Ciaculli 1963, morte di un carabiniere

Un terrificante attentato si compì nel pomeriggio del 30 giugno 1963 in una località Ciaculli alle falde del Colle di Gibilrossa, lungo una trazzera che congiunge la strada di Gibilrossa alla località Giardini di Belmonte Mezzano, Palermo.
Lo stesso giorno l’Italia tutta viveva momenti di piena euforia per la visita del Presidente degli Stati Uniti J. F. Kennedy; nelle stesse ore, inoltre, veniva proclamato papa Paolo VI; infine Berlino est era teatro di un summit importantissimo come quello Cina-Russia. A Palermo, insieme ad altri sei commilitoni perse la vita il carabiniere Marino Fardelli, poco più che ventenne, di Cassino.
Verso le 13,30 del 30 giugno, giunse una segnalazione telefonica ai carabinieri di Roccella, Palermo, che avvertiva che lungo una strada di periferia si trovava abbandonata una “Giulietta”. Si recò immediatamente sul posto il Comandante della Stazione Carabinieri di Roccella insieme a tre carabinieri tra cui Marino Fardelli. L’autovettura si presentava con una gomma a terra e con gli sportelli aperti. Sul sedile posteriore era collocata una bombola di gas liquido, dalla bombola usciva una miccia lunga una ventina di metri, in parte consumata.
I militari dell’Arma, memori di quando era avvenuto la mattina stessa (un’altra “Giulietta” era stata fatta esplodere a scopo intimidatorio), segnalarono via radio a Palermo il numero di targa della “Giulietta” sospetta, che risultava rubata. Stabilito che l’autovettura si presentava carica di esplosivo vennero adottati tutti gli accorgimenti del caso.
Dai resoconti dei giornali dell’epoca si possono leggere altri particolari.
“…giungevano il maresciallo artificiere dell’esercito e un soldato. I due artificieri hanno fatto allontanare tutti gli uomini della polizia e dei carabinieri e si sono avvicinati alla Giulietta. Nella bombola era contenuta una carica di tritolo. A questo punto il maresciallo chiedeva al soldato una tenaglia. Mentre quest’ultimo cercava di tagliare i fili, un carabiniere effettuava una perquisizione più accurata dell’auto, aprendo il portabagagli. È stato a questo punto che la Giulietta è saltata in aria, compiendo una carneficina”.
“Il Fardelli, tra i feriti era quello che mostrava di essere in condizioni più gravi: infatti il carabiniere è deceduto pochi istanti dopo il suo ricovero all’Ospedale Villa Sofia”.
Il luogo della terrificante esplosione si presentava disseminato di brandelli di carne umana, molti dei quali erano rimasti impigliati anche tra i rami degli alberi di agrumi circostanti e i rottami della Giulietta.
La “Giulietta” carica di esplosivo forse era diretta, assieme alla “gemella” contro l’autorimessa del mafioso Giovanni Di Peri a Villabate. I criminali che avevano organizzato la “spedizione” non sarebbero riusciti a far giungere la “Giulietta” carica di esplosivo, abbandonata poi a Villa Sirena, fino a Villabate, perché furono bloccati, strada facendo, da un guasto ad una gomma. Non è però da escludere che si sia trattato di una fredda “messa in scena” per compiere un attentato, sia pure indiretto, contro le forze dell’ordine”.
Infatti questa strage viene ricordata come la prima strage di mafia nei confronti delle Forze dell’Ordine.
Numerose furono le interrogazioni presentate al Parlamento Italiano sull’attentato palermitano. Il Ministro degli Interni, Rumor, prendendo la parola, sia alla Camera che al Senato, precisò di “aver già dato precise disposizioni perché la criminalità in Sicilia venga estirpata sin dalle radici”.
Molti i senatori e gli onorevoli che pronunciando brevi parole di deplorazione per i tristi episodi di criminalità verificatisi in Sicilia, esprimendo il cordoglio per le vittime appartenenti alla Forze dell’Ordine e invitando le Assemblee ad un minuto di silenzio.
Ma dopo qualche giorno di quel vile attentato ecco che iniziò a radunarsi la Commissione antimafia istituita nel dicembre 2012 in Parlamento ma che prima di allora non si era mai stata convocata.
Subito scattarono in Palermo irruzioni notturne di carabinieri e agenti di P.S. in assetto di guerra nelle abitazioni dei pregiudicati. Furono operati quarantadue fermi autorizzati dalla magistratura per sette giorni. L’operazione scattò alla mezzanotte del 1 luglio “per assicurare alla giustizia i responsabili della raccapricciante strage di cui sono rimasti vittime i sette tutori dell’ordine”.
Ciò portò nel giro di qualche mese all’arresto di circa 100 malavitosi che vennero poi giudicati in un processo farsa definito dei “114” tenutosi a Catanzaro dove tutti vennero assolti per insufficienza di prove in uno scaricabarile tra gli accusati e con intimidazioni che arrivarono anche ai familiari delle vittime chiamati a testimoniare (me lo raccontava mia nonna paterna, mamma del carabiniere Marino Fardelli)
Intanto a Caira, frazione di Cassino, paese natale del carabiniere Marino Fardelli, forte era lo sgomento e la rabbia per la morte così atroce di un proprio compaesano.
“Era il 30 giugno 1963, quasi a sera, eravamo circa cento persone tutte assiepate nella locale sezione D.C. di Caira, tutti attenti e commossi nel vedere in diretta televisiva l’elezione del papa Pio VI quando la diretta stessa venne interrotta da un’edizione straordinaria del “comunicato” che diede la notizia del terribile attentato, senza però fare nessun tipo di nome. Mentre si commentava il tragico evento, dopo un bel po’ arrivarono a Caira dei carabinieri che chiesero a noi ragazzi seduti quasi dinanzi all’attuale Posta, dove abitava la famiglia Fardelli. I carabinieri parlarono con uno zio, Francesco, che si preoccupò lui di dare la tragica notizia ai familiari. Subito in paese si sparse la voce. Tutti corremmo in Via Pila dove risiedeva la famiglia per rendere omaggio e cordoglio. Tanta tristezza avvolse il paese intero in pochi minuti” (testimonianza di mia nonna materna)
La salma proveniente dalla Sicilia, giunse il 3 luglio alle ore 22 alla stazione ferroviaria di Cassino. A riceverla c’erano un gruppo di carabinieri, alcuni familiari e parecchi amici e conoscenti. “Una volta raggiunta Caira, le spoglie sono state deposte e vegliate nella camera ardente allestita nella cappella mobile, colà funzionante dallo scorso mese di novembre, cioè da quando ebbe a verificarsi la sciagura del crollo del tetto della chiesa in muratura”. Ricorda l’allora consigliere comunale Prof. Giuseppe Del Greco: “La sera dell’arrivo della salma feci, insieme ad altri tre colleghi consiglieri comunali, la veglia funebre all’interno della tenda allestita a camera ardente”
Parteciparono alla funzione funebre, celebrata la mattina del 4 luglio vero le ore 9, oltre alle massime autorità locali e provinciali, l’intera popolazione della frazione di Caira e abitanti del centro di Cassino.
“La piazza adiacente la chiesa era stracolma, tutto il paese volle salutare Marinuccio. Lungo la strada erano presenti tante corone di fiori tutte tricolori, portate dai molti giovani del paese che parteciparono emozionati alla celebrazione funebre”.
Nel 1969 l’amministrazione comunale di Cassino con in testa il sindaco di allora Antonio Grazio Ferraro nel corso del sesto anno della ricorrenza intitolò una strada ed una via con lo scoprimento di una stele alla memoria del Carabiniere Marino Fardelli.
Dal 1963 al 2011 lo Stato Italiano ha ricordato il Carabiniere Marino Fardelli consegnando alla famiglia un “Encomio Solenne” firmato dall’allora Generale De Lorenzo….(sic)
La caparbietà del nipote del Carabiniere Marino Fardelli porta all’attenzione, grazie al lavoro dell’on.le Anna Teresa Formisano, dell’on.le Gabriella Mondello componente della “Commissione per le ricompense al valore e merito civile” la richiesta di concessione della Medaglia d’oro alle vittime della Strage di Ciaculli. L’iter parlamentare viene svolto regolarmente e così si giunge al 27 ottobre 2011 quando il Capo dello Stato il Presidente Giorgio Napolitano concede alla memoria delle vittime della Strage di Ciaculli la “Medaglia doro al merito civile” consegnata dall’allora Prefetto di Palermo ai familiari tutti in una cerimonia tenutasi presso la Prefettura di Palermo il 30 giugno 2012.

