Caso Saguto: L’ex giudice si difende e parla della raccomandazione arrivata dal Quirinale

Beni sequestrati, Silvana Saguto si difende e attacca. “Una segnalazione arrivò pure dal Quirinale”

Caltanissetta, prosegue l’interrogatorio della giudice imputata. Il giallo dei “documenti” di cui parlava con Cappellano. “Tutti davamo incarichi a mio marito”

Salvo Palazzolo su Repubblica descrive la deposizione di oggi a Caltanissetta

– L’affondo arriva a sorpresa, mentre i pubblici ministeri la incalzano sui soldi che avrebbe ricevuto dal “re” degli amministratori giudiziari. Silvana Saguto sbotta: “Una segnalazione mi arrivò pure dall’allora prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, che aveva ricevuto una telefonata dal Quirinale. Una segnalazione per una famiglia bisognosa, si chiamava Amato: alla signora abbiamo trovato un lavoro in un’amministrazione giudiziaria, le abbiamo dato pure una casa. Il professore Provenzano voleva dare risalto alla notizia. Gli dissi: “No, per carità, che poi tutte le persone bisognose di Palermo si rivolgeranno al Quirinale”. Silvana Saguto, la giudice imputata di aver creato un cerchio magico nell’antimafia, rilancia ancora: “Io facevo volontariato, poi quando mi diedero la scorta dovetti rinunciare”. E’ un fiume in piena: “Come mi si può accusare di aver tratto beneficio dalle persone che segnalavo? Io volevo solo che l’amministrazione funzionasse al meglio. Era questo il sistema”. Il sistema dell’antimafia.

“Le mie lezioni”

“Io facevo lezione all’università, al Dems di Palermo, alla Cattolica di Milano. E al club delle dieci mine veniva pure l’allora procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci, portava alcuni giovani sostituti per far capire come funzionavano le misure di prevenzione”. Silvana Saguto inizia così l’udienza.

Nell’aula bunker di Caltanissetta, prosegue l’interrogatorio della presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo accusata di aver creato un cerchio magico attorno alla gestione dei beni sequestrati. Il pubblico ministero Claudia Pasciuti le chiede dei suoi rapporti con il “re” degli amministratori giudiziari, l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, imputato pure lui. Le chiede dei rapporti con il presidente delle Misure di prevenzione di Roma, Guglielmo Muntoni, che diede un incarico a Cappellano.

Silvana Saguto risponde con il solito piglio. “Anche Muntoni veniva alle lezioni del Dems. Mi diceva: ‘Posso dare un incarico a tuo marito?’. Tutti davano incarichi a mio marito: i colleghi di Trapani, Agrigento, Caltanissetta. Poi, dopo le polemiche, il professore Costantino Visconti mi disse: fuori Palermo non ci sono problemi, magari a Palermo evitiamo”. E, adesso, anche il marito di Silvana Saguto, l’ingegnere Lorenzo Caramma, è imputato, per aver ricevuto un fiume di incarichi da Cappellano Seminara. Il cerchio magico.

I documenti

“E cos’erano i documenti di cui parlavate con Cappellano Seminara?”, incalza il pubblico ministero. Per la procura di Caltanissetta, non erano affatto “documenti”, ma soldi, mazzette. Silvana Saguto nega: “Solo documenti”. Il pm: “E non è strano che alcuni documenti di cui parlavate nelle intercettazioni fossero dati da Cappellano a suo marito?”. La risposta è piccata: “Quando parlo di soldi delle amministrazioni giudiziarie dico spettanze. Quando parlo di documenti, dico documenti”. Il pm prova l’affondo: “Ma poi questi documenti sono stati depositati?”. La giudice imputata offre la sua versione: “Erano documenti dell’amministrazione Ponte”. Il pm non molla la presa: “Che tipo di documenti?”. Silvana Saguto si ritira: “Chiedete a Cappellano”. La versione sui “documenti” traballa. Erano i giorni in cui l’allora presidente delle Misure di prevenzione aveva grosse difficoltà economiche.

Ma la giudice imputata è abituata al palcoscenico del pretorio. In un attimo, mette in bocca una caramella, e rilancia: “Sì, era un momento di difficoltà economica, ma mica eravamo senza soldi. Ottomila euro di debito con la banca non sono un granchè per lo stipendio di un magistrato e di un ingegnere”. La tensione sale in aula. Il pm legge l’intercettazione in cui il marito della giudice chiama la moglie e le dice delle sollecitazioni di Banca Nuova per coprire il debito. Lei rispondeva: “Ora sto chiamando”. Ma quella volta non chiamò la banca. Chiamò Cappellano Seminara. E iniziarono a parlare dei soliti “documenti”.