Truffa sui finanziamenti europei in sanità? RIMEDRI e il Sistema Montante

cosa ci fanno insieme nella stessa storia il “Sistema Montante”, il reparto di Talassemia dell’Ospedale Cervello diretto dal dott.A.Maggio, il caso Tutino e il recente caso Buscemi della Banca del Sangue Cordonale di Sciacca ?

Questa non è solo la storia di una possibile truffa ma di un sistema che agisce nella sanità per far soldi e acquisire potere nella maniera più spregiudicata possibile.

La Storia
La truffa RIMEDRI e Assessorato alle Attività Produttive
Finanziamento europeo ottenuto € 4.370.000.
Spese finalizzate al progetto circa € 440.000.
Soldi potenzialmente distratti circa € 3.900.000.
Anni fa, l’architetto Alessandro Ferrara, direttore generale del Dipartimento del Regionale delle Attività Produttive, con D.D.G. 1367/5 del 15/06/2017 concede in via definitiva il contributo europeo di € 2.523.908 per la realizzazione del progetto “RIMEDRI” (CUP:G73F12000150004), del costo complessivo di € 4.370.215.

All’epoca la dott.ssa Linda Vancheri era Assessore delle Attività Produttive della Regione Sicilia e, insieme all’arch.A.Ferrara, persona funzionale al “Sistema Montante” e di fiducia. I due avevano già approvato finanziamenti che hanno favorito altre possibili speculazioni in sanità (vedi il caso Promedical)

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Il progetto RIMEDRI, finanziato per più di 4 milioni di euro, si poneva come obiettivo di:

promuovere attività congiunte nella raccolta e valutazione dei dati riguardanti il materiale biologico raccolto dalle biobanche;
creare gli strumenti principali per garantire l’interoperabilità e armonizzare la rete;
sviluppare e personalizzare lo strumento informatico (la “piattaforma”) per assicurare l’interoperabilità della rete.
In parole più semplici:

raccolta: si promuoveva la raccolta di campioni (provette e altro) per future ricerche che sarebbe state finanzianti con altri fondi
armonizzare: certificare ISO il sistema di archiviazione di questi campioni
Strumento informativo: creare un software gestionale per archviare i campioni (ad oggi 2.000 – la rete italiana ne archivia milioni l’anno)
La dott.ssa Renda responsabile del progetto per l’UOC di Talassemia di AOS Villa Sofia Cervello, capofila pubblico del progetto, in un incontro pubblico INNOVATORIPA dichiara “si rende quindi necessaria la creazione di una Rete Regionale, ed eventualmente Nazionale, di biobanche affinchè si attui in maniera omogenea la raccolta, il processamento, la caratterizzazione, la conservazione e la distribuzione del materiale biologico. Il progetto RIMEDRI si pone in questa ottica di Rete e rappresenta una rilevante opportunità per lo sviluppo di strategie terapeutiche e di definizione di un modello per la ricerca regionale.”

Peccato che a livello nazionale fosse già presente la componente italiana della rete europea BBMRI-it che comprendeva le più imortanti biobanche tra cui la biobanca che conservava i campioni per i centri ricerca di Telethon che aveva fatto lo stesso lavoro di armonizzazione molti anni prima con costi molto più bassi.

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In poche e semplici parole il progetto aveva come obiettivo la raccolta e la conservazione di campioni (provette) per la ricerca (non la ricerca scientifica ma il semplice prelievo e conservazione da offrire poi a centri di ricerca). L’obiettivo principale di “intraprendere e coordinare un percorso orientato all’ottenimento di una certificazione di qualità UNI EN ISO 9001:2008” nell’ambito della gestione delle biobanche per pochi campioni destinati alla ricerca. Cioè raccogliere i campioni e conservarli tutti nello stesso modo certificato da un ente di certificazione, in questo caso “Bureau Veritas” lo stesso che si usa per certificare un allevamento di bestiame o un rivenditore all’ingrosso.

