La Regione Siciliana, bacchettata dall’Europa a rischio fondi Ue per un miliardo

La lettera shock e le  gare «irregolari»

Fesr, Agenda urbana, Poc, rifiuti, porto di Gela: risorse in bilico e progetti con criticità

I giovani scappano dalla Sicilia e a Palermo si “babbia”

BRUXELLES – Se dentro questi palazzoni di vetro (tutt’altro che sterilizzati da sprechi e caste), fra una mozione sulla barbabietola lituana e un tentativo di regolamentare la misura di sardine e acciughe pescate nell’Adriatico, la Sicilia è considerati meno affidabile della regione bulgara dello Yugozapadanen, magari un motivo ci sarà.

 

La narrazione dell’Isola incapace a spendere i fondi comunitari è ormai da anni un classico della letteratura mittleuropea. Gli sforzi per fare meglio – e anche qualche risultato, numeri alla mano – da un paio d’anni ci sono. Ieri, a Bruxelles, Gaetano Armao annuncia un risultato già risaputo, ovvero che «dalla Commissione europea è arrivata la conferma che è stato scongiurato il pericolo di perdere 112,5 milioni di euro, che avremmo dovuto riversare dal bilancio regionale» alle casse Ue per il progetto della tratta ferroviaria Palermo-Punta Raisi.

 

Ma non s’è risolto uno dei problemi più spinosi del rapporto Palermo-Bruxelles: l’interruzione dei rimborsi da parte dell’Ue sul Programma operativo Fesr Sicilia 2014-2020. In gioco circa 600 milioni di risorse da accreditare, sospese perché la Commissione non ha ancora ricevuto una risposta alle istanze sollevate nei mesi scorsi. Marc Lemaître, direttore generale delle Politiche regionali, ha chiaramente parlato di «evidenti elementi di prova che evidenziano carenze significative nel funzionamento del sistema di gestione e controllo del programma in questione».

 

Nella lettera (su cui erano circolate indiscrezioni di stampa, ma che La Sicilia ha potuto finalmente consultare) si elencano le «necessarie rettifiche finanziarie per le carenze» e le «irregolarità dei sistemi esistenti in passato», del Fesr siciliano. A partire dall’uso, «con una procedura molto generica» dei cosiddetti “progetti retrospettivi”: si spostano le risorse europee da progetti in forte ritardo o a binario morto su opere in corso, spesso in fase avanzata, già finanziate con altre risorse nazionali. È il metodo con cui la Regione è riuscita a raggiungere, nel 2018, il target di spesa.

 

In quest’ambito la Commissione segnala che «una delle operazioni campionate» (ovvero il progetto per gli impianti di potabilizzazione di Vulcano e Lipari) era «fisicamente completata prima che la domanda per l’ammissione a finanziamento fosse trasmessa». Come dire: retrospettivi sì, ma c’è un limite. Nella nota si citano anche «irregolarità sugli appalti, non identificate dalle verifiche» della Regione per 4 degli 8 progetti controllati: l’allestimento dei centri funzionali di Protezione civile, il raddoppio ferroviario Palermo Carini Tratta B, le opere fognarie di Aci Castello e la riqualificazione urbana di Bronte. Tutte criticità superabili e in parte anche superate, tant’è che a Palermo c’è ottimismo sullo sblocco dei vecchi pagamenti.

 

E il target di spesa Fesr del 2019? Su questo punto (e non solo), mercoledì pomeriggio, c’è stato un incontro informale fra l’europarlamentare Ignazio Corrao e il deputato regionale Luigi Sunseri con Pasquale D’Alessandro, responsabile per l’Italia alla Dg “Regio” della Commissione europea. Col dirigente Ue, da quanto trapela dai due esponenti del M5S, sarebbe emerso «un quadro preoccupante sul fronte della spesa dei fondi Ue e sull’alta probabilità dell’ennesimo fallimento degli obiettivi della programmazione 2014/2020 per la Sicilia».

Un altro aspetto critico riguarda la riprogrammazione di risorse Fesr. E in particolare i 280 milioni del Poc (Programma operativo complementare) approvato dalla giunta regionale nel febbraio 2018. «Per rendere queste risorse disponibili e spendibili c’è bisogno di una delibera Cipe», ricordano i due esponenti grillini di Bruxelles e Palermo. Pronti ad assumersi la responsabilità politica del M5S al governo di Roma: accelerare l’iter, ma soprattutto evitare il “gioco delle tre carte” (con illustri precedenti nel passato) in cui vengono riciclati, come se fossero nuovi, soldi già disponibili. E il rischio che il Poc finisca nel grande calderone del Piano per il Sud potrebbe esserci. La denuncia qui non basta, serve anche una moral suasion sul governo Conte.

Fonte : LA SICILIA