Il suicidio di Stefano Argentino: le reazioni
Dopo il suicidio in carcere di Stefano Argentino, femminicida di Sara Campanella: le reazioni dei legali della famiglia della vittima e dell’omicida.
Nel carcere di Messina l’alta sorveglianza gli è stata revocata 15 giorni addietro. Gli è stata imposta perché fin dai primi giorni della detenzione ha manifestato intenti di suicidio. E adesso Stefano Argentino, 27 anni, di Noto in provincia di Siracusa, femminicida reo confesso della collega universitaria Sara Campanella, 22 anni, si è suicidato, impiccandosi. Così lo hanno scoperto gli agenti della Polizia penitenziaria. Il prossimo 10 settembre si sarebbe svolta la prima udienza del processo in Corte d’Assise. La Procura di Messina gli ha contestato anche le aggravanti della premeditazione e della crudeltà. Gli avvocati Concetta La Torre, Filippo Barbera e Riccardo Meandro, che assistono la famiglia di Sara Campanella, commentano: “E’ l’epilogo terribile di una storia terribile. Ha deciso lui le sorti di due famiglie. Per noi è un colpo molto doloroso. Non possiamo che essere addolorati in questo momento. Non ci sono parole per descrivere i sentimenti che stanno provando i familiari di Sara”. E poi aggiungono: “Con la sua morte, Stefano Argentino ha interrotto bruscamente il percorso giudiziario che avrebbe accertato le sue responsabilità per il femminicidio di Sara Campanella: il gesto, oggi, lascia spazio solo alla pietà, ma non ferma tuttavia la nostra battaglia. Continueremo a lottare, nella memoria di Sara, per far sì che la sua storia non venga dimenticata. Il suo sacrificio deve restare un monito per la società, un’occasione per riflettere sulla piaga della violenza sulle donne. È in nome di Sara e di tutte le vittime di femminicidio che chiediamo un impegno sempre maggiore e concreto per prevenire e contrastare questa barbarie.” E l’avvocato Stefano Cultrera, difensore di Argentino, afferma: “È il triste, drammatico epilogo di una storia di cui si supponeva già il finale. Sara è stata uccisa, Stefano si è tolto la vita, e l’unica responsabilità è da attribuire allo Stato. Avevo chiesto una perizia psichiatrica perché avevo compreso Stefano e i suoi problemi. E il giudice me l’ha negata. Avrebbe potuto salvare almeno una delle due vite, invece lo Stato dovrà sentirsi responsabile del misfatto. Auspico che le due famiglie, accomunate da un immane dolore di un destino avverso possano trovare la pace terrena in un abbraccio silenzioso di dolore, antefatto ed epilogo di un qualcosa che non sarebbe mai dovuto succedere e che avrebbe potuto essere evitato.”
teleacras angelo ruoppolo