In altri termini, per tradurre a chi non è del settore, l’obiettivo finale è la certificazione ISO 9001:2008 che infatti viene ottenuta nel 2015 (vedi Certificato ISO). Chiunque sia del settore è consapevole che certificare ISO un’attività ha un costo che si aggira intorno ai €55.000 (€ 15.000 per la consulenza + € 38.000 per le ore lavoro + € 2.000 per la visita ispettiva). Esagerando, se moltiplichiamo questa cifra per i partecipanti si arriva a €440.000.

Per lo stesso tipo di attività, la definizione di una modello organizzativo condiviso, la rete delle biobanche europea BBMRI ha investito meno di €100.000 per le diverse decine di biobanche di ricerca d’Italia per diversi milioni di campioni raccolti ogni anno e conservati per la ricerca scientifica (il gruppo RIMEDRI ha raccolto solo 2.000 campioni in tre anni).

Quindi è stata realizzata una spesa 10 volte inferiore al finanziamento? e se così fosse gli altri soldi che fine hanno fatto?

I quattro milioni di euro sono già stati tutti consegnati, con l’ultima trance di € 213.000 nel marzo del 2017…. la prescrizione non è stata raggiunta e se vuole la Finanza può ancora verificare se i sospetti descritti corrispondono a verità. E’ facile trovare conferma dal sito ufficiale (rimedri.olodream.it) che secondo le regole della buona “dissemination” dei finanziamenti comunitari dovrebbe mostrare tutte le informazioni utili a verificarne il buon utilizzo

l’Assessore Vancheri con il dr Campisi e il dr A.Maggio
Approfondimenti
1) I componenti del Progetto RIMEDRI
AOS Villa Sofia – Cervello: € 828.656
Casa di Cura Candela: € 571.692
Istituto Oncologico del Mediterraneo spa: € 801.727
Laboratorio Campisi srl: € 489.866
Azienda Sanitaria Provinciale di Ragusa: € 443.067
Fondazione Franco e Piera Cutino ONLUS: € 331.290
Centro Nazionale delle Risorse Biologiche CNRB: € 373.649
Università degli Studi di Palermo: € 530.265
2) RIMEDRI, Assessorato e CNRB
Il Centro Nazionale delle Risorse Biologiche CNRB è il solito “carrozzone” italiano che serve a riunire persone con scopi che spesso non coincidono con quelli stabiliti. Questi “carrozzoni” di solito sono caratterizzati da siti in cui vengono specificati obiettivi vaghi e in cui i contatti corrispondono a desolate case di campagna o appartamenti sfitti.

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In questo caso il sito del CNRB va oltre formalizzando con un “bla,bla, bla” la pochezza del progetto RIMEDRI. Tramite il sito si viene a sapere che a Catania nel 2013 è stato organizzato un meeting sulle biobanche. Nell’incontro ha parlato la dott.ssa A.Rinaldi coordinatrice del CNRB figura che si troverà in seguito.

Durante l’incontro il dott.A.Mele, funzionario dell’Assessorato – DASOE, ha presentato il programma di finanziamento delle Biobanche della Regione Sicilia. Il dott. A.Mele rappresenta una figura rilevante nell’autorizzazione di questo tipo di finanziamenti in quanto stabilisce il giudizio tecnico e l’idoneità del progetto.

La piccola area di conservazione dei campioni della biobanca del dr A.Maggio
3) Eliminare i competitori buoni e cattivi
3.1) RIMEDRI e il caso Tutino
Già nel 2015 quando furono rese note le intercettazioni che riguardavano il dr Tutino (vedi www.livesicilia.it), medico del presidente Crocetta, uno degli argomenti principali era rappresentato dai finaziamenti concessi al progetto RIMEDRI.

Infatti LiveSicilia riportava:

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“Il 22 dicembre 2013 medico e presidente parlavano della banca dei tessuti. Un progetto che doveva partire a Villa Sofia, inglobato dalla Chirurgia plastica, con la partecipazione di alcuni gruppi privati.
Tutino diceva … perché ho capito che sta facendo gola a molti” e aggiungeva che aveva saputo del tentativo di qualcuno di inserire nel progetto < un gruppo dell’Emilia Romagna… io mi sono insospettito, dico ma perché… so che sono gente legata a Cittadini… io domani mattina vorrei capire… mi presento in assessorato, che imbrogli ci sono dietro…>.

