Sistema Montante, la mafia civile dell’antimafia che non cerca mai la verità

pubblichiamo questo editoriale

di A. MASSIMINO

E’ ormai chiaro a tutti, o quasi, in quale modo in