Sentenza storica del TAR Sicilia: i debiti degli ATO rifiuti non li pagheranno i cittadini siciliani!

La sentenza pronunciata dal TAR Sicilia (che trovate per esteso alla fine di questo articolo) riguarda undici Comuni della provincia di Trapani. Un pronunciamento che non potrà non essere esteso a tutti gli altri Comuni della nostra Isola. Il principio stabilito dai giudici amministrativi è importantissimo: i Comuni non sono gli eredi degli ATO rifiuti: e quindi non tocca ai cittadini pagare i debiti degli ATO rifiuti in liquidazione dal 2010

 

La notizia è per certi versi clamorosa: i debiti accumulati dagli ATO rifiuti, oggi in liquidazione, non li pagherebbero i Comuni: e quindi non li pagheranno i cittadini siciliani. Lo ha deciso il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Sicilia con una sentenza che riguarda alcuni Comuni del Trapanese ma che non potrà non essere estesa a tutti gli altri Comuni dell’isola. Si tratta di un pronunciamento molto importante, che tocca una questione molto delicata.

Il merito di questa sentenza va ascritto ad alcuni amministratori di undici Comuni della provincia di Trapani. Ne dà notizia, in un comunicato, il sindaco di Salemi, Domenico Venuti. 

“I Comuni – si legge nel comunicato – non possono essere considerati dei ‘successori’ degli ATO, soppressi nel 2010, che avevano una ‘perfetta autonomia patrimoniale’: i decreti ingiuntivi emessi nei confronti degli Ambiti Territoriali Ottimali, quindi, non possono ricadere sulle spalle degli enti locali”.

Con queste motivazioni la terza sezione del TAR Sicilia, presieduta da Maria Cristina Quiligotti, ha rigettato la richiesta di condanna al pagamento complessivo di un milione di euro avanzata dalle società Sirtec srl e D’Angelo srl nei confronti del Comune di Salemi, difeso dall’avvocato Vito Scalisi, e di altri dieci Comuni trapanesi.

“La vicenda – prosegue il comunicato – è legata ad alcuni crediti vantati dalle due società nei confronti della ATO rifiuti Belice Ambiente Spa per servizi resi in passato: le due srl, che avevano già ottenuto dei decreti ingiuntivi da parte dei Tribunali di Sciacca e Trapani, davanti alla messa in liquidazione della Belice Ambiente hanno chiesto al TAR di ottenere le somme spettanti dai Comuni in quanto soci dell’Ato. L’amministrazione comunale di Salemi, guidata dal sindaco Domenico Venuti ha sostenuto invece l’improcedibilità dei ricorsi dal momento che il Comune era ‘totalmente estraneo’ a una vicenda che si era sviluppata tra le aziende private e l’Ato e ha così ottenuto una sentenza favorevole da parte dei giudici amministrativi”.

“Eravamo convinti di essere nel giusto e alla fine il TAR ci ha dato ragione – evidenzia Venuti -. L’esperienza degli ATO è stata fallimentare e non era pensabile che fosse il Comune a pagare il costo di pessime gestioni di un ente autonomo come l’Ambito Territoriale Ottimale. Quei tempi sono ormai un ricordo – aggiunge il sindaco di Salemi – la nostra città da due anni ha ormai voltato pagina con una gestione autonoma dei rifiuti che ha portato a buone percentuali di raccolta differenziata e all’abbattimento del costo della TARI per i cittadini”.

Gli ATO rifiuti, per la cronaca, erano società per azioni costituite nei primi anni del 2000 dai Comuni siciliani per gestire rifiuti (ATO rifiuti) e acqua (ATO idrici). Sarebbe bastato consorziare i Comuni, evitando il costoso ricorso a società. Ma i politici del tempo (sindaci ma non solo) non avrebbero potuto effettuare le assunzioni a ruota libera che invece sono state ‘pilotate’ dagli ATO rifiuti (circa 13 mila assunzioni ovviamente senza concorsi, visto che gli ATO rifiuti erano ‘società private’) e, soprattutto, non avrebbero potuto fare i ‘buchi’ nei bilanci per oltre mille e 800 miliardi di euro. Un indebitamento che, ogni mese, aumenta di circa 100 mila euro nel silenzio generale.

Chi dovrebbe pagare? I politici che hanno inventato gli ATO rifiuti, fino a prima di questa sentenza, pensavano che questi soldi li avrebbero pagati gli ignari cittadini siciliani aumentando tasse e imposte comunali.

Abbiamo più volte affrontato questo tema (QUI TROVATE UN ARTICOLO). Oggi torniamo sull’argomento per ricordare ai siciliani lo ‘scherzetto’ che la vecchia politica di questa disastrata Isola aveva preparato agli ignari contribuenti siciliani: oltre all’IMU, alla TARI, all’IRPEF e via continuando con i balzelli di tutti i generi e di tutte le specie, i siciliani avrebbero dovuto pagare anche i debiti degli ATO rifiuti.

Il ‘gioco’ organizzato dalla vecchia politica siciliana era il seguente: gli ATO rifiuti – società, come già ricordato, costituite dai Comuni – si indebitavano. Poi i sindaci andavano via e ne arrivavano di altri. Chi lasciava i debiti pensava che, un giorno – come già sottolineato – avrebbero pagato i cittadini, non certo loro.

Qualche anno – precisamente nel 2010 – fa gli ATO rifiuti sono stati posti in liquidazione. Dell’avventura ATO rifiuti in salsa sicula sono rimasti i circa 13 mila dipendenti assunti senza concorso e i ‘buchi’ nei bilanci.

I dipendenti, complici alcune sigle sindacali, in parte sono riusciti a infilarsi nelle nuove realtà che gestiscono i rifiuti (non ci chiedete di che cosa si tratta perché il caos è totale) e in parte no; mentre i debiti sono da pagare.

I titolari dei crediti, piano piano, hanno cominciato a farsi pagare dai Comuni (cioè a farsi pagare dagli ignari cittadini): e lo stanno facendo, come si racconta molto bene nell’ottimo comunicato stampa, a colpi di decreti ingiuntivi.

Ma gli amministratori dei Comuni del Trapanese si sono rivolti al TAR. E ora c’è una sentenza –  nostro avviso molto importante – che non potrà non essere estesa a tutti i Comuni della Sicilia.

Il pronunciamento dei giudici amministrativi è importantissimo: i Comuni non possono essere considerati i ‘successori’ degli ATO rifiuti, soppressi nel 2010. Gli ATO rifiuti avevano autonomia patrimoniale; ne consegue che i decreti ingiuntivi emessi nei confronti degli Ambiti Territoriali Ottimali non possono ricadere sulle spalle degli enti locali e, quindi, sulle spalle dei cittadini.

Non sappiamo cosa succerà in appello. Noi comunque siamo qui e seguiremo con grande attenzione l’eventuale sentenza di secondo grado per informare i cittadini siciliani.

 

In ogni caso, questa potrebbe essere l’occasione per fare i conti bene: per verificare, ad esempio, se i prezzi di conferimento dei rifiuti che venivano appioppati ai Comuni non erano, magari, un po’ salati…

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