kaos, per circa 60.000 metri quadrati. I presunti responsabili sono stati denunciati per frode nell’esecuzione di contratto d’appalto di lavori pubblici, per un importo di 59 milioni di euro, traendo ingiusto profitto. Nella stessa area sequestrata è stata ricavata una discarica non autorizzata. Scoperta e sequestrata anche un’altra discarica per 10.000 metri quadrati in un appezzamento di terreno ad Agrigento, dove, con altri rifiuti speciali, sono stati rinvenuti sedimenti assimilabili a quelli del porto di Trapani, e che sarebbero stati non lavati ma stoccati e buttati in discarica in località Kaos. Il contratto d’appalto, stipulato con l’Autorità di Sistema portuale della Sicilia Occidentale, ha previsto l’installazione sul molo di levante del porto di Porto Empedocle dell’impianto mobile di lavaggio dei fanghi sollevati dal fondo e trasportati da Trapani con due draghe, e che, invece, sarebbero stati non trattati, o trattati solo parzialmente, e poi stoccati nel deposito e gettati in discarica. Quanto emerso rievoca, se pur con le debite proporzioni, lo scandalo storico della “Terra dei fuochi” in Campania, con l’interramento di rifiuti tossici e speciali.

teleacras angelo ruoppolo

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