Muore in carcere Rosario Allegra, il cognato di Messina Denaro arrestato nell’operazione “Anno Zero”

Il marito di Giovanna, sorella del superlatitante è spirato all’ospedale di Terni dove era stato ricoverato per un aneurisma

E’ morto alle 10.58 nell’ospedale di Terni Rosario Allegra, 65 anni, cognato del boss latitante Matteo Messina Denaro, arrestato dal pm di Palermo con l’accusa di avere preso le redini della «famiglia» in assenza del familiare ricercato.

Allegra, sposato con Giovanna Messina Denaro, detenuto al 41 bis, le scorse settimane, dopo un aneurisma celebrale era stato ricoverato nell’ospedale di Terni. Il processo denominato Anno Zero in cui era imputato per associazione mafiosa, era stato rinviato.

Il padrino latitante ha altri due cognati, Vincenzo Panicola, marito di Patrizia, e Gaspare Como, marito di Bice, entrambi in cella per associazione mafiosa, a regime di 41 bis.

Rosario Allegra, in passato era stato già in carcere per vari reati. E’ stato anche consigliere comunale ed assessore del PSI negli anni della prima repubblica. Era, politicamente, vicino all’ex deputato Enzo Leone. Di recente, dopo diverse attività imprenditoriali , con alterne fortune gestiva un negozio d’abbigliamento, fino all’arresto del 2018. Allegra, come suo cognato Filippo Guttadauro , per anni , ha intrattenuto rapporti amicali con ambienti politici ed imprenditoriali castelvetranesi.

Nel 1990 finisce in carcere per una truffa alla Regione

 Rosario Allegra finisce in carcere per la prima volta non perchè era cognato di Messina Denaro.Un  vero e proprio fiume di quattrini, circa 50 miliardi, che usciva dalle casse dell’ assessorato regionale alla presidenza, gestito all’ epoca dal socialista Enzo Leone, viene denunciato da un funzionario.

Tutto venne   bloccato da un funzionario che  ha raccontato la truffa al giudice, compresa la storia di una tangente di 100 milioni – sotto forma di collaudi per opere pubbliche – che gli avevano offerto per starsene zitto. Così, per il reato di abuso d’ ufficio, l’ ex assessore Leone finiva  in manette, insieme ad altre tre persone.
In manette finirono  il suo consulente, l’ avvocato Giacomo Hopps; il funzionario regionale Vincenzo Conigliaro e l’ ex assessore comunale PSI di Castelvetrano, Rosario Allegra. Quest’ ultimo fu accusato di istigazione alla corruzione: proprio lui, secondo l’ accusa, si presentò all’ architetto Massimo Finocchiaro – il dirigente che ha denunciato gli intrallazzi – per tentare di comprarne il silenzio. Nella vicenda venne fuori per la prima volta,  anche un risvolto che porta ad alcuni personaggi di mafia, perché Allegra come tutti sapevano, era genero del capomafia trapanese Francesco Messina Denaro, cognato  di Filippo Guttadauro e di un certo Matteo Messina Denaro. insomma Allegra e Leone condividevano le simpatie per Craxi e secondo i magistrati dell’epoca anche interessi cooperativistici al fine di ottenere finanziamenti.
 Era il periodo dei finanziamenti facili: tanti , ma tanti soldi, buttati in progetti inutili e che nessuno mai sa di preciso che fine abbiano fatto
Enzo Leone era già finito nel mirino del procuratore di Marsala Paolo Borsellino per una storia di compravendita di voti per le elezioni regionali del 1990. leone era supportato da Pietro Pizzo di Marsala. Proprio da quell’ inchiesta è scaturito il capitolo delle cooperative fantasma che lo  portò in carcere su ordine di cattura firmato dal gip Agostino Gristina su richiesta del sostituto procuratore Antonio Ingroia.

Fonte: La Sicilia