Il 25 settembre i 43 sindaci agrigentini rescindono il contratto con Girgenti Acque

Sta per arrivare il giorno fatidico per la risoluzione della convenzione trentennale con Girgenti Acque, la società di gestione dei servizi idrici agrigentini al centro di una serie di inchieste giudiziarie di natura penale, civile ed amministrativa. Il 25 settembre l’Assemblea dell’ATI (Ambito Territoriale Idrico), composto dai sindaci agrigentini, presieduta dal primo cittadino di Sciacca, l’avvocatessa Francesca Valenti, è chiamata a deliberare la risoluzione del contratto per le gravissime inadempienze contestate a Girgenti Acque anche dalle Procure e dai Tribunali di Sciacca e di Agrigento. Dopo la formale diffida legale, notificata qualche mese fa, contenente tutte quante le inadempienze contrattuali di Girgenti Acque, il gestore del servizio idrico integrato in 27 dei 43 comuni agrigentini, adesso i sindaci sono chiamati a votare la sua definitiva fuoriuscita. I primi cittadini dell’Agrigentino sono chiamati a pronunciarsi riguardo a tale importantissimo adempimento, mentre la Procura della Repubblica, entro il mese di dicembre, concluderà le indagini a carico di 81 soggetti e, tra questi, una miriade di personaggi eccellenti, parlamentari, sindaci, giornalisti, amministratori e funzionari pubblici, al centro di una corposa inchiesta per associazione a delinquere, corruzione, truffa, riciclaggio e false comunicazioni sociali. L’ultimo blitz della Magistratura risale infatti all’agosto scorso, quando i militari della Guardia di Finanza, per due giorni consecutivi, su delega del procuratore della Repubblica Luigi Patronaggio e del Procuratore aggiunto Salvatore Vella,hanno sequestrato dagli uffici della Girgenti Acque tutti i bilanci dell’azienda. 14 sono inoltre i depuratori che sono stati confiscati dalle Autorità Giudiziarie ed affidati alla Regione ed allo Stato, perché non hanno mai funzionato sin da quando, nel 2008, Girgenti Acque li aveva preso in carico. Ricordiamo inoltre che il suo azionista di maggioranza, nonché presidente e legale rappresentante è il pregiudicato per reati contro la Pubblica Amministrazione Marco Campione; mentre l’ex amministratore delegato, quello che aveva dato il là a tutta una serie di decisioni gestionali e burocratico amministrative, su cui sta indagando la Magistratura, è il catanese Giuseppe Giuffrida che, nel 2015, ha patteggiato una pena ad un anno ed otto mesi per peculato.

In questi disgraziati anni in cui Girgenti Acque ha gestito in malo modo dei servizi idrici e fognari davvero pessimi, inquinando tutti quanti i litorali ed i torrenti agrigentini ed applicando delle tariffe che sono il triplo della media nazionale, sono stati in pochi a contrastare questa società che ha coinvolto nelle sue attività gestionali politici, burocrati e giornalisti, adesso tutti quanti sotto inchiesta, con il solo fine di truffare gli utenti ed inquinare tutto quanto ed a tutti i livelli, anche quelli istituzionali. In attesa che la Procura di Agrigento si pronunci attraverso gli ormai prossimi avvisi di conclusione delle indagini, sull’intera vicenda è calata uno spettrale coltre di silenzio. A tal proposito l’associazione a difesa dell’Acqua pubblica, denominata Intercopa nei giorni scorsi ha diramato un comunicato in cui stigmatizza questo improvviso silenzio calato su Girgenti Acque, definendolo ‘molto sospetto’ . Riteniamo infatti che – scrivono i responsabili di Intercopa- nonostante la diffida trasmessa sia stata votata all’unanimità, non tutti i sindaci siano d’accordo sulla risoluzione del contratto. Molto probabilmente, nella convocazione dell’Ati del 25 settembre, i nostri dubbi si manifesteranno in modo evidente”Tale ‘congiura del silenzio’ è anche una specie di reazione contro gli uffici giudiziari agrigentini che hanno messo sotto inchiesta un’intera classe dirigente visibilmente interessata a fare finire tutto quanto ‘a coda di sorcio’, come avrebbe detto il mio illustre concittadino, Leonardo Sciascia. E per questo tipo di operazioni giornalistiche l’uomo giusto