AgrigentoCronacaCultura e spettacoliPrimo Piano

Insieme per Agrigento [video e foto]

foto e video Diego Romeo

INTERVENTO DELL’ATTRICE LIA ROCCO

Nel saggio“Le sfide e le speranze del nostro comune futuro”

Paul Ricoer afferma che coesistono molte città nella Città.

Costituiscono mondi paralleli molto diversificati.

In una Città troviamo:

le città degli emarginati e dei poveri

la città degli stranieri

la città commerciale

la città domestica

la città dell’opinione

la città industriale

la città delle arti

Ciascuna di queste città ha i suoi valori e i suoi conflitti

i suoi paradossi e le sue ricchezze..

La sfida, per chi si propone di amministrare

sta nella capacità di riconoscerle e farle incontrare e dialogare tra loro.

Farle dialogare in termini di potere e responsabilità.

Noi dell’Area Progressista stiamo cercando di elaborare un programma

per Agrigento pensandola come

– Una Città delle città –

Agrigento è:

La città delle donne

la città dei bambini

la città dei giovani

la città della solidarietà

la città della cultura

la città del lavoro

la città dei diritti e dei doveri.

E nel progettare siamo partiti dalla consapevolezza che qui

ad Agrigento

abbiamo bisogno di un cambiamento etico.

Abbiamo bisogno di sollevare l’indignazione pubblica

perché questo potere che amministra questa Cttà

è così pervasivo e insinuante

che ha cambiato e cambia cultura società e istituzioni.

E conta sull’assuefazione di cittadini e cittadine.

E’ un potere che continua a denunciare come polemiche,

dannose per il turismo e l’economia,

le giuste critiche di chi con consapevolezza smaschera il malaffare,

la mancanza progettuale,

il disamore

con cui questo potere amministra la Città.

Abbiamo bisogno di guardare alla Città con occhi mente e cuore diversi.

Abbiamo bisogno di dare la visione di quello che la Città diventerà attraverso il programma di cambiamento

che vogliamo costruire insieme a tutti voi.

Abbiamo bisogno di far capire che la città non sarà solo di un comitato di affari che la amministra in nome e per conto di se stesso.

Abbiamo bisogno di far capire che laCittà non sarà di nessuno

ma di tutti – di tutte.

Abbiamo bisogno che ogni cittadino ogni cittadina

capisca finalmente di essere membro di una comunità,

di essere compartecipe della sua gestione,

di essere protagonista della sua trasformazione.

Noi siamo convinti che questi risutati

possano raggiungersi prestando attenzione particolare alla cultura.

Solo un forte progetto culturale può salvarci dalla mediocrità

in cui chi amministra sguazza consapevolmente. .

Dalla mediocrità in cui continuiamo a sprofondare.

Agrigento ha un profilo culturale

locale – nazionale – ed internazionale modestissimo

per non dire pari a zero.

E quest’anno che ci vede Capitale italiana della cultura

ha aggravato e continua ad aggravare

questo modestissimo profilo culturale.

Da cinquant’anni faccio Teatro.

E all’interno delle molteplici città che convivono nella Città

ho sempre pensato che la Città Teatro

debba essere quella trascinante del cambiamento.

Il teatro dice Strheler dice è:

uno spazio progettato per l’incontro, è un luogo dove una comunità, liberamente riunita, si rivela a se stessa; un luogo dove una comunità ascolta una parola da accettare o respingere.

Una parola che aiuterà spettatrici e spettatori a decidere nella loro vita individuale e nella loro responsabilità sociale”

Il Teatro è un interprete insostituibile della società.

Ed è la sua coscienza critica.

Il Teatro Pirandello è un Teatro comunale.

E un Teatro comunale non può essere inteso

come una struttura dove si organizzano spettacoli senza un progetto.

Ogni spettacolo usufruito da meno di mille persone, tra abbonati e non,

e per meno di cinquanta giorni l’anno.

Il Teatro Pirandello, proprio perché Teatro comunale ,

deve diventare una struttura nella quale si progetta

anche in direzione della ricerca

e della valorizzazione delle potenzialità locali.

Dovrebbe avere una compagnia teatrale stabile al suo servizio

compagnia teatrale che sarebbe fonte di lavoro e di scambio con altri teatri per realizzare forti economie di gestione e utili.

Una stagione teatrale si organizza per temi e per fasce di spettatori.

Devono prevedersi percorsi per bambini e bambine e per giovani.

Il teatro Pirandello, proprio perché teatro comunale, deve svolgere azioni di collegamento tra la Città e le periferie

favorendo la creazione di nuovi spazi teatrali

e l’emergere di nuove fasce di pubblico.

La gestione del nostro teatro comunale, affidata ad una fondazione,

è fallimentare sia dal punto di vista culturale che da quello economico.

Le stagioni teatrali si susseguono nell’assenza di un progetto di crescita civile.

Il nostro è un teatro che porta il nome di Pirandello ma che dimentica Pirandello caparbiamente.

Un Teatro è , per definizione, il tempio della parola viva

e dovrebbe essere vivo

invece il nostro Teatro si trascina, di anno in anno,

proponendo stagioni teatrali che sanno di muffa.

Il nostro è un teatro a perdere.

Un teatro dovrebbe essere aperto 365 giorni l’anno.

Penso ai due milioni spesi per un concerto estivo di cui si sono spenti gli echi dopo pochi giorni.

Se con lungimiranza ed amore,

e non per l’interesse personale di chi quel concerto ha fortemente voluto, queste risorse fossero state spese per far si che il teatro Pirandello accogliesse cittadini e turisti per i trecentosessantacinque giorni dell’anno capitale della cultura avremmo avuto ben altri echi mediatici.

Da quando faccio teatro ho sempre guardato ad Avignone, Spoleto, Edimburgo, Berlino, Volterra.

Città che investendo risorse umane ed economiche in un festival teatrale

lo hanno trasformato in un evento che attira turisti tutto l’anno.

Un evento che contribuisce fortemente allo sviluppo economico

delle Città.

Perchè la cultura – fatta bene – è fonte di ricchezza

più delle industrie.

Il futuro economico di questa nostra Città

è un futuro che dovrebbe affidarsi al Turismo.

Le bellezze artistiche paesaggistiche culturali climatiche

che ci circondano sono il nostro “ oro nero”.

I nostri giacimenti culturali.

Ma dobbiamo crederci tutti tutte.

E per crederci abbiamo bisogno di affidarci alla fantasia.

La dobbiamo far tracimare

E dobbiamo piantare un ulivo e una quercia,

anche a più di settantanni come ne ho io,

non perchè restino ai tuoi figli

ma perché non crederai alla morte

pur temendola

e la vita peserà di più sulla bilancia”.

Questi ultimi sono versi di Nazim Hikmet

Noi abbiamo visto distruggere

con protervia ignoranza mancanza di rispetto

la Villa del Sole.

Io ancora ci piango

Noi dell’Area progressista ci proponiamo, insieme a tutti tutte voi, come agenti di cambiamento.

Perchè come voi questa città la amiamo.

Con passione.

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