Il ritorno di Totò Cuffaro: l’ombra del passato sulla politica siciliana

Salvatore “Totò” Cuffaro, nato a Raffadali il 21 febbraio 1958, è un nome che evoca ricordi amari nella storia recente della Sicilia. Ex presidente della Regione Siciliana (2001-2008) ed ex senatore della Repubblica, la sua carriera politica è stata macchiata indelebilmente da una condanna definitiva a *sette anni di reclusione per favoreggiamento a Cosa nostra e rivelazione di segreto istruttorio*. Non una semplice ombra, ma una macchia pesante che ha marchiato la sua figura e che dovrebbe, in un paese civile e realmente libero dalla morsa mafiosa, chiudere per sempre ogni discorso sul suo ritorno nelle istituzioni.
Dalla caduta all’arresto
Il 22 gennaio 2011 Cuffaro varcava i cancelli del carcere di Rebibbia, dove ha scontato la sua condanna fino al dicembre 2015. Una storia giudiziaria che non lascia spazio a interpretazioni: la Corte di Cassazione ha confermato il suo coinvolgimento. La sua immagine, immortalata davanti ai giudici mentre distribuiva sorrisi e “vasate”, resta uno degli emblemi della contraddizione siciliana, tra folklore e dramma istituzionale.
Totò Cuffaro: il ritorno del “vasa vasa” che la Sicilia non vuole
Totò Cuffaro, alias “vasa vasa”, l’uomo che distribuiva baci e abbracci come fossero cambiali elettorali, è tornato a bussare alle porte della politica. Ma non con la faccia nuova del rinnovamento: sempre la stessa, sempre quella, la faccia di chi ha già sporcato la Sicilia con anni di clientelismo, malaffare e condanne definitive.
Perché ricordiamolo: Cuffaro non è un perseguitato politico, non è una vittima della giustizia. È un **condannato per favoreggiamento a Cosa nostra**. Sette anni a Rebibbia, mica una vacanza studio a Londra. Eppure adesso ricompare come se nulla fosse, come se il carcere fosse stato una villeggiatura e non il conto salato di una stagione politica vergognosa.
Il “Totò vasa vasa show”
Con i suoi baci appiccicosi, Totò ha creato uno stile: il politico che ti accarezza la guancia mentre ti porta via il futuro. Due bacetti a destra e a sinistra e via, come il mago delle illusioni, capace di farti credere che tutto andrà bene mentre sotto banco si costruiscono carriere, clientele e favori.
Un tempo attaccava perfino **Giovanni Falcone** in diretta tv, oggi invece stringe accordi con la **Lega**, i nemici storici del Sud. Insomma, cambiano i tempi ma non il vizio: Totò non cerca alleati, cerca stampelle per rimanere in piedi.
L’uomo del passato, l’incubo del presente
La Sicilia non può permettersi di essere presa ancora in giro da un politico che rappresenta l’arretratezza, la vergogna e l’opportunismo più becero. Il suo ritorno in politica è come rimettere in scena uno spettacolo fallito: stessi attori, stessa trama, stesso finale di macerie.
Totò Cuffaro è la caricatura della politica siciliana che bacia tutti ma tradisce la Sicilia. È il passato che ritorna, ma non quello da celebrare: quello da seppellire una volta per tutte.
La Sicilia non dimentichi
Ogni bacetto di Totò è una presa in giro, ogni sorriso un insulto alla memoria di Falcone e Borsellino, ogni stretta di mano un promemoria del perché la Sicilia è rimasta indietro.
Chi oggi pensa di accoglierlo come salvatore, domani si ritroverà ancora una volta vittima dello stesso vecchio copione: baci, abbracci e promesse. Poi il buio.
Perché Totò “vasa vasa” non è il futuro. È il virus di un passato che la Sicilia deve solo respingere. Con forza. Con dignità.
La Sicilia non ha bisogno di Totò
Il ritorno politico di Totò Cuffaro non può e non deve rappresentare un’opportunità per la Sicilia. La nostra terra ha già pagato un prezzo altissimo a una politica opaca, fatta di compromessi e amicizie sbagliate. Rimettere in mano a Cuffaro anche solo una parte di potere significherebbe condannare ancora una volta Agrigento a un futuro senza speranza, dove il passato peggiore ritorna a dettare legge.
Totò Cuffaro appartiene al passato, e il suo passato non è fatto di orgoglio, ma di vergogna. Accoglierlo oggi significa tradire la memoria di Falcone e Borsellino, significa condannare la Sicilia a rimanere prigioniere della loro peggiore storia.