al posto giusto nell’Agrigentino è stato sempre lui, Franco Castaldo. E’ uno dei decani del giornalismo siciliano ma adesso è momentaneamente azzoppato e non può dare il meglio di sé a favore dei suoi sponsor economici. Anche il Castaldo è sotto inchiesta per la vicenda Girgenti Acque. Fino a qualche mese fa, col suo giornale Grandangolo, dettava l’agenda al circo mediatico agrigentino, spadroneggiava alla grande! Era una sorta di ‘puparo’ dell’informazione scandalistica che ‘spatiava’ a destra ed manca, grazie anche a Sud Press, un altro suo giornale finanziato, come emerge dall’inchiesta della Procura di Caltanissetta, da Giuseppe Catanzaro, ex presidente di Confindustria Sicilia, anche lui indagato per associazione a delinquere e corruzione, nell’ambito dell’inchiesta denominata Double face. Giova ricordare che, sempre il Castaldo, è stato intercettato dalle Autorità Giudiziarie nissene, mentre concordava con Antonello Montante (attualmente in carcere), predecessore del suo sponsor economico, il già citato Catanzaro, la pubblicazione di dossier scandalistici relativi alla mia persona, a quella di Marco Venturi ed Alfonso Cicero (due dei più grandi accusatori di Montante e Catanzaro),nonché dell’editore di questo blog di informazione, ItalyFlash. L’intenzione allora, siamo nel 2016, era quella di colpire chi, come me, aveva svelato in che cosa consisteva quello che ormai, unanimemente, viene definito ‘sistema-Montante’, di cui il giornalista Castaldo era una delle pedine fondamentali e determinanti. L’attività per così dire giornalistica del Castaldo, assieme ad altri 30 suoi colleghi giornalisti, secondo le Autorità Giudiziarie nissene, era finalizzata a favorire gli interessi illeciti di Confindustria Sicilia, in tutti i settori dell’economia, delle professioni, della pubblica amministrazione e della politica siciliana. Il Castaldo era anche, secondo la Procura Agrigentina, al servizio di Marco Campione, l’imprenditore agrigentino che è il deus ex machina di Girgenti Acque. Così come faceva a Caltanissetta con Montante (il capo di due associazioni a delinquere, una per truffare ed un’altra per spiare), anche nell’Agrigentino concertava con il patron di Girgenti Acque le linee d’azione editoriali e giornalistiche contro chi metteva in risalto le presumibili illegalità commesse da una società che, finora, ha solo combinato guai enormi, inondando di tasse e liquami fognari l’intera provincia di Agrigento. L’intera vicenda politico-giudiziaria che riguarda Girgenti Acque, il cui epilogo sembra ormai prossimo, ci ricorda tanto un vecchio film del regista Franco Rosi, tratto dal libro ‘Il contesto’, scritto negli anni Settanta dal mio concittadino Leonardo Sciascia, girato in parte anche ad Agrigento ed a Siculiana, il paese del mecenate del giornalista Castaldo, Giuseppe Catanzaro e dove ha costruito le sue fortune economiche gestendo una mega discarica privata. Il titolo del film è Cadaveri eccellenti. Nel nostro caso di eccellenti ci sono i personaggi indagati. Oltre al padre del ministro degli Esteri Angelino Alfano, e sua Eccellenza il Prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, sono stati raggiunti da avvisi di garanzia anche l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, due ex presidenti della Provincia regionale di Agrigento, Eugenio D’Orsi e Vincenzo Fontana, alcuni parlamentari agrigentini, quali Riccardo Gallo di Forza Italia ed Angelo Capodicasa, ex PD, oggi esponente di Liberi e Uguali e uno dei principali supporters politici di Claudio Fava, alle scorse elezioni regionali. Poi ci sono da annoverare il presidente dell’Autorità Nazionale Antitrust, Giovanni Pitruzzella e l’ex presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Sicilia (l’equivalente del Consiglio di Stato), Raffaele De Lipsis. Certo che non c’è che dire! Quelli di Girgenti Acque non si sono fatti mancare tutti quanti gli uomini giusti, nei posti giusti, per favorire ed incanalare correttamente di tutto e di più, tranne i liquami fognari che continuano a spargere ovunque e l’acqua che gli