La stanza..diciamo..della Legalità

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Il bunker nascosto nella villa di Calogero Montante (a Serradifalco, provincia di Caltanissetta) dove l’imprenditore custodiva tutti i suoi dossier

“…A tal fine, occorre muovere dalla documentazione rinvenuta in sede di perquisizione eseguita nei confronti del MONTANTE, in specie nell’abitazione di questi di contrada Altarello di Serradifalco, ove all’interno di quella che è stata definita nel corso della presente esposizione la stanza “segreta” (nominata, invece, dall’odierno indagato come “la stanza diciamo della legalità”) posta al piano seminterrato dell’immobile, tra le altre, è stata sottoposta a sequestro la seguente documentazione:..
…Sempre il MISTRETTA (Vincenzo Mistretta, uno dei collaboratori Montante più stretti e anche lui sotto inchiesta, ndr) chiedeva, poi, delucidazioni su cosa rispondere nel caso gli appartenenti alla Polzia di Stato gli avessero chiesto informazioni su dove fosse custodito il supporto che doveva contenere il file informatico del memoriale – nonché dei documenti scansionati nello stesso richiamati – che erano stati rinvenuti all’interno della sua abitazione, supporto che, in quel momento, era comunque nelle mani del MONTANTE.
..L’imprenditore di Serradifalco, a quel punto, evidenziava che tutta la documentazione poi riversata sulla pen drive era comunque contenuta all’interno della stanza che egli definiva “la stanza diciamo della legalità” e che l’aveva lì occultata, per evitare che, a suo dire, qualche “delinquente” se ne potesse illegittimamente impossessare, sottolineando, in ogni caso, che si trattava di “tutte cose istituzionali…”.
..Ebbene, vi è molto da obiettare sulla spiegazione “di comodo” fornita dal MONTANTE al MISTRETTA circa la presenza di ingente documentazione all’interno della “stanza diciamo della legalità” dell’abitazione di contrada Altarello, in specie laddove si consideri che:
…Carmela GIARDINA (altra collaboratrice di Antonello Montante pure lei sotto inchiesta, ndr) – che ha presenziato alle operazioni di perquisizione eseguite presso l’abitazione di Serradifalco del MONTANTE — ha accuratamente omesso di riferire agli operanti dell’esistenza di tale vano, sebbene, come evincibile dalle conversazioni che si sono poc’anzi riportate ne fosse perfettamente a conoscenza. Si tratta di una condotta davvero incomprensibile, se si prestasse fede alle considerazioni del MONTANTE secondo cui lì dentro fossero custodite “tutte cose istituzionali”..
..Occorre tornare a ripetere, poi, che la definizione di “stanza diciamo della legalità” stride alquanto con la natura di parte della documentazione rinvenuta al suo interno, posto che — come si è già ampiamente spiegato in altra parte della presente richiesta — venivano sequestrate, tra le altre cose, appunti e stampe che costituiscono il frutto di numerosissimi accessi abusivi nelle banche dati in uso alle forze di polizia e che sono funzionali alla costante attività di dossieraggio praticata dal MONTANTE nel corso del tempo, della quale si è pure rinvenuta cospicua traccia all’interno di tale stanza..
..E’ indubbiamente vero, quindi, che dentro tale vano vi fossero “cose istituzionali”, se si interpreta l’espressione adoperata dal MONTANTE come riferibile astrattamente ad attività che dovrebbero essere compiute dalla polizia giudiziaria per fini “istituzionali”, non certamente per la tutela dei suoi personali interessi..
..Infine, non si può fare a meno di ribadire che sempre all’interno di tale stanza veniva rinvenuta molta documentazione relativa a Confindustria Caltanissetta che, di certo, il MONTANTE sapeva essere ricercata, da tempo, da parte degli organi inquirenti.
Prova ne sia, che lo stesso MONTANTE ha diligentemente annotato nel file excel le richieste di documentazione avanzate dalla polizia giudiziaria a Confindustria Centro Sicilia e Confindustria Caltanissetta e le relative risposte fornite..
…Dimostrato che sia stato proprio il MONTANTE a dare disposizioni affinchè, dopo la sua elezione del 2005, tale documentazione venisse portata via dalla sede della locale Confindustria e le carte rinvenute all’interno della stanza della “legalità” — ove non dovrebbero certamente essere custodite — ne costituiscono ulteriore riprova. Sicchè risulta davvero incomprensibile, laddove effettivamente il MONTANTE si sia premurato di custodire altrove tale documentazione per impedire che qualche “delinquente” potesse illegittimamente impossessarsene, che la stessa non sia poi stata spontaneamente messa a disposizione di questo Ufficio, il quale, ad oggi, non ha ancora avuto modo di poterla consultare.
Infine, vi è un ulteriore passaggio della conversazione telefonica intercorsa col MISTRETTA che merita di essere segnalato, nella parte in cui questi sottolineava al MONTANTE che la polizia giudiziaria, nel corso delle operazioni all’interno dell’abitazione di contrada Altarello, avesse prestato molta attenzione nel visionare le fotografie ivi rinvenute..”.