In realtà nell’Azienda Sanitaria Villa Sofia – Cervello, già ai tempi erano presenti due biobanche tessuti (la Banca del midollo osseo nel 1999 e la Banca delle cornee nel 2003, ai tempi inattiva da due anni) e la Biobanca di cellule mesenchimali supportata dalla Fondazione Piera Cutino che insieme ad altre strutture regionali costituiva il RIMEDRI.

L’articolo di Livesicilia continua:

“A queste Banche nel 2014 con Decreto Assessoriale n.41 del 21/04/2014 a firma dell’Assessore Borsellino autorizza all’istituzione di una Banca di Tessuti e PMA che supporti le attività chirurgiche dell’intera regione da affidare al dott.Tutino.” Probabilmente questo possibile ruolo può avere contribuito a rendere indesiderabile il professionista.

Naturalmente la sospensione del chirurgo è stata conseguenza dell’anomalia della nomina, di cui l’assessorato era a conoscenza e avvenuta in una fase di blocco delle assunzioni per il decreto Balduzzi, nella gestione anomala degli interventi chirurgici, nell’incapacità di gestire il proprio gruppo di lavoro e in altri aspetti che sono sotto il vaglio della magistratura. Ma a rendere ingombrante la figura del medico rispetto all’establishment può essere stata anche l’entrata a gamba tesa in un ambito molto scottante come quello delle Biobanche dell’Azienda Villa Sofia Cervello.

3.2) RIMEDRI e la dr M.Baiamonte
L’ipotesi che lo scandalo Tutino sia il frutto di una guerra per finanziamenti europei sembra trovare conferma nelle dichiarazioni dall’embriologo clinico dott.ssa Baiamonte anche lei convolta nello scandalo Tutino, come descritto in www.meridionews.it .

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La dott.ssa Baiamonte nel luglio del 2015 dichiarava su MeridioNews che «Fino a quando non ho letto i nomi sui giornali lo scorso venerdì pensavo che i riferimenti fossero al progetto RIMEDRI, quello che è stato presentato pubblicamente pochi giorni dopo quell’ispezione dei Nas a Villa Sofia che ha portato allo stop del mio progetto e all’annullamento del protocollo d’intesa firmato a seguito del decreto dell’assessorato regionale alla Sanità. Decreto che autorizzava l’istituzione della banca dei tessuti presso Villa Sofia, tenendo in considerazione proprio il mio progetto, cose queste verificabili dai documenti firmati da Giacomo Sampieri, commissario straordinario AOOR – Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Villa Sofia – Cervello e in seguito da Lucia Borsellino».

La dott.ssa M.Baiamonte continua su MeridioneNews “Bongiorno mi suggerisce di parlare con Villa Sofia e quindi con Tutino, perché lì si voleva realizzare una banca dei tessuti, progetto che poteva benissimo sposarsi con il mio, dal momento che, ormai da anni, i centri di PMA sono riconosciuti banche dei tessuti dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore della Sanità. Un progetto, il mio – continua con orgoglio – com’è verificabile, imponente, per l’offerta di formazione, strutture, competenze e per il mio curriculum in un campo, quello della PMA, altamente specialistico e di elevatissime professionalità, che avrebbe permesso, avvalendosi dell’esperienza pluriennale del mio centro, di aprire centri in tutta la Regione e nei paesi del Mediterraneo.