agrigentini la vedono solo col contagocce. La storia è nota a tutti! E’ la solita storia sbagliata, della provincia più assetata d’Italia, dove nelle tubature scorre solo aria che viene spacciata per acqua e venduta a caro prezzo: oltre 3 euro a metro cubo: cinque volte in più di quanto costa a Milano! E’ la provincia dove non esiste un depuratore che funziona, ma si fa pagare illegalmente la depurazione! E’ Agrigento, signori, la terra dove da qualche decennio il potere con la P maiuscola puzza nel vero senso della parola! Si tratta della puzza dell’onnipresente munnizza, anche quella istituzionale, sparsa ovunque; è la puzza delle pestifere esalazioni dei liquami fognari che inquinano quasi tutti i torrenti ed i mari agrigentini. E’ la lurdìa materiale, l’unico prodotto finito a cui alcune sette e fazioni politiche trasversali lavorano da tempo; ci riferiamo a tutta quanta quella munnizza istituzionale, in giacca e cravatta, che siede anche nelle aule parlamentari. L’unico risultato di questa fitinzìa istituzionale sono stati quei 400 posti di lavoro fantasma e mal pagati assicurati da Girgenti Acque, a colpi di favori, voto di scambio, ruberie e malversazioni di ogni genere, ai danni di cittadini, imprese e Comuni. Questa schifosissima puzza del potere, nell’Agrigentino, ci costa qualche centinaio di milioni di euro l’anno per un malaffare che ruota, sostanzialmente, attorno all’illegale gestione dell’acqua, dei liquami fognari e della munnizza! Stavolta la Procura ed il Tribunale di Agrigento stanno facendo davvero sul serio! Ed anche le persone indagate sono di grande spessore. Anche se ancora non conosciamo, sino in fondo, il livello del loro eventuale spessore criminale. Il lungo elenco degli indagati comprende anche numerosi avvocati, giornalisti e, naturalmente, i vertici e gli ex amministratori di Girgenti Acque, con in testa il suo presidente, azionista di maggioranza e legale rappresentante, Marco Campione, già condannato nel 2012, in via definitiva, a 10 mesi di reclusione, per reati contro la Pubblica Amministrazione. Poi c’è da ricordare il suo fac totum, Pietro Arnone, fratello di Giuseppe, noto avvocato ed ex presidente regionale di Legambiente, nonché ex amministratore delegato sempre della stessa società, Giuseppe Giuffrida, anch’egli già condannato, nel 2016, in via definitiva, ad un anno ed 8 mesi per peculato, truffa ed altro ancora. Il procuratore della Repubblica di Agrigento, Luigi Patronaggio ed i pubblici ministeri, Paola Vetro ed Alessandro Vella, dopo che in questi mesi hanno disposto delle accurate perquisizioni presso la sede di Girgenti Acque e le abitazioni di alcuni degli indagati, effettuati da Carabinieri e Guardia di Finanza, hanno notificato 81 provvedimento di proroga delle indagini. Essi riguardano anche l’ex direttore dell’INPS, Gerlando Piro ed attuale direttore provinciale della Ragioneria Territoriale dello Stato di Agrigento del Ministero dell’Economia e Finanze. Per una questione di correttezza professionale, oltre che umana e per ristabilire determinate verità vogliamo, in questa circostanza, ricordare che Calogero Piro, figlio dell’ex direttore dell’INPS è stato assunto da Girgenti Acque, mentre la società di Campione aveva un contenzioso in corso col padre, quando ancora era direttore, per un mancato versamento, proprio all’INPS, di oltre 5 milioni di euro di contributi previdenziali; ricorso peraltro ancora pendente. Per avere menzionato questa storia della famiglia Piro, che adesso è diventata una vicenda giudiziaria di palmare evidenza, il sottoscritto è stato querelato, ritengo del tutto ingiustamente, per diffamazione, dal Piro padre. Tale procedimento che mi riguarda è stato archiviato qualche mese fa dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Agrigento Alfonso Malato che ha preso atto che le mie anticipazioni giornalistiche riguardo alla posizione del Piro-padre, erano giuste, tant’è che risulta ancora indagato per corruzione ed associazione a delinquere. Insomma, nel fare il nome di Piro non avevo preso una cantonata. Tale