Diciotti, ancora tensione nella maggioranza. Gasparri: ‘Sentire Salvini entro 7 giorni’. Il vicepremier: ‘Nessun pericolo per il governo’

Ancora tensione sul caso Diciotti mentre si è tenuta la seduta della Giunta per le Immunità del Senato che dovrà iniziare a vagliare la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il presidente della Giunta, Maurizio Gasparri, avrebbe proposto 7 giorni di tempo per sentire Salvini sul caso Diciotti. Ora quest’ultimo potrà chiedere di essere ascoltato o presentare una memoria.

Nonostante le rassicurazioni di fonti della maggioranza sulla tenuta del governo, con lo stesso premier che fa sapere di non essere preoccupato, a segnalare comunque che il tema è caldo c’è l’intervento del governatore del Carroccio del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: “Dal mio punto di vista c’è da rimettere in discussione tutto”, dice intervistato a Radio anch’io alla domanda se il governo cada nel caso in cui M5s voti sì all’autorizzazione a procedere. “Bisogna capire se il Parlamento condivide le politiche del Governo, non solo di Salvini. Se così non fosse, è chiaro che bisognerebbe fare una seria riflessione. Non si sta parlando di un processo a Salvini perché ha messo l’auto in divieto di sosta”.

Parole che seguono di poco la presa di posizione del pentastellato Carlo Sibilia che aveva evidenziato: “Se il caso andrà in Aula voteremo sì. M5s non ha mai negato il processo a un politico“.

Ma è lo stesso Matteo Salvini a rassicurare: “Non c’è nessun pericolo per il governo, non rischia assolutamente. Passo le mie giornate lavorando, non elucubrando sui forse”. Confida nel voto del M5s in Senato? “Non solo” del M5s, ma “dell’intero Senato – risponde Salvini -, perché qui non è in discussione un reato ma il fatto che un governo possa esercitare i poteri che gli italiani gli conferiscono. Lo abbiamo fatto nell’interesse pubblico, sì o no? I senatori voteranno. Salvini lo ha fatto per preminente interesse pubblico e per la difesa nazionale? La risposta mi sembra molto chiara, semplice”. “Non sono pagato per i se, i forse, i ma”, replica a chi lo incalza sul voto del M5s.

“Ho apprezzato le parole del premier Giuseppe Conte sull’assunzione di responsabilità da parte di tutto il governo. E’ un intervento che mi fa piacere”. Alla domanda se sia stata una soluzione richiesta dallo stesso vicepremier, Salvini risponde: “Non l’ho richiesto io: del resto è evidente che nei miei atti non si riscontra alcun reato”. Così il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, conversando con l’Ansa, lasciando Palazzo Montecitorio, al termine del question time.

Nessuna imposizione sul voto dei senatori M5s per l’eventuale autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini” e la “rassicurazione che il Movimento non si spaccherà su questo”. A mettere in chiaro i due punti è il senatore dei 5 Stelle Francesco Urraro, al termine della prima riunione della Giunta per le immunità di Palazzo Madama sul caso Diciotti. “Valuteremo pazientemente ogni singolo documento, i fascicoli pervenuti da Catania, Palermo e Agrigento sono corposi”, ha detto.

Intanto il senatore Mario Giarrusso, componente della Giunta, in una nota fa sapere che “il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il vicepresidente Di Maio e il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Toninelli depositeranno una memoria, spiegando che sul caso Diciotti ci sia stata una decisione che coinvolge tutto il Governo, con responsabilità anche di altri ministri e del Presidente Consiglio stesso”.

Se il Senato accogliesse, con il voto favorevole di un partito di maggioranza, la richiesta del Tribunale dei ministri – rileva invece Annamaria Bernini, capogruppo Fi al Senato – ci troveremmo di fronte a un processo in cui la pubblica accusa sarebbe rappresentata da una Procura, quella di Catania, che si è già espressa per l’archiviazione del caso. Si aprirebbe così non solo una inevitabile crisi politica, ma anche un conflitto del tutto anomalo all’interno della stessa magistratura. Uno scenario assolutamente da scongiurare, per questo auspichiamo che il Senato neghi l’autorizzazione a procedere”.

Ieri Conte, da Cipro, si è assunto la responsabilità del governo su come è stato gestito, ad agosto, lo sbarco dei 177 migranti salvati dalla nave della Guardia costiera italiana. “Mi assumo la piena responsabilità politica di quello che è stato fatto”, scandisce lasciando carta bianca alla Giunta per le immunità del Senato.

 

fonte ansa