Medaglia d’oro al merito civile
Carabiniere Marino Fardelli
Data del conferimento: 27/10/2011
Alla memoria
motivazione:
Con eccezionale coraggio ed esemplare iniziativa, nonostante il clima di forte tensione per il rischio di possibili attentati mafiosi, non esitava unitamente ad altri colleghi a ispezionare un’autovettura abbandonata al cui interno un ordigno era stato disinnescato dai militari artificieri, venendo mortalmente investito dalla violenta deflagrazione di un ulteriore ordigno proditoriamente occultato nel vano portabagagli. Chiaro esempio di elette virtù civiche ed altissimo senso del dovere, spinti fino all’estremo sacrificio. 30 giugno 1963 – Località Ciaculli – Palermo.

Come familiari del Carabiniere Marino Fardelli ogni anno celebriamo a Cassino iniziative con le scolaresche e con l’assegnazione di borse di studio ai ragazzi meritevoli che si contraddistinguono con elaborati sui temi quali “Legalità e Sicurezza”, per non dimenticare il sacrificio di chi perse la vita per lo Stato.
Ogni anno presso la Camera dei Deputati o presso il Salone di Rappresentanza al Quirinale vengono invitati i familiari del terrorismo ma noi familiari non siamo mai stati invitati a significare che esiste per lo Stato Italiano una forte demarcazione tra chi è stato Vittima di Serie A e chi è relegato a vittima di serie b.
Noi familiari insieme agli altri familiari delle vittime abbiamo realizzato a nostre spese una stele in marmo con le foto delle vittime fatta installare nel luogo dell’attentato anche qui a significare che si è sempre preferito tenere bassa l’attenzione sul tragico evento.
Altra occasione persa lo Stato Italiano l’ha segnata con la non deposizione sui tragici eventi di Ciaculli a coloro che sono stati definiti “boss” o “capi” di Cosa Nostra per veder raccontare la verità su questa strage portata via nelle tombe di coloro che comandavano la mafia in quegli anni ma che non hanno mai detto la verità portandosela dietro con la morte.

Marino Fardelli – nipote del carabiniere Marino Fardelli

 

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