pesante inchiesta a suo carico non ha affatto nuociuto alla sua carriera. Infatti da ex direttore dell’INPS è stato chiamato a ricoprire un nuovo prestigioso incarico quello, come detto, di direttore provinciale della Ragioneria Territoriale dello Stato di Agrigento del Ministero dell’Economia e Finanze. Per la verità buona parte dell’elenco delle persone adesso indagate e dei loro 400 e passa ‘raccomandati’ per motivi affaristici e politico-clientelari, che lavorano dentro Girgenti Acque, era stato pubblicato qualche anno fa dal periodico agrigentino Primo Piano News, dell’editore Giuseppe Deni, col quale collaboravo anch’io. In questa articolata inchiesta giudiziaria ricompare tra gli altri anche il nome di Alfonso Leto, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Agrigento. Il Leto era stato già arrestato a seguito di una precedente inchiesta per una vicenda relativa all’assunzione della figlia sempre dentro Girgenti Acque, in cambio di sgravi fiscali. Grosso modo la prassi consolidata per lavorare dentro Girgenti Acque è stata sempre la stessa: posti in cambio di favori più o meno leciti. Gli interlocutori dei vari Giuffrida, Campione & company sono stati anche, come detto, vari parlamentari, i cui nomi, nelle vesti per così dire di ‘raccomandatori’ di clientes, erano stati pubblicati sempre in quel nostro corposo elenco di Primo Piano News,

in cui comparivano, tra gli altri, i nomi di molti degli odierni indagati. Sulla posizione del prefetto di Agrigento, il pugliese Nicola Diomede, già capo della segreteria politica del ministro Alfano, prima della sua investitura a prefetto di Agrigento, abbiamo scritto abbastanza. Ma ci ritorneremo in seguito. E non ci riferiamo solo alle sue sviste, per così dire istituzionali, relative alla gestione di una società, Girgenti Acque, le cui illegalità avrebbero dovuto essere sanzionate anche dal massimo organo di Governo del nostro territorio, rappresentato proprio dal Diomede che è adesso indagato assieme al padre del ministro che l’ha nominato prefetto. Sugli avvocati ed i giornalisti coinvolti, per delle sospette assunzioni dentro questa società, e per tanto altro ancora, basta citare ciò che ha avuto modo di dire, nel 2015, l’ex procuratore aggiunto di Agrigento, Ignazio Fonzo, quando, davanti ad una commissioni parlamentare nazionale d’inchiesta, ha definito Girgenti Acque un vero e proprio assumificio. Cosa aggiungere… Ricordo che chi scrive è stato bersagliato con querele intimidatorie, denunce tendenziose ed attività delatorie per anni, da alcuni degli appartenenti a questa, per ora presunta, associazione a delinquere, da me denunciati prima nella qualità di sindaco di Racalmuto e poi di blogger, esattamente dal 2008 ad oggi. Solo adesso sto riuscendo a spiegarmi il perché, dopo una mia dettagliata denuncia presentata presso la Procura della Repubblica di Agrigento, risalente a febbraio del 2011 e resa di dominio pubblico nei mesi successivi, riguardante proprio l’illegale gestione di acqua e rifiuti nell’Agrigentino, Nicola Diomede, allora vice prefetto di Agrigento, ora indagato per associazione a delinquere e tanto altro ancora, esattamente nel 2012, ha di fatto consegnato la mia testa al ministro Alfano. E’ sua infatti la relazione che ha confezionato, nel corso di un’indagine ispettiva, da cui si è partiti per fare sciogliere per delle ingiuste ed inesistenti infiltrazioni mafiose il Comune di Racalmuto che avevo amministrato, sino a giugno del 2011. Subito dopo quel provvedimento il ministro Alfano ha condotto per mano e premiato il Diomede, prima facendolo diventare capo della sua segreteria politica romana, poi lo ha messo a capo della terna dei commissari che hanno amministrato il Comune di Salemi, dopo lo scioglimento per mafia subìto da Vittorio Sgarbi, lo stesso giorno che hanno sciolto Racalmuto. Dulcis in fundo, per lui, è arrivata, poi, la nomina di Prefetto di Agrigento. E’ in quel periodo che inizia il tiro a bersaglio nei miei confronti da parte di uomini dello Stato, avvocati e funzionari pubblici, oggi tutti quanti