Quei dossier di Montante sui magistrati siciliani finiti nei cassetti dimenticati del CSM

I dossier di Montante sui magistrati siciliani: «Mi raccomandano familiari e amici»

Andrea Camilleri con Luca Palamara, ex presidente dell’associazione nazionale magistrati, oggi pesantemente sotto inchiesta, con in mezzo, sempre onnipresente, Antonello Montante, già condannato a 14 anni di reclusione e sotto inchiesta per mafia

La tempesta che sta investendo la magistratura italiana non può e non deve essere motivo di denigrazione di un Ordine costituzionale che all’interno conserva figure professionali di riguardo. Quello che sta accadendo, invece, serve a chiarire e a smantellare possibili correnti all’interno della magistratura sensibili ai politici e alle lobby. Un  Paese civile ha bisogno di una magistratura libera e autonoma . La magistratura non deve fare politica

Vi parliamo di seguito ,di una inchiesta siciliana che partì dal famoso sistema inventato da Antonello Montante. L’ex presidente di Confindustria oggi in carcere con una condanna a 14 anni pare abbia fatto attività di dossieraggio anche sui magistrati. Nel 2016 I magistrati di Catania avevano inviato un cospicuofascicolo al CSM . Nulla si è saputo dell’esito di questo fascicolo

Da Repubblica anno 2016

La Procura di Catania archivia e invia al Csm le carte trovate nell’archivio elettronico del presidente di Confindustria Sicilia. «Perplessità sugli appunti trovati all’imprenditore»

L’archivio elettronico del presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, paladino dell’antimafia poi indagato- si scrive nell’articolo- , è finito al Consiglio superiore della magistratura con i nomi di dieci giudici che avevano rapporti con lui, dei quali l’imprenditore ha annotato ogni appuntamento — istituzionale o meno che fosse —, nonché la corrispondenza su presunte richieste di raccomandazioni o appoggi vari. Qualcosa di simile a un’attività di dossieraggio, magari avviata per delegittimare eventuali inchieste o accuse a suo carico. La Procura di Catania, titolare delle indagini in cui sono coinvolte le toghe di Caltanissetta — la città di Montante dove hanno prestato servizio gran parte delle toghe inserite nel suo archivio — non avrebbe trovato nulla di penalmente rilevante, ma ha inviato gli atti a palazzo dei Marescialli per eventuali valutazioni di competenza dell’organo di autogoverno. Fu la prima commissione del Csm a ricevere il dossier su Montante . Doveva decidere se archiviare il caso, come hanno fatto a Catania, o procedere a ulteriori accertamenti. Non si è più saputo nulla

La rete di rapporti «più o meno istituzionali» di Antonello Montante con «molti magistrati del distretto nisseno» – alcuni gli avrebbero chiesto «l’interessamento» per «una possibile sistemazione lavorativa di parenti e amici», ma anche per «la propria carriera» – configurò, «in assenza di altri elementi di difficile accertamento», una condotta che «per quanto discutibile, -per i pm di Catania- non può certo ritenersi penalmente illecita». Quindi , magistrati che chiedono favori per i loro familiari non commettono reati e nbeanche offendono l’etica della toga. Il punto è delicatissimo. Un magistrato condizionato può distruggere la vita di qualcuno innocente e salvare il culo a lestofanti. NOn può esistere una magistratura che chiede favori

La perquisizione ordinata dalla Procura di Caltanissetta

Tutto nasce dalla perquisizione ordinata dalla Procura di Caltanissetta nel gennaio 2016, quando furono sequestrati i computer dell’imprenditore, da cui sono emersi i dossier su magistrati noti e meni noti: il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, all’epoca pg nella città del Vallone; Sergio Lari, ex procuratore nello stesso ufficio; gli ex pg, presidenti di corte d’appello e presidente del tribunale Giuseppe Barcellona, Salvatore Cardinale e Claudio Dell’Acqua, l’ex procuratore aggiunto (poi sostituto pg a Palermo) Domenico Gozzo, l’ex procuratore di Gela (poi aggiunto a Roma) Lucia Lotti e altri.

Gli appunti risalgono al periodo 2010-2013,

Gli appunti risalgono al periodo 2010-2013, quando Montante era solo un importante imprenditore impegnato, con le associazioni di categoria, nella battaglia antiracket e antimafia; poi nel 2015 s’è saputo che era indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

A parte gli incontri, quasi sempre in occasioni istituzionali, per ognuno di loro sono stati trovati promemoria su consegne di curriculum di familiari: figli, nipoti o parenti acquisiti. Oppure conoscenti. Nel caso del pg di Palermo, oltre alla già nota planimetria di una casa di parenti in vendita, Montante ha conservato una nota del 3 maggio 2012 con scritto «Scarpinato mi consegna composizione Csm con i suoi scritti per nuovo incarico… Procura generale Palermo + Dna», oltre a un foglio stampato con i nomi dei consiglieri accanto ai quali sono segnati, a mano, la corrente giudiziaria o il partito di riferimento, con relativi calcoli sul possibile esito del voto. In una e-mail si parla di un procedimento disciplinare a carico di Scarpinato (poi archiviato) per alcune frasi pronunciate in memoria di Paolo Borsellino, con un appello di personalità a suo sostegno che il magistrato avrebbe chiesto di far pubblicare su Il Sole 24 ore, quotidiano di Confindustria. Sul conto di Lari — che insieme al suo ex aggiunto Nico Gozzo ha avviato l’inchiesta per concorso esterno nei confronti di Montante, iscrivendolo sul registro degli indagati — l’imprenditore ha archiviato il curriculum di un agente della sua scorta morto, e un memorandum con scritto «pagato biglietto Lari per Roma Chianciano», riferito a un convegno dove l’aveva invitato. Un’annotazione del 2010 ricorda la consegna di una vecchia bicicletta «per restaurarla» (con tanto di fotografia); l’azienda della famiglia Montante produce biciclette.

Le valutazioni dei pm

Nella cartella intestata a Gozzo sono segnati pochi incontri e un presunto sms del 2001 sul suocero e la sua azienda agricola, mentre dal file relativo all’ex presidente della corte d’appello Cardinale sono saltati fuori riferimenti alle qualificazioni professionali di figlia e nipote. C’è pure una raccolta a nome dell’ex procuratore di Gela Lucia Lotti, impegnata per otto anni su quella frontiera criminale agguerrita ma periferica, molto laterale rispetto al contesto siciliano e anche alle relazioni di alto livello intessute da Montante negli anni dell’esposizione antimafiosa; lì è annotata la comunicazione dei dati di un poliziotto impegnato nel 2010 negli esami per il concorso a commissario. Di tutto ciò i pm catanesi hanno chiesto conto a Montante, che a Caltanissetta rivendica la propria innocenza per l’accusa di mafia, mentre a Catania ha negato o affermato di non ricordare nulla o quasi di quanto ha diligentemente appuntato e conservato per anni. Un atteggiamento giudicato «reticente» dagli inquirenti, che nel provvedimento di archiviazione inviato al Csm hanno manifestato «stupore» per le «richieste di aiuto» avanzate dai magistrati al potente imprenditore, nonché «perplessità» per il meticoloso lavoro di archiviazione nei confronti delle toghe con cui era entrato in contatto.