Alfonso Cicero e la lettera (retrodatata) per l’Antimafia

«…A tal proposito, occorre partire dalle dichiarazioni rese da Alfonso CICERO, il quale nel memoriale depositato in sede di sommarie informazioni testimoniali del 2.11.2015  evidenziava, tra i motivi di perplessità che aveva iniziato a nutrire nei confronti del MONTANTE, come questi, in alcune occasioni ed alla sua presenza, avesse ricevuto telefonate dal cui tenore — nonché dal contenuto degli appunti che sommariamente aveva preso nel corso delle stesse — egli era riuscito a comprendere che gli erano state fornite informazioni e notizie sulla posizione giudiziaria, e sinanco sui fermi e controlli di polizia, riguardanti vari soggetti.
..Il CICERO, poi, depositava successivamente altro scritto con il quale, tra le altre cose, ribadiva quanto testé evidenziato e specificava che, nel corso delle telefonate cui aveva assistito, il MONTANTE si rivolgeva al suo interlocutore — del quale non gli aveva mai rivelato l’identità — dandogli del “lei” e chiamandolo “dottore”, a volte anche dicendogli che gli avrebbe potuto consegnare a Roma la documentazione cui avevano fatto riferimento durante la conversazione e dandogli, in alcune occasioni, anche conferma di incontri da tenersi sempre a Roma, come se si trattasse, perciò, di un suo stretto collaboratore.
..Ebbene, che il CICERO con tali dichiarazioni facesse riferimento al DI SIMONE (Diego  Di Simone, ex poliziotto della Questura di palermo diventato capo della Security di Confindustria, ndr) è, innanzitutto, testimoniato dal tenore delle telefonate intercettate tra i due, nel corso delle quali il MONTANTE si rivolge sempre al DI SIMONE dandogli, appunto, del lei e chiamandolo “dottore”.
..Le dichiarazioni rese da Marco VENTURI e Alfonso CICERO, che hanno permesso di squarciare il velo sulla natura dei rapporti in questione, per poi andare ad analizzare le ulteriori acquisizioni del procedimento che consentono di dimostrare, a parere dell’Ufficio, come gli stessi siano connotati da un perverso scambio di reciproche utilità funzionali al perseguimento dei rispettivi interessi di natura personale.
In particolare, occorre dar conto, in primo luogo, della manifesta apprensione con la quale il MONTANTE, con ragionevole certezza, ha appreso dell’intervenuta collaborazione con la giustizia di Dario DI FRANCESCO (un amico di gioventù dello stesso Montante, tutti e due inseparabili con Vincenzo Arnone, altro uomo d’onore della “famiglia” di Cosa Nostra di Serradifalco, ndr) e che lo ha con ogni probabilità indotto — seguendo una schema comportamentale che si è costantemente registrato nell’ambito del procedimento — ad agire “in prevenzione”, cercando, da un lato, di screditarne la figura ancor prima che si potesse venire a conoscenza ciò che il collaboratore aveva dichiarato all’autorità giudiziaria, dall’altro lato di creare le condizioni per poter sostenere che eventuali circostanze riferite sul suo conto potessero essere il frutto di astio nei suoi confronti o dovessero, comunque, essere giudicate scarsamente affidabili essendosi egli pubblicamente scagliato proprio nei confronti del DI FRANCESCO medesimo.
..Orbene, le indagini hanno consentito di appurare come l’imprenditore di Serradifalco sia costantemente dedito alla raccolta abusiva di informazioni sul conto di svariati soggetti per finalità, all’evidenza, funzionali alla tutela dei propri interessi.
..Si è altresì potuto accertare che per ottenere una parte di simili informazioni (la cui raccolta – per natura, soggetti coinvolti e scopi cui tendono – può senz’altro ritenersi assimilabile ad una vera e propria attività di “dossieraggio”) il MONTANTE possa contare sulla complicità di soggetti appartenenti alla Polizia di Stato che agiscono su sollecitazione di altro soggetto di stretta fiducia dell’imprenditore di Serradifalco e cioè Diego DI SIMONE PERRICONE (la cui figura verrà analizzata più oltre).
..Ebbene, volendo sintetizzare in questa sede ciò che verrà analiticamente rappresentato nel prosieguo, si può affermare che tra le informazioni raccolte dal MONTANTE con le modalità poc’anzi succintamente descritte vi sono anche quelle relative ai movimenti carcerari del collaboratore Dario Di Francesco, vi compresi i permessi premio di cui costui aveva goduto mentre era in stato di detenzione e dopo che aveva già iniziato a collaborare con la giustizia.
Soccorrono, a questo punto, le dichiarazioni rese da Alfonso CICERO, il quale, in data 2 novembre 2015, depositava un documento il cui contenuto veniva integralmente fatto proprio e confermato in
