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ONORIFICENZE AGLI EREDI DEI CAVALIERI?

di Paolo Cilona

Non tutti ci sono e non tutti lo sono. Analizzando attentamente le onorificenze che annualmente vengono concesse dal Capo dello Stato dopo una attenta valutazione selettiva da parte dei ministeri competenti, senza dovere entrare nel particolare in ordine al conferimento della massima onorificenza nel campo del lavoro, bisogna tuttavia fare alcune osservazioni. Gran parte degli insigniti in tempi diversi sono figli o stretti parenti di altri insigniti ovvero eredi di storiche realtà imprenditoriali. Certo, persone impegnate a proseguire lungo il percorso segnato dai fondatori. Alla ricchezza prodotta dal fondatore, vi è l’erede a proseguire. Ma il merito va al fondatore più che all’erede. L’onorificenza va concessa a tutti coloro che invece hanno creato lavoro, ricchezza e occupazione dal nulla, dove si evince e regge il binomio fatica e sudore. Non ha senso attribuire l’onorificenza al figlio o al nipote o al parente stretto del primo Cavaliere del Lavoro. Sembra una corsa alla dinastia come in una corsa con il testimone. E questo non va bene. Vi sono in Italia tantissimi imprenditori che dal nulla hanno creato tante belle realtà nel campo industriale, artigianale, agricolo, terziario. A questi imprenditori e solo a questi spetterà prima l’attenzione e poi l’onorificenza da parte delle istituzioni a coronamento di un percorso umano e professionale. Si nota altresì che nell’ambito di una Regione si preferisce privilegiare alcune province ignorando le altre . Eppure in alcune province vi sono delle realtà che fanno onore al nostro territorio e al Paese. Senza togliere nulla ai meriti degli ultimi insigniti in Sicilia, non si comprende la poca attenzione nei riguardi delle province di Trapani, Agrigento, Caltanissetta dove esistono degli autentici capitani d’industria che hanno dato lavoro e occupazione, come la Jo Plast, (Caltanissetta ), la Mancuso Gruppo (Agrigento) e la Lombardo biciclette  (Trapani).

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