Agrigento tradita dai suoi rappresentanti: la politica che umilia la città
Agrigento, città patrimonio dell’umanità, culla di storia millenaria, vanto della civiltà classica e terra che dovrebbe vivere di turismo e cultura, oggi si ritrova in ginocchio. Non per colpa dei cittadini, che continuano a sopportare disservizi, tasse e promesse mai mantenute, ma per colpa di una classe politica che ha voltato le spalle al territorio, lasciandolo sprofondare tra sporcizia, disorganizzazione e cattiva amministrazione.
I nomi dei responsabili non sono fantasmi, ma volti noti che siedono nelle stanze del potere: gli onorevoli Lillo Pisano, Riccardo Gallo, Roberto Di Mauro, insieme al sindaco Francesco Micciché. Politici e amministratori che avrebbero dovuto difendere la città, rilanciarla, darle dignità, e che invece l’hanno trascinata in un baratro di figuracce nazionali e locali.
Una città allo sbando
Chiunque percorra le strade di Agrigento non può non notare l’abbandono. Vie dissestate, buche ovunque, marciapiedi inesistenti o pericolosi. L’acqua – bene primario e diritto sacrosanto – spesso manca, lasciando famiglie e attività commerciali nel caos. La raccolta dei rifiuti è una vergogna costante: cassonetti traboccanti, sporcizia diffusa, odori nauseabondi che offendono cittadini e turisti.
Eppure, nonostante questi problemi reali e urgenti, si preferisce spendere milioni di euro in eventi “pompati”, gonfiati nelle spese e poveri nei contenuti, organizzati più per tornaconto politico che per reale utilità della città. Manifestazioni che diventano passerelle di potere e vetrine per chi governa, mentre la popolazione resta senza servizi essenziali.
Le brutte figure in TV e nel mondo
Agrigento avrebbe potuto sfruttare il titolo di Capitale italiana della Cultura 2025 per rilanciarsi. Invece, ciò che emerge a livello nazionale è spesso l’opposto: mala gestione, disorganizzazione, conflitti interni e scandali legati a spese eccessive. Ogni apparizione mediatica diventa un boomerang, un’occasione persa che ridicolizza la città invece di valorizzarla.
La responsabilità è politica, diretta e innegabile: chi siede nei palazzi del potere non ha saputo programmare, non ha saputo amministrare, non ha saputo difendere la dignità di un territorio che merita ben altro.
Gli onorevoli assenti
Gli agrigentini hanno eletto Lillo Pisano, Riccardo Gallo e Roberto Di Mauro per farsi rappresentare. Ma cosa hanno fatto questi deputati per Agrigento? Quali leggi, quali progetti concreti hanno portato sul tavolo? L’impressione, amara e diffusa, è che il territorio sia stato usato come trampolino per carriere personali, abbandonato subito dopo il voto.
Sono assenti quando si tratta di risolvere i problemi della viabilità. Assenti quando si parla di sanità. Assenti quando la città soffre la mancanza d’acqua e la vergogna della spazzatura. Presenti solo nelle campagne elettorali e nelle cerimonie ufficiali, utili solo a farsi fotografare.
Il sindaco e la cattiva gestione comunale
Il sindaco Francesco Micciché, che avrebbe dovuto incarnare la speranza di un cambiamento, si è dimostrato incapace di incidere. La città è ancora ferma, immobilizzata. Decisioni sbagliate, programmazione assente, priorità confuse.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Agrigento è una città mortificata, gestita con improvvisazione e superficialità, che ha perso la fiducia dei suoi cittadini e la stima del resto d’Italia.
Una politica che deve rendere conto
È ora che gli agrigentini si facciano sentire. Non basta più lamentarsi in silenzio: bisogna pretendere risposte, chiedere conto a chi governa e rappresenta. Perché non si può accettare che una città patrimonio UNESCO venga trattata come una periferia dimenticata. Non si può accettare che l’incuria e l’interesse personale prevalgano sul bene comune.
Gli onorevoli Pisano, Gallo, Di Mauro, il sindaco Micciché hanno delle responsabilità chiare: aver lasciato Agrigento allo sbando. E non basteranno slogan o eventi gonfiati a cancellare la realtà di una città che cade a pezzi.
Agrigento merita di più. Merita rispetto, merita futuro, merita una classe dirigente all’altezza della sua storia. Quella che c’è oggi, purtroppo, non lo è.