Omicidio Miceli a Cattolica Eraclea: 24 anni di carcere
Concluso il processo d’Appello bis per l’omicidio del marmista di Cattolica Eraclea, Giuseppe Miceli. Condannato a 24 anni di carcere Gaetano Sciortino.
Secondo la Corte d’Assise d’Appello di Palermo presieduta dal giudice Matteo Frasca, il colpevole dell’omicidio di Giuseppe Miceli a Cattolica Eraclea è Gaetano Sciortino. E gli ha inflitto 24 anni di carcere. Si è concluso così il secondo processo di secondo grado. Infatti, il 22 giugno del 2023 la Corte d’Assise d’Appello di Palermo ha assolto Sciortino, 58 anni, già condannato in primo grado a 24 anni di carcere per l’assassinio del marmista cattolicese di 67 anni, colpito mortalmente con un oggetto contundente nel suo laboratorio, nel centro cittadino di Cattolica il 6 dicembre del 2015. Il 6 novembre del 2023 il sostituto procuratore generale di Palermo, Giuseppe Fici, ha impugnato la sentenza assolutoria. Anche la difesa della parte civile, ovvero i familiari della vittima, ha impugnato la sentenza di secondo grado, ritenendo che abbia trascurato alcuni elementi di prova determinanti al fine del riconoscimento della responsabilità dell’imputato. Pertanto si è svolto il processo di terzo grado, in Cassazione. E la Suprema Corte, il 19 aprile del 2024, ha annullato la sentenza di assoluzione di Sciortino con rinvio ad altra sezione d’Appello. Lo scorso 5 dicembre, in Appello, il sostituto Procuratore generale di Palermo, a conclusione della requisitoria ha invocato la condanna dell’imputato a 21 anni e 11 mesi di carcere. A Cattolica Eraclea, tra il tardo pomeriggio e la sera di domenica 6 dicembre 2015, in via Crispi, all’interno di un’azienda artigiana di lavorazione del marmo, Giuseppe Miceli è stato ucciso. L’autopsia ha rivelato che a provocare la morte dell’uomo sarebbero stati dei colpi tra la nuca e la testa. Il 19 ottobre del 2017 i Carabinieri hanno arrestato Gaetano Sciortino. I video di sorveglianza hanno testimoniato che lui la mattina del 6 dicembre avrebbe pedinato per circa tre ore Giuseppe Miceli. Si sarebbe mosso a bordo di un’automobile Fiat Punto di colore nero, e parecchio tempo è stato in sosta agli angoli delle strade da dove sarebbe stato possibile osservare i movimenti di Miceli. Poi i Carabinieri hanno accertato che i figli di Gaetano Sciortino avrebbero distrutto e disperso in aperta campagna alcuni strumenti di lavoro, come delle punte di trapano, risultati essere di proprietà di Giuseppe Miceli. E poi, inoltre, i Carabinieri hanno accertato che Sciortino si sarebbe recato ancora in campagna, e nella stessa zona i militari, dopo ricerche meticolose, hanno trovato una scarpa della stessa taglia delle scarpe usate da Sciortino. E poi la scarpa è stata esaminata dai Carabinieri del Ris di Messina, ed è emerso che l’impronta della suola della scarpa, ritrovata in campagna nel luogo dove si è recato Gaetano Sciortino, combacia con una impronta di scarpa oggetto di reperto dei Carabinieri sul luogo del delitto.