Affari puliti nella villa di Felice Maniero

Felice Maniero è stato un capo banda intelligente e sanguinario che ha guidato un esercito di 500 “soldati”con i quali aveva costruito nel Nordest la “quarta mafia”, quella del Brenta.  Prima del 1994, infatti, non era mai successo che una gang nata al di fuori delle tre regioni storiche per la presenza mafiosa – Sicilia, Campania e Calabria –  venisse portata in Tribunale, processata e affidata alle patrie galere come banda di mafiosi. Maniero – tra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni ‘90 – aveva messo in piedi una vera e propria industria del crimine, alimentata da rapine, estorsioni, spaccio di droga, sequestri di persona, traffico di armi.
Un’attività difesa a colpi di omicidi, più di venti in quindici anni. Tra le rapine più eclatanti quella  all’albergo Des Bains del Lido di Venezia (1982), all’aeroporto Marco Polo di Tessera (1983), al Casinò del Lido di Venezia (1984) e la rapina al treno di Vigonza, sulla Milano-Padova (1990), nel corso della quale venne uccisa una giovane studentessa universitaria di Conegliano, Cristina Pavesi.
Tra i” colpi” clamorosi della banda Maniero vanno ricordati anche il furto della Madonna Nicopeja  nella Basilica di San Marco a Venezia (1979) e del mento di Sant’Antonio nella Basilica di Padova (1991). Alla fine del 1994 – dopo la clamorosa evasione dal carcere di Padova – Felice Maniero diventa un collaboratore di Giustizia e contribuisce a smantellare la sua banda facendo arrestare 400 banditi e svelando le complicità di uomini dello Stato – compresi alcuni uomini dei Servizi.
Il Tribunale di Venezia nel 1995 sequestra i beni del boss pari a 3 miliardi e mezzo di lire. Fra i beni sequestrati c’è anche la villa di via Fermi 3 a Campolongo Maggiore nella quale Maniero aveva abitato fino alla fine del 1994 assieme alla madre. La villa è poi stata confiscata ed assegnata all’associazione “Affari puliti” che l’ha utilizzata come incubatore di piccole imprese e come spazio di istruzione da Arci e Libera. Ogni estate infatti la villa di Maniero ospita i campi della legalità durante i quali i ragazzi alternano lavori di restauro della proprietà con incontri e dibattitti sul ruolo di Maniero e delle nuove mafie.
La fase dell’incubatore si è esaurita ed ora l’ex villa di Felice Maniero – che si vuole intestare a Cristina Pavesi, l’unica vittima innocente di mafia di cui si conosca il nome, a differenza delle centinaia di ignoti tossicomani uccisi dalla droga spacciata dalla banda Maniero  – diventerà un centro di documentazione e studio sulla criminalità organizzata nel Veneto gestita dall’Associazione “Affari puliti” di Capolongo Maggiore.
Il Nordest infatti continua a sottovalutare la pericolosità delle infiltrazioni mafiose e quel che sta succedendo oggi ripete per filo e per segno quella sottovalutazione che è avvenuta a suo tempo con la banda di Felice Maniero. Del resto fino a non molto tempo fa, il Veneto rappresentava un enigma.
Agli studiosi e agli investigatori delle mafie risultava incomprensibile come gli insediamenti di gruppi mafiosi – in particolare calabresi e siciliani – si arrestassero sulle sponde lombarde del lago di Garda, preservando il Veneto dalla loro presenza. Nell’ambito del dibattito pubblico sulle mafie a Nordest, la criminalità organizzata veniva spesso evocata, ma scarse erano le evidenze empiriche e le inchieste. A parte il processo alla banda Maniero, ad oggi si conta un solo procedimento giudiziario concluso con condanne per il reato di associazione mafiosa (il 416 bis). Si tratta della cosiddetta operazione Aspide, che ha coinvolto un gruppo criminale di origine campana insediato a Padova i cui membri avevano dato vita a una società che offriva servizi alle imprese del padovano e del veneziano, in tutto oltre 120 aziende che sono finite nel tritacarne dell’usura e del recupero crediti, dall’evasione dell’Iva e delle bancarotte fraudolente.
Ma l’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia lascia spazio a preoccupanti riflessioni: “La sempre più significativa operatività in Veneto di gruppi criminosi originari del sud Italia tende a diventare sempre più stabile”.
Del resto una recente ricerca del centro studi Transcrime evidenza come le mafie stiano investendo massicciamente nel Nord Italia. Nel Veneto si stima che i ricavi di tutte le attività illegali si aggirino sui due miliardi di euro all’anno. Tutti questi quattrini vengono reinvestiti in Veneto, nel settore edilizio ed alberghiero, nell’acquisto di bar e ristoranti, di negozi di pellame e materiali per l’edilizia.
Ma se la letteratura e le inchieste condotte dalla magistratura ci confermano come nel Veneto la presenza delle mafie sia ormai di lunga durata, è certo che manchino fondamentali elementi di conoscenza sulle modalità, qualità ed estensione dell’insediamento delle organizzazioni criminali in terra veneta. Una rassegna delle principali percezioni e dei significati attribuiti alle presenze mafiose nel Nordest negli ultimi decenni ci permette di individuare alcune rappresentazioni ricorrenti del fenomeno: dal paradigma dell’alterità – la mafia in quanto fenomeno altro ed esterno alla realtà politica e sociale locale – al negazionismo vero e proprio.
In anni più recenti, il dibattito pubblico veneto è stato caratterizzato dall’evocazione di una sorta di “panorama di ombre”, nel quale la presenza di gruppi di criminalità organizzata provenienti dal Sud Italia è spesso utilizzata come un dato in grado di spiegare i principali episodi di corruzione o di controllo di settori economici da parte di comitati d’affari e gruppi criminali. Ne consegue che la definizione di quadri conoscitivi persuasivi si fa particolarmente faticosa e stentata. Il pericolo è che l’operatività delle organizzazioni criminali nel nostro territorio venga sovrastimato – «tutto è mafia» – , o sottovalutata ed infine rimossa. Manca ancora, a fronte di una crescente e diffusa sensibilità, un soggetto qualificato in grado di fornire elementi affidabili di conoscenza sul fenomeno ed è per questo che nascerà nel 2019 il Centro studi e documentazione sulla criminalità organizzata nel Veneto. E la sede sarà l’ex villa di Felice Maniero.

 

fonte http://mafie.blogautore.repubblica.it/