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“Cocaina record”: invocate 15 condanne

Innanzi al Tribunale di Agrigento invocate 15 condanne a carico dell’equipaggio presunto corriere del più ingente quantitativo di cocaina mai sequestrato in Italia. I dettagli.

Il 18 luglio del 2023 la Guardia di Finanza ha intercettato e sequestrato cinque tonnellate di cocaina (cifra record) nel Mediterraneo, e poi scaricate a Porto Empedocle, per un valore di mercato di circa un miliardo di euro. Lo scorso 2 dicembre, a conclusione del giudizio abbreviato, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Marco Gaeta, ha inflitto cinque condanne tra cui 16 anni di reclusione ciascuno al capitano della nave Plutus, il russo Viktor Dyachenko, e a Vincenzo Catalano, comandante del peschereccio Ferdinando D’Aragona, di 35 anni, di Bagnara Calabra. E adesso al processo ordinario, innanzi alla sezione penale del Tribunale di Agrigento presieduta da Alfonso Malato, il pubblico ministero della Procura di Palermo, Federica La Chioma, ha invocato 15 condanne, per oltre due secoli di carcere, a carico di altrettanti imputati di nazionalità ucraina, turca e azera, componenti dell’equipaggio presunto corriere. In particolare si tratta di pene tra i 12 e i 30 anni di reclusione, contestando solo a tre dei processati il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Il peschereccio “Ferdinando d’Aragona” è salpato da Bagnara Calabra, con a bordo i cinque già condannati in abbreviato. La Guardia di Finanza lo ha intercettato e bloccato, arrestando i cinque a largo delle coste agrigentine. La sera di martedì 18 luglio 2023 i piloti di un aereo delle Fiamme Gialle da alcuni giorni attratti da una nave mercantile sospetta, la nave “Plutus”, battente bandiera di Palau, nell’arcipelago delle Filippine, si accorgono che alla stessa nave si avvicina un motopeschereccio partito dalle coste calabresi. Di notte è stata ultimata la “diagnosi investigativa”, ossia: la nave mercantile, quindi la nave “madre”, staziona ai limiti delle acque territoriali e aspetta il peschereccio, verosimilmente per un trasbordo illecito. Infatti, alle prime ore di mercoledì 19 luglio sono rilevate anomale operazioni di accumulo di numerosi pacchi sul ponte della nave “madre”, che poi sono scaricati in mare verso il peschereccio che si affianca per il recupero del carico gettato in mare, e che, nel frattempo, disattiva il sistema di localizzazione Ais per il tracciamento. Scatta il blitz. Il peschereccio rientra verso le acque territoriali ed è catturato. A bordo, abilmente nascosto dietro una pannellatura che copre un ampio locale, è rinvenuto un enorme quantitativo di stupefacente. Immediatamente altri Finanzieri si lanciano all’inseguimento della nave mercantile, la nave “madre”, ovviamente complice del figlio, il peschereccio. La nave è in rotta verso la Turchia, è acciuffata e condotta al porto di Palermo: l’equipaggio è composto dai 15 che sono attualmente a processo ordinario ad Agrigento. E il peschereccio fu scortato fino a Porto Empedocle.

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