sotto inchiesta. Ciò che mi ha addolorato ulteriormente sono state le varie operazioni fango ordite contro di me, da parte di alcuni giornalisti adesso indagati, e facenti parte anch’essi di questa presunta associazione a delinquere. Questi ed altri soggetti si sono sbizzarriti a più non posso contro di me, infangando la mia persona e la mia attività istituzionale di sindaco, attraverso delle strumentali campagne di stampa, del tutto denigratorie e partite, guarda caso, come un congegno ad orologeria, allorquando io ho denunciato in Procura le illegalità che riguardano proprio Girgenti Acque. Ecco chi sono tutti i protagonisti di questo affaire Girgenti Acque che, in quasi dieci anni, ha prodotto solo truffe, assunzioni di comodo ed inquinamento a più non posso, oltre che le tariffe idriche che sono il triplo della media nazionale. A seguire potete leggere la carrellata della maggior parte degli indagati, più o meno in ordine di importanza. In primis, come già detto ci sono: il prefetto di Agrigento Nicola Diomede, il padre dellex ministro Angelino Alfano, l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, i parlamentare Riccardo Gallo, l’ex deputato regionale e già sindaco di Bivona, Giovanni Panepinto, Vincenzo Fontana (ex parlamentare nazionale e regionale ed ex presidente della Provincia regionale di Agrigento, uomo di Alfano), Angelo Capodicasa, già Presidente della Regione Sicilia e Parlamentare regionale e nazionale di lungo corso, ex PD, ora vicino o dentro a Liberi e Uguali), oltre ai vertici di Girgenti Acque. E ancora: Marco Campione (presidente ed azionista di maggioranza di Girgenti Acque), Giuseppe Giuffrida (ex amministratore delegato di Girgenti Acque), Giovanni Pitruzzella (presidente dell’Autorià nazionale Antitrust),
Gerlando Piro (ex direttore dell’INPS ed attuale direttore provinciale della Ragioneria Territoriale dello Stato di Agrigento del Ministero dell’Economia e Finanze), Pietro Pasquale Leto (ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Agrigento), Alfonso Bugea (giornalista), Salvatore Aiola, Giacomo Antronaco, Silvio Apostoli, Giuseppe Arcuri, Pietro Arnone (fratello dell’avvocato Giuseppe Arnone, ex presidente regionale di Legambiente), Bernardo Barone ( già direttore generale della ex Provincia Regionale di Agrigento e direttore dell’ATO idrico), Filippo Caci (nota eminenza grigia della politica empedoclina), Giuseppe Carlino (già azionista ed amministratore di Girgenti Acque), i fratelli Lelio e Francesco Castaldo (giornalisti), Giovanni Caucci, Vincenzo Corbo (ex sindaco di Canicattì), Salvatore Cossu, Piero Angelo Cutaia, Antonio D’Amico, Domenico D’Amico, Angelo Lombardo, Luigi D’Amico, Carmelo Dante, Igino Della Volpe, Leonardo Di Mauro, Pietro Di Vincenzo, Salvatore Fanara, Arnaldo Faro (avvocato), Filippo Rosario Franco, Salvatore Gabriele, Diego Galluzzo (avvocato e componente del consiglio di amministrazione di Girgenti Acque), Calogerino Giambrone. Gerlando Gibilaro, Giuseppe Giuffrida, (un altro Giuseppe Giuffrida), Flavio Gucciardino, Ignazio La Porta, Francesco Paolo Lupo, Maria Rosaria Macaluso (responsabile legale di Girgenti Acque), Piero Macedonio (ex assessore provinciale), Giuseppe Marchese, Giuseppe Milano (dirigente dell’ex Provincia Regionale), Calogero Patti, Giuseppe Pitruzzella, Gian Domenico Ponzo (direttore generale di Girgenti Acque), Vincenzo Puzzo, Fulvio Riccio (consulente tecnico dell’ATO e ed ora dell’ATI (Ambito Territoriale Idrico) per la formulazione delle tariffe del servizio idrico e fognario), Raffaele De Lipsis (ex presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa), Giancarlo Rosato, Antonino Saitta, Luca Cristian Salvato, Giuseppe Maria Scozzari (avvocato, ex consigliere di amministrazione di Girgenti Acque ed ex parlamentare nazionale), Carlo Sorci, Alberto Sorrentino, Gioacchino Michele Termini, Emanuele Terrana, Maria Terrana, Giuseppe Maria Saverio Valenza, Carmelo Vella, Rino Vella, Calogero Vinti, Roberto Violante (Comandante della Stazione dei Carabinieri di Realmonte).

Salvatore Petrotto