La dr M.Baiamonte presenta a Meridionews molti documenti che confermano le sue affermazioni:

25 ottobre 2013 presentazione scritta del progetto a Tutino.
30 ottobre 2013 l’istanza ufficiale per l’attivazione di una banca dei tessuti e P.M.A. a completamento “dell’Unità operativa complessa di chirurgia plastica ricostruttiva e maxillofacciale e di quella di uroginecologia”.
31 ottobre 2013 raccomandata del Direttore Generale (protocollo n. 0032696/17) all’assessorato alla Salute e al dirigente generale del dipartimento per la Pianificazione strategica, Salvatore Sammartano, con richiesta di attivazione della banca dei tessuti “In un’ottica di sviluppo dei protocolli clinici, di ricerca e di formazione professionale sia nel territorio locale che nell’ambito della rete internazionale delle 15 nazioni che hanno aderito all’IVF Mediterranean Centre (della Bajamonte, ndr)”.
21 gennaio 2014 pubblicazione del decreto assessoriale “Istituzione banca dei tessuti presso l’AOR Villa Sofia-Cervello”. Nell’atto si fa riferimento alla raccomandata di Sampieri all’assessorato alla Sanità e al dipartimento, in cui si parla del progetto di Mirta Bajamonte (protocollo 0032696/17).
Successivamente al decreto avviene la firma del protocollo d’intesa tra Villa Sofia e l’IVF Mediterranean Centre .

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La dr Baiamonte continua su Meridionews.it : “Quel giorno, era il 23 gennaio 2014, erano presenti Tutino, Sampieri, il direttore amministrativo di Villa Sofia-Cervello, Pietro Genovese, Giovanni Migliore (in quel momento non ancora direttore generale del Civico) – racconta ancora Bajamonte -. Fino a marzo 2014 si è lavorato a stretto contatto con la dottoressa Murè dell’ufficio di gabinetto dell’assessore Borsellino, con Bongiorno, con tutto lo staff direttivo e tecnico della direzione generale di Villa Sofia. Un progetto di cui parlo, avendone occasione, anche con l’avvocato dello Stato Dell’Aira, al quale chiedo un parere proprio sul percorso di partenariato tra Villa Sofia e il mio centro. La sua valutazione è assolutamente positiva e mi viene anche consigliato di chiedere formalmente un parere all’ufficio dell’avvocatura dello Stato, così da poterlo ufficializzare. Informo di questo Sampieri che mi assicura di avere inoltrato richiesta alla Borsellino”.

Poi la dr Baiamonte dichiara ai giornalisti di Meridionews.it qualcosa di veramente inquietante: «Nei giorni successivi a Villa Sofia c’è un’ispezione dei Nas, che portano via tutto comprese le carte riguardanti il mio progetto. Vengo convocata in procura alla presenza del pm Battinieri per “sommarie informazioni” sulla vicenda relativa alla nomina di Tutino da parte di Sampieri. Nella stessa occasione però mi vengono poste moltissime domande sul mio progetto di banca dei tessuti – PMA. Il 4 giugno 2014 una delibera dell’assessore Borsellino annulla il protocollo d’intesa tra Villa Sofia e il mio centro mediterraneo. Pochi giorni dopo – prosegue – sui giornali esce la notizia di un progetto di medicina rigenerativa: RIMEDRI (rete regionale integrata Clinico-biologica per medicina rigenerativa), finanziato dall’assessorato alle Attività produttive, con fondi comunitari FESR.Basta metterlo a confronto con il mio per rendersi conto che è identico».

3.3) RIMEDRI e il Caso Buscemi
Di questo drammatico caso se ne è recentemente occupato la stampa regionale tra cui La Sicilia ed estesamente LaRepubblica e LiveSicilia.

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Nel 2016, undici pazienti in cura presso il reparto di Talassemia furono contagiati con il virus dell’epatite C. Occorre subito dire che i pazienti sono stati subito curati con nuovissimi farmaci e sono guariti, ma l’episodio è gravissimo: si va in ospedale per curarsi e non per contrarre gravi malattie.

Come riportato nel 2016 dalla www.lasicilia.it e dal www.messagero.it, la direzione sanitaria dell’ASP di Agrigento diretta dal dr S.Lo Bosco (fratello di Dario, collaboratore di Antonello Montante e condannato a più di 4 anni, nella foto in basso) precisava «Sarebbe improprio parlare di sangue infetto, ci sono stati dei casi di infezione, o segnali di infezione di virus di Epatite C. Tutti gli elementi che abbiamo avuto fino ad oggi hanno escluso che ci siano problemi di questo tipo, a partire dal fatto che ha riguardato solo Sciacca e solo una specifica terapia. Se ci fossero state sacche infette sarebbero state riscontrate anche in altre strutture».

