“Donato e Onorato”: mio marito è stato ucciso
La famiglia di Angelo Onorato si opporrà all’archiviazione delle indagini sulla morte dell’uomo. I dubbi della moglie, Francesca Donato.
Francesca Donato, ex eurodeputata della Lega e adesso vice presidente nazionale della Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro, tramite il suo legale, l’avvocato Vincenzo Lo Re, si opporrà all’archiviazione delle indagini sulla morte di suo marito, l’architetto Angelo Onorato, scoperto morto il 25 maggio del 2024 con una fascetta di plastica stretta al collo dentro la sua automobile nei pressi della circonvallazione di Palermo. La Donato sostiene che dall’inchiesta emerge che il marito sia stato ucciso e non che si sia suicidato. E che il delitto sia legato alla sua attività di imprenditore. Sulle due fascette trovate dentro l’automobile, una al collo di lui e l’altra a terra accanto allo sportello posteriore destro aperto, non vi sono impronte digitali, di nessuno. Dunque colui che l’ha stretta al collo ha indossato dei guanti. Angelo è morto sul sedile di guida dell’auto, con la cintura di sicurezza allacciata, e non indossava guanti. Come avrebbe potuto stringersi lui la fascetta al collo senza lasciare impronte? L’autopsia ha riscontrato ecchimosi ed escoriazioni sul volto e sulle braccia, compatibili con uno strangolamento etero-indotto, come afferma il medico legale. E poi sull’automobile erano montati un gps e una centralina che rilevano non solo gli spostamenti ma anche le interazioni dell’auto. E l’ultimo movimento rilevato è stato lo sportello aperto. L’unico sportello semiaperto è stato quello posteriore destro, che non può essere stato aperto da lui. Se lui fosse sceso e poi risalito al posto guida, l’ultimo movimento rilevato sarebbe stato la chiusura dello sportello. Da ciò deriva che in automobile vi è stata un’altra persona, che l’ha strangolato da dietro, e che poi è uscita dallo sportello posteriore destro, rimasto aperto, e rilevato come ultimo movimento. Nel tratto di strada dove è stata posteggiata l’auto non vi sono telecamere, e chiunque avrebbe potuto allontanarsi, a piedi, o salendo di corsa su un’altra automobile. Poi Francesca Donato si sofferma sul movente, e ritiene che vi siano tanti elementi da approfondire, avvalorati da testimonianze e documenti. Lui negli ultimi tempi aveva paura, a marzo aveva notato di essere seguito da due uomini in moto. A me e ad un testimone ha confessato di temere di essere ammazzato. Vi sono anche dei sospettati su cui non si è indagato abbastanza.
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