Torino è “bruciata”

Capo, posso fare una domanda?
Lotito alza lo sguardo verso il Menestrello, gli fa cenno di andare avanti.
Lo so che non è questo il momento, ma che facciamo dopo? Mi spiego: abbiamo dimostrato quello che sappiamo fare. Siamo una vera e propria squadra investigativa e lo stiamo dimostrando a tutta Italia. Dopo, ci faranno ancora lavorare o cominceranno a metterci i bastoni tra le ruote?
Lotito lo guarda dritto negli occhi:
Qual è il punto, me lo spieghi meglio?
Tiziana interviene per portare a termine il ragionamento di Carlo il Menestrello.
Lo sai come funziona capo, se metti a segno una buona indagine, qualcuno si inalbera. Fuori da queste mura, la gente crede che andiamo tutti d’amore e d’accordo, ma la verità è un’altra.
Non lo so che cosa succede dopo e non ci deve neanche interessare. So bene cosa state pensando tutti. Oggi ci prendiamo la rivincita verso quelli che ci hanno preso per il culo tutto questo tempo. Non solo siamo polizia locale, ma ci siamo messi anche a dare la caccia alla fantomatica mafia nigeriana. So che cosa abbiamo affrontato e come ci hanno preso poco seriamente, eppure eccoci qua. A qualcuno darà fastidio? Se ne faranno una ragione. Adesso dobbiamo rimanere concentrati e chiudere questo lavoro. Al resto ci pensiamo domani. È il momento di andare.
Riggs si alza, raccoglie l’enorme fascicolo di carte sul tavolo e si avvia verso la sala riunioni. Se fosse stato un film, una serie tv, quello sarebbe stato il momento dell’emozione, quello in cui i protagonisti camminano al rallentatore con una musica trionfante in sottofondo. Invece niente di tutto questo. Solo il rumore dei passi e il vociare di centinaia di colleghi stipati e all’oscuro di tutto.
Appena Lotito si affaccia in sala riunioni cala il silenzio. Tutti in piedi. Il commissario capo va subito a stringere la mano al capitano dei carabinieri. Sono da poco passate le cinque del mattino.
Dopo poco meno di un’ora di relazione, gli uomini escono: carabinieri e polizia locale. È il 13 settembre 2016. Una lunga fila di macchine senza lampeggianti accesi e senza sirene parte, alle prime luci dell’alba, per compiere una delle più importanti retate contro la mafia nigeriana. Le pattuglie raggiungono il loro obiettivo e attendono l’ordine dalla sala operativa, stabilita negli uffici della SAT. A coordinare l’operazione il commissario capo e il capitano dei carabinieri. Appena tutti gli obiettivi sono stati raggiunti, non solo a Torino ma anche nelle altre regioni d’Italia, parte l’ordine: eseguite. In simultanea, quasi 200 uomini delle forze dell’ordine scendono dalle loro auto e, armi in mano, sfondano le porte e cominciano ad arrestare gli affiliati dei Maphite e degli Eye. I telefonini vengono immediatamente sequestrati per impedire che gli affiliati possano avvisare complici e sodali. Poco prima delle sei e trenta del mattino cominciano ad arrivare da ogni pattuglia i nomi degli arrestati. Nell’ufficio centrale un tratto di penna mette una spunta a ogni nome. Dopo poco meno di un’ora il risultato è di 22 arrestati. Nei giorni successivi se ne aggiungono due, presi dalla polizia di frontiera mentre tentavano di scappare. La mattina successiva, l’operazione Athenaeum diventa un’agenzia giornalistica di poche righe. Anni di lavoro sintetizzati in poche righe. Perché nel 2016 la mafia nigeriana non fa ancora notizia. [..]
Nel prosieguo delle indagini sulle ramificazioni della mafia nigeriana in Italia, la SAT ha intercettato la seguente conversazione:
Dove possiamo fare affari fratello, possiamo andare a Torino?
Torino è bruciata, non va bene. È rischioso fare affari, c’è gente cattiva lì fratello. Sono fantasmi, ti ascoltano, sanno sempre tutto di te, lascia stare fratello non è buona città. Ce ne sono tante altre dove siamo forti e dove si può fare affari in pace fratello.
Non tutti i Maphite credevano che Torino fosse bruciata. E il commissario Lotito lo sapeva.
19 Luglio 2019. Il commissario Lotito, riconosciuto come uno dei massimi esperti di lotta alla mafia nigeriana, nominato consulente della Commissione parlamentare antimafia, dopo aver condotto diverse altre indagini sulla tratta di esseri umani e un’altra sulla mafia nigeriana (Athenaeum Return), quest’ultima conclusasi il 18 luglio 2019 con l’esecuzione di quindici arresti a carico della nuova struttura del Secret cults Maphite, chiede di essere assegnato ad altro incarico, abbandonando il comando della Squadra antitratta.
La profezia fatta dai suoi uomini durante la notte dei primi arresti diventa realtà. Anche le più importanti indagini, come sempre succede, diventano un trafiletto di agenzia. Anni di indagini, racchiusi in poche righe:

(ANSA) – TORINO – Era un vero e proprio traffico di ragazze quello creato da una donna di origini nigeriane arrestata a Torino dagli agenti della Polizia municipale della sezione di polizia giudiziaria della Procura, Squadra antitratta. La “maman” è accusata di reclutamento, induzione e sfruttamento della prostituzione di due sue connazionali. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, coordinati dal pm Valentina Sellaroli, la donna costringeva le giovani a stare in strada: le vittime dovevano anche pagare un “affitto” per occupare lo spazio sul marciapiede. Chi non lo faceva, veniva allontanato.
(ANSA) – TORINO – Mafia Nigeriana, trovata la “Bibbia”. Grazie alla “Bibbia Verde”, contenuta in un pacco inviato dal- la Nigeria all’Italia e intercettato nel capoluogo Piemontese,  gli investigatori sono riusciti a ricostruire la struttura del clan Maphite, le regole, le cariche e le investiture, i riti di iniziazione, le punizioni. Ogni operazione criminale – spiegano alla Polizia municipale – aveva un nome in codice. Il “Mario Monti” era uno di questi. L’inchiesta svolta dalla squadra mobile e dagli agenti della Poli- zia municipale di Torino, a cui appartiene la Squadra antitratta della Procura, ha portato a una quarantina di fermi, di cui quindici a Torino.
Intercettazioni, pedinamenti, informative, interpreti, lingue, dialetti, tutto sintetizzato in poche righe. Notti insonni, pasti saltati. Tutto dipende dal momento: la mafia nigeriana deve essere sventolata come un trofeo? Fa paura? Non gliene frega niente a nessuno? Basta un’opinione banale, durante un talk televisivo, per riaccendere l’interesse. Nel frattempo, donne, uomini e bambini vengono abbandonati al proprio destino. Sobbalzi momentanei di coscienze assopite.

(Estratto da Mafia Nigeriana. La prima indagine della squadra antitratta di Sergio Nazzaro, edizioni Città Nuova)

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