Dr Dario Lo Bosco
Dr Dario lo Bosco
Il primario del trasfusionale, dr Filippo Buscemi, aveva scoperto che il contagio era stato provocato di proposito e aveva denunciato tutto ai direttori e alla procura ma è stato tolto dal proprio ruolo e trasferito ad Agrigento. Il dr S.Lo Bosco e l’Avv.S.Ficarra firmano la delibera di trasferimento del primario ad Agrigento per coprire i responsabili già individuati ma appartenenti alla sistema delle biobanche.

Avv.S.L.Ficarra
Avv. S.L.Ficarra
LiveSicilia del 05 maggio 2019 continua: «L’Asp di Agrigento comunica poi a Buscemi l’apertura di un procedimento per “gravi delitti commessi in servizio” che prevede il licenziamento senza preavviso, procedimento che però è sospeso “in attesa della conclusione del procedimento penale “. Solo che, precisa ancora la Cimo, “non è mai stato avviato alcun procedimento penale nei confronti di Filippo Buscemi, come risulta chiaramente dagli estratti del Casellario Giudiziale”. Nel gennaio del 2019, conclude la Cimo, l’Ufficio procedimenti disciplinari della stessa Asp di Agrigento ha espresso l’archiviazione del caso scrivendo che “la procedura del luglio 2017 si fondava su un erroneo presupposto, ossia l’esistenza di un procedimento penale a carico del dipendente, di cui non vi è più evidenza».

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La Repubblica di giorno 21/04/2019 conclude l’articolo «Un mese fa sono arrivati anche i primi avvisi di garanzia per un medicoe tre infermieri, che nel frattempo hanno continato a lavorare nello stesso reparto: “abbiamo già avviato l’iter disciplinare in attesa dell’esito del procedimento penale”, dichiara il neo manager Santonocito”. Il primario che denunciò l’accaduto, invece, nel frattempo è stato scagionato da ogni accusa. … Ma il sindacato dei Medici CIMO con una nota indirizzata al nuovo direttore generale, ha chiesto che il primario Buscemi torni subito alla guida del reparto da cui era stato allontanato. “Era una persona scomoda – denuncia il portavoce del sindacato Giuseppe Bonsignore – per questo dopo la denuncia è stato rimosso” . “Nei prossimi giorni – promette il manager Santonocito, che ha ereditato la grana – assegnerò a Buscemi un nuovo incarico, non so ancora se nel reparto di Sciacca” Chi invece, almeno per il momento resta al proprio posto sono i quattro indagati.»

Al momento dell’assegnazione di finanziamenti al Progetto RIMEDRI, fine 2015, il dr F.Buscemi aveva per la prima volta in Sicilia ottenuto l’accreditamento IBMDR della Banca del Sangue Cordonale e quello europeo di BioBanca di Ricerca BBMRI.

Questi importanti accreditamenti internazionali avebbero potuto disturbare gli interessi del gruppo del Progetto RIMEDRI?

Seguiranno altre interessanti puntate

Curiosità
il codice del progetto è CUP:G73F12000150004.
Il decreto specifica che il contributo assegnato è soggetto a revoca totale o parziale “qualora non vengano rispettate tutte le indicazioni e i vincoli contenuti nel bando, ovvero nel caso in cui la realizzazione dell’intervento non sia conforme, nel contenuto e nei risultati conseguiti, all’intervento ammesso a contributo“.
Il dr Ferrara è originario dello stesso paesino del Montante, Serradifalco, che dista 20 Km da Caltanissetta, città dell’ex Assessore L.Vancheri.
Se i finanziamenti non vengono spesi nella maniera corretta devono essere restituiti dall’ente che li assegnati in questo caso la Regione cioè tutti noi. La regione a sua volta può rifarsi … ma voi pensate che la Regione Sicilia abbia poi chiesto indietro i soldi dai truffatori?
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