“Appalti e mazzette”: misure cautelari in fermento
L’inchiesta della Procura di Agrigento su appalti presunti pilotati: revocate di diritto quattro misure cautelari, e imposte altre due. I dettagli.
Nell’ambito dell’inchiesta su appalti presunti “pilotati a pagamento” nell’Agrigentino, sfociata il 15 maggio scorso in cinque arresti ad opera della Squadra Mobile, in sede di udienza di convalida il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino, lo scorso 19 maggio non ha convalidato l’arresto ma ha, tuttavia, applicato quattro misure cautelari: ai domiciliari gli imprenditori di Favara, Luigi Sutera Sardo, 58 anni, ex consigliere provinciale ed ex assessore del Comune di Favara, e Diego “Dino” Caramazza, 44 anni. Poi obbligo di dimora per Federica Caramazza, 36 anni, sorella di Diego, e sua madre, Carmela Moscato, 65 anni, che è indagata solo per ricettazione allorchè avrebbe custodito in casa il denaro per pagare presunte tangenti. E poi, dopo un rimpallo di difetti procedurali con la Procura di Gela, arresti domiciliari per Sebastiano Alesci, 67 anni, capo dell’Ufficio tecnico comunale di Licata e residente a Butera. Ebbene adesso le misure cautelari a carico di Sutera Sardo, Diego e Federica Caramazza, e Carmela Moscato sono state revocate di diritto e non nel merito. Ad Alesci invece è stata imposta un’altra misura cautelare, ancora ai domiciliari, per una ipotesi di concussione in riferimento alla costruzione di un complesso turistico – alberghiero a Licata, per la quale è indagata anche l’assessore al Turismo di Licata, Maria Sitibondo, a cui è stato imposto l’obbligo di dimora con obbligo di permanenza in casa dalle ore 20 alle ore 7. Alesci e Sitibondo, come emergerebbe da alcune intercettazioni, avrebbero pressato sulla direttrice dei lavori del complesso turistico – alberghiero per ottenere a favore di un’impresa raccomandata da Alesci un subappalto per la fornitura e l’installazione, già appaltate ad un’altra impresa, degli impianti idraulici, sanitari e idrici. Il provvedimento a carico di Alesci e Sitibondo è firmato dal giudice per le indagini preliminari, Giuseppa Zampino, che nel frattempo è stata spogliata della competenza territoriale perché il Tribunale del Riesame ha ritenuto competente la Procura di Palermo e non più Agrigento. La Procura di Agrigento non ha condiviso tale trasferimento di competenza e non ha rinnovato le misure cautelari. Ecco perché hanno cessato gli effetti. Adesso, entro 20 giorni dalla ricezione degli atti dalla Procura di Agrigento, sarà il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo a valutare e pronunciarsi sulle stesse misure.
teleacras angelo ruoppolo