RACALMUTO: PER COLPA DI UN FINANZIAMENTO DI TROPPO CHIUDERÀ I BATTENTI LA BIBLIOTECA COMUNALE.
Di Nicoletta pretrotto
In provincia di Agrigento, come è noto, l’ironia e il sarcasmo sono i condimenti preferiti per le storie di grandi scrittori: Pirandello… Camilleri, e non solo! In realtà, tutto quello che ci circonda sembra essere avvolto da un’amara risata che spesso tenta di nascondere le più grandi storture.
Per dirne una, i tombini ad Agrigento. Molti di voi ricorderanno questo irridente episodio che coinvolse l’attuale città capitale della cultura, prima della venuta del presidente della Repubblica.
Ebbene, in quattro e quattr’otto le strade, abitualmente percorse come se si trattasse di una gara rally, dovevano essere asfaltate.
Bando alle ciance. E bando ai tombini! Oltre ad asfaltare le strade asfaltarono anche i tombini.
- Tanto in Sicilia non piove mai! – dirà qualcuno.
- Tanto adesso abbiamo il dissalatore a Porto Empedocle! – diranno altri.
Ah, a proposito di quest’ultimo, girano voci e video di una sua “piccola” rottura. Sbaglio o è stato inaugurato qualche mese fa?
Ma anche qui, bando al dissalatore! Noi l’acqua la usiamo anche con il sale, così è già bella e buona quando dobbiamo “calare” la pasta. Diciamocelo, noi siciliani, noi agrigentini, abbiamo un grande spirito di adattamento quando si tratta di sbarcare il lunario.
Altra è la storia per chi invece amministra questa bistrattata provincia. Il loro unico interesse, invece, è quello di far sbarcare l’ennesimo finanziamento dalla regione per sovvenzionare delle opere dalla dubbia utilità, ma dal grande profitto. Sempre in termini personali, ovviamente!
Noi continuiamo ad arrancare, loro ad arricchirsi.
Le opere pubbliche si costruiscono e si demoliscono a proprio piacimento. D’altronde, cosa conta l’opinione della gente?
E fin qui, niente di nuovo: direte. C’avete ragione, è sempre la stessa storia. La stessa minestra riscaldata.
Ci tenevo, però, ad aggiornarvi su cosa succede a Racalmuto. Conoscete Racalmuto? - Ah, sì! Il paese di Sciascia – dirà orgoglioso qualcuno.
- Racalmuto o Regalbuto? – esclameranno altri.
No, Racalmuto. Piccolo paese nella provincia di Agrigento, con poco più di 7000 abitanti – almeno sulla carta –, attualmente amministrato da una coalizione di centro destra. Fratelli d’Italia, in primis, insieme a strascichi di vecchi partiti che, in tutta onestà, speravo fossero morti e sepolti.
Ebbene, a Racalmuto, negli ultimi mesi, sono tornate in voga celebrazioni religiose di ogni sorta. Pure i lampioni del corso principale sono diventati santi! Sciascia vi continua a passeggiare, attendendo lui stesso, chissà, una bella beatificazione.
Celebrazioni a parte, quello che mi sconvolge da lavoratrice fuori sede, ma comunque da residente di questo curioso paesino, è il silenzio che avvolge le opere fatte o ancora da fare: un silenzio che non sa di compiacimento, che sfiora il più sincero dissenso, ma che non ha il coraggio di trasformarsi in suono, in rumore.
A Racalmuto, e non solo, si è tornati a tacere. Parlare è diventato un peccato, da redimere tra una celebrazione religiosa e l’altra. Ed è in questi casi che l’arte della scrittura arriva in soccorso, riaccendendo i riflettori su vecchie storie. Non tanto vecchie, in realtà. Forse molti di voi non ne saranno a conoscenza, ma Racalmuto, nel recente passato, è rimasta per anni senza una biblioteca, perché la struttura che la ospitava è stata dichiarata inagibile. Nel frattempo, è giunto un cospicuo finanziamento per la realizzazione della nuova biblioteca nei locali che qualche decennio prima ospitavano l’asilo comunale, chiuso per ragioni sconosciute. La polemica ha riguardato non solo la chiusura della biblioteca, ma anche i metodi di conservazione dei libri: soffocati negli scantinati, dentro grossi sacchetti di plastica neri.
La notizia è stata ripresa da numerose testate giornalistiche. Le foto dei libri ammassati hanno fatto rabbrividire chiunque. Dopo alcuni mesi la biblioteca ha riaperto. Una storia finalmente a lieto fine della quale nessuno si sarebbe aspettato un sequel.
E invece eccoci qui, con un nuovo finanziamento e nuovi lavori: - La biblioteca comunale di Racalmuto non va bene lì dov’è, deve essere trasferita.
- Come trasferita?! e cosa ne facciamo di questa struttura messa a nuovo con il cospicuo finanziamento di qualche anno fa?
- Non vi preoccupate, faremo nuovi lavori, abbiamo ottenuto un altro finanziamento: smantelleremo tutto quanto e ci riapriremo un asilo nido!
Penso proprio che Pirandello se la riderebbe di brutto nel leggere queste poche battute, ci costruirebbe su una bella narrazione.
Aspettate, non è ancora finita. Un degno personaggio di Pirandello incalzerebbe chiedendo: - Ma scusate, dove avete intenzione di trasferire la biblioteca?
- Beh, su quello non abbiate paura. Racalmuto vanta di un bellissimo Castello Chiaramontano. Un’ala del Castello diventerà la nuova biblioteca!
- Ma mi scusi, quest’ala di cui parla è a Norma?
- Norma? Quale Norma? Norma lasciatela a Vincenzo Bellini!
Intanto la fretta di demolire la nuova biblioteca per costruirne una nuova cresce, le lancette del nuovo finanziamento da più di 600.000 euro corrono. Chi dorme non piglia finanziamenti! Questo è il bello del mio paese, della mia provincia. Non c’è bisogno di fantasticare più di tanto, se vi guardate attorno di materiale tragicomico ne troverete a bizzeffe.
Caro Pirandello, intanto ce la ridiamo, nell’attesa della prossima chiusura della biblioteca e dell’imminente scempio del quale saremo spettatori.
Per il momento da Racalmuto è tutto. Alla prossima puntata, al prossimo finanziamento!