Le circostanze sin qui descritte vanno coniugate con altre desumibili dalle dichiarazioni rese a questa D.D.A ancora una volta da Cicero Alfonso e da Venturi Marco ..rafforzane la convinzione che il MONTANTE, nell’arco di tempo in considerazione, fosse attivamente impegnato a cercare di creare le condizioni per depotenziare eventuali accuse che gli potessero essere mosse dal DI FRANCESCO, accuse che, appare logico concludere, l’odierno indagato reputava praticamente certe.
..Orbene, in primo luogo il CICERO ha riferito che in epoca successiva alla pubblicazione della notizia dell’indagine nei suoi confronti il MONTANTE, oltre a chiedergli la sua collaborazione per le redazione di un memoriale – che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere materialmente confezionato dal giornalista Roberto GALULLO (giornalista del Sole 24ore, ndr) – gli aveva anche mostrato, in una circostanza, un corposo tabulato che conteneva la trascrizione di numerosissimi messaggi di testo che, nel corso del tempo, gli erano stati indirizzati da svariate personalità istituzionali, sottolineandogli anche che tra gli stessi vi fossero pure quelli che lui gli aveva inviato;
..in tale contesto, il MONTANTE gli aveva anche chiesto di confezionare e consegnargli una lettera retrodatata a qualche giorno prima rispetto alla sua audizione in Commissione Parlamentare Antimafia (avvenuta il 10 luglio 2014).
In particolare, nelle intenzioni dell’imprenditore di Serradifalco, egli avrebbe dovuto attestare nella missiva in questione che l’azione svolta all’ASI di Caltanissetta da quando era stato nominato Commissario straordinario dell’Ente — e che aveva formato oggetto, appunto, della sua audizione in Commissione Antimafia del luglio del 2014, nel corso della quale aveva anche fatto esplicito riferimento al nominativo del DI FRANCESCO per documentare le pregresse infiltrazioni mafiose nel Consorzio A.S.I. di
Caltanissetta — doveva considerarsi il frutto di precisi input che gli avevano impartito proprio lo stesso MONTANTE e Ivanhoe LO BELLO.
Era rimasto particolarmente turbato da quella richiesta e, sul momento, l’aveva lasciata cadere riservandosi di dare una risposta in seguito;
..il CICERO ha anche descritto con dovizia di particolari le vicissitudini di quel periodo legate alla sua confeima alla guida dell’IRSAP, che era in discussione proprio nel periodo che qui si sta esaminando; il 19 luglio 2015, in una occasione in cui si era trovato nell’abitazione di Serradifalco, il MONTANTE aveva ad un tratto esordito dicendo che era sua intenzione “far fallire gli amici di Caltanissetta”, dei quali non faceva esplicitamente i nomi.
..Subito dopo introduceva, ancora una volta, il tema legato alla sua conferma all’IRSAP — rappresentandogli di aver da poco incontrato Rosario CROCETTA che gli aveva dato, sul punto, ampie rassicurazioni — e, quindi, tornava a chiedergli se avesse approntato la missiva retrodatata di cui gli aveva già parlato in precedenza.
..A quel punto evidenziava al MONTANTE che non avrebbe dato corso alla sua richiesta — anche perché le circostanze che aveva rappresentato in sede di commissione parlamentare antimafia erano già state portate formalmente all’attenzione della Procura di Caltanissetta – e ribadiva tale intenzione anche a fronte delle insistenze dell’imprenditore di Serradifalco che gli chiedeva, a riprova di ciò che gli stava dicendo, di consegnargli la copia della lettera di tramissione della documentazione all’autorità giudiziaria.
Le dichiarazioni del CICERO sono state integralmente confermate da Marco VENTURI, il quale, sul punto, ha riferito delle confidenze fattegli proprio dal CICERO, alle quali, peraltro, aveva fatto velatamente cenno nell’intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica” e pubblicata lo stesso giorno in cui si presentava spontaneamente presso questi Uffici per essere escusso su quanto a sua conoscenza.
Ed invero il VENTURI  ha evidenziato di aver appreso dal CICERO che:
nel luglio del 2015 il MONTANTE aveva chiesto allo stesso CICERO di confezionare una lettera – recante una data antecedente alla audizione innanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia tanto del CICERO che dello stesso MONTANTE e di Ivanhoe LO BELLO (amico e socio di Montante, ndr) – con la quale avrebbe dovuto evidenziare che il contenuto delle dichiarazioni rilasciate, in quella occasione, dall’ex Presidente dell’I.R.S.A.P. erano state, in realtà, da lui ispirate.
Ciò allo scopo di far apparire che già da tempo il MONTANTE avesse denunciato pubblicamente il DI FRANCESCO, posto che il CICERO proprio al DI FRANCESCO ed al Consorzio A.S.I. di Caltanissetta aveva fatto cenno nell’ambito dell’audizione innanzi alla Commissione Parlamentare;
…il MONTANTE, in quella occasione, aveva fatto chiaramente intendere al CICERO che, se intendeva essere nominato nuovamente a capo dell’I.R.S.A.P., avrebbe dovuto acconsentire a quella richiesta, ma il CICERO si era comunque rifiutato..».

 

fonte http://mafie.blogautore.repubblica.it/