CronacaPrimo Piano

Sparare al sistema: Luigi Mangione e il cortocircuito del capitalismo

Le reazioni in rete riguardo alla rivelazione dell’identità e del probabile movente di Luigi Mangione ci dicono molto di una società – la nostra – che da un lato insiste nel sostenere le logiche di un sistema capitalista che è insieme il motore e l’idolo del nostro tempo.

Un sistema che ci porta a idealizzare, contro ogni buon senso, figure come immobiliaristi ultramilionari spacciati per “uomini del popolo” – e non solo idealizzarli, ma investirli di un’autorità quasi messianica, eleggendoli a ruoli di potere globale, presidenti di uno dei paesi più importanti del mondo, che, a conti fatti, ci rendono tutti complici del sistema stesso. Dall’altro lato, questa stessa società è capace di celebrare, con una retorica che flirta costantemente con il kitsch, chi decide di scagliarsi – letteralmente – contro quel vertice con un paio di proiettili. E già qui si intravede un cortocircuito interessante, persino affascinante nella sua banalità.

Mangione a primo acchito pare perfetto a nutrire un’ambiguità che pare su misura per un’epoca come la nostra, così disperatamente affamata di narrazioni archetipiche, pronte all’uso. Un ragazzo di famiglia agiata, oriunda italiana, con un percorso educativo solido (quel tipo di educazione che teoricamente dovrebbe vaccinarti contro la rabbia di sistema, anzi, dovrebbe renderti automaticamente dalla parte del più forte), che sembra scegliere consapevolmente di abbandonare i suoi privilegi a favore di quella che, a prima vista, pare un’idea politica. Alimentata da rabbia, certo. Ma la rabbia può essere anche razionale, e farsi atto politico.

È curioso che un ragazzo descritto adesso come anticapitalista abbia messo il piede in fallo proprio entrando da McDonald’s. L’ironia è così perfetta, così sceneggiata, che ci si chiede se non sia voluta, se non faccia parte di una sorta di metanarrazione che Mangione stesso ha contribuito a costruire. È un ragazzo che, consapevolmente o meno, si inserisce in un palinsesto di contraddizioni così stratificate che il solo tentativo di districarle sembra destinato a fallire. È un’epoca che pare nutrirsi di controsensi, la nostra. Questo caso non fa eccezione.

La rete celebra Mangione come un Bruce Wayne postmoderno che ha subito gettato la maschera, ma al momento non sappiamo quanto questo atto politico – perché su questo sembrano esserci pochi dubbi – possa rivelarsi strutturato, in termini di consapevolezza, sul piano di azione e pensiero.

Il punto centrale, forse, è che ci aspettavamo qualcosa di diverso. Un cliché, magari, l’ennesimo emarginato radicalizzato dal sistema o, al contrario, un killer freddo, pagato da qualche oscura corporazione per spostare equilibri invisibili. E invece no. Invece ci troviamo di fronte a un ragazzo che, almeno in apparenza, ha scelto di mandare al diavolo il suo status in nome di qualcosa che potrebbe essere una visione politica. O forse solo rabbia, che comunque ha matrice socio-politica, come dicevo.

Quanto tutto questo sia il prodotto di un pensiero strutturato, e quanto di un sistema che sembra produrre rabbia come sottoprodotto naturale del suo funzionamento, è ancora da vedere. Sarebbe interessante che il processo che si aprirà possa portarci messaggi forti, che dalle dichiarazioni emerga una critica coerente e incisiva, il tipo di critica che qualcuno con le sue possibili letture e il suo background potrebbe compiere propriamente.

Un omicidio non è mai una bella cosa, certo, ma ogni tanto nella storia un assassinio genera svolte. Forse l’unico risultato che possiamo auspicare è che questa vicenda possa diventare il catalizzatore di una riflessione più ampia sulla linea tempolinea distorta in cui ci troviamo intrappolati. Una riflessione che non alimenti ulteriori divisioni e rabbia, ma che possa, anche solo per un momento, farci fermare e guardare oltre l’abisso che, inevitabilmente, sta guardando noi.

Al momento, come sempre, non ci resta che goderci i meme che raccontano questa storia, espressione più genuina del nostro modo di leggere il mondo nell’epoca odierna.

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