Sinacori parla al processo di Caltanissetta :”Riina voleva mettere bombe anche ai templi di Selinunte e Messina Denaro disse no”

Inquietanti e da considerarsi anche inedite, le dichiarazioni di Sinacori al Pm Paci a Firenze 

Dichiarazioni rese nel corso dell’udienza esterna effettuata dai pm nisseni

Sinacori ,con il suo modo cadenzato, tipico dei boss di un tempo, dice tante cose di quel periodo storico che condusse Riina a dichiarare guerra allo Stato . Non è sempre chiaro ma dimostra di di sapere. Una guerra , quella dei corlonesi , tutta da capire e che condusse alla trattativa Stato Mafia. una guerra che, Ciccio Messina Denaro formatosi alla scuola dell’alta borghesia mafiosa di Castelvetrano, non sempre condivise

Sinacori ha confessato di essere stato nel gruppo di fuoco che eliminò Vito Lipari e fa ricadere le colpe sui corleonesi ” sono stato nel gruppo di fuoco che uccise Vito Lipari , con Matteo Messina Denaro presente . Il movente non era di mia conoscenza. Mi dissero di agire”

Sinacori lascia intendere che Lipari fu ucciso per un favore reso ai corleonesi che erano in guerra con gli amici di Stefano Bontade e dei Rimi di Alcamo. Un favore che fu eseguito dal boss Ciccio Messina Denaro, capo provinciale allora della mafia trapanese  

Sinacori parla della stagione delle stragi e anche di guerre di mafia che videro protagonista lo spietato Matteo MESSINA DENARO : “Si, i corleonesi cercavano azioni forti contro lo Stato. Volevano fare anche un attentato ai templi di Selinunte e Matteo e suo padre si opposero”. 

Sinacori , con le sue dichiarazioni di Firenze che continueremo a pubblicare, smentisce anche il collaboratore Vincenzo Calcara che con le sue accuse fece arrestare, nel 1992, decine di persone compreso l’ex sindaco Vaccarino. Tutte le dichiarazioni sono riportate su Radio Radicale in audio registrato . Sinacori, in merito, afferma: “Calcara non sapeva niente perchè considerato cosa inutile e non era uomo d’onore”. Un indicazione chiara che dimostra anche qualche errore investigativo prima delle stragi del 1992. Errori voluti? Il mistero rimane ancora.

Il pentito Vincenzo Sinacori è stato un uomo d’onore che ha iniziato a collaborare nel 1996. E’ un pentito ritenuto  molto credibile .Ha confessato diversi omicidi, eseguiti alcuni, anche alla presenza di Matteo Messina Denaro. Sinacori entra in Cosa Nostra nel 1981 e diventa uomo d’onore di Mazara del Vallo. A Firenze nell’udienza del 3 aprile viene interrogato dal Pm Paci .

Nel corso dell’udienza citata e relativa al Processo di Caltanissetta , Sinacori parla di numerosi episodi che vanno dagli anni 80 e fino al suo arresto. Gravi fatti di mafia che legano a vario titolo, anche personaggi dei poteri forti dello Stato. Nel corso del dibattimento chiarisce molti aspetti delle dinamiche operative della mafia di quel tempo e sconfessa alcuni collaboratori. Uno di questi è Calcara che diede la stura all’operazione “Palmosa” che portò in carcere l’ex sindaco Vaccarino che fu accusato di essere contiguo alla famiglia mafiosa di CAstelvetrano. Sinacori è un mafioso che ha ucciso e dimostra di conoscere i fatti come protagonista. Fu presente anche al tentato omicidio del commissario Germanà. Fu anche incaricato di uccidere anche l’esattore Ignazio Salvo. L’omicidio non venne eseguito solo per ragioni logistiche . Ignazio Salvo , infatti, non venne a Salemi e Riina lo fece uccidere a Bagheria. Sinacori parla delle riunioni tra Riina i Messina Denaro, Ciccio Geraci  e altri personaggi della politica e forse anche dei servizi ,ancora non noti, per avviare il periodo stragista

Castelvetrano, secondo Sinacori, era un mandamento importante e tenuto molto in considerazione da Totò Riina e anche da apparati deviati dello Stato. Parla delle riunioni a Castelvetrano, alla presenza di Riina e dei Messina Denaro , per organizzare le stragi e gli attentati . Di tutto questo si è già parlato in varie relazioni e ci sono processi in corso. Sinacori porta in evidenza l’intenzione di Riina e di chi lo sosteneva, di mettere le bombe anche a Selinunte.

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Un colpo quello di Selinunte che avrebbe richiamato l’attenzione internazionale e che mandava un segnale chiaro . Matteo Messina Denaro e suo padre Ciccio, si opposero. L’attentato non si fece. Riina e gli altri avevano toccato un punto sbagliato. Le bombe a Selinunte erano un ‘errore per la famiglia locale. Riina forse, li volle misurare, toccando un luogo dove i Messina Denaro e loro amici tombaroli avevano fatto soldi a palate e in modo indisturbato.I Messina Denaro con l’area archeologica di Selinunte avevano guadagnato, insieme ad altri, una barca di soldi. Sinacori non spiega bene le motivazioni del rifiuto. Cerca di dedurre. Il messaggio mafioso di Riina appare chiaro: “ho mi aiuti a mettere le bombe o te li faccio mettere a casa tua”. Una supposizione che trova una logica nei fatti accaduti. Matteo Messina Denaro fece parte a diversi attentati tra cui, i Georgofili a Firenze. I Messina Denaro non potevano consentire le bombe a Selinunte. Di certo il motivo non è legato alla spiccata sensibilità verso il territorio, e l’arte selinuntina in particolare. Un attentato ai templi avrebbe fermato il gran giro d’affari sui reperti trafugati e indebolito i loro potere con i trafficati e i mafiosetti della zona. Tutto sarebbe cambiato. Seppero dire, almeno secondo Sinacori, di No a Riina. Il No a “u curtu” si doveva pagare con la piena disponibilità a uccidere e mettere bombe .

continua

Fonte Radio Radicale

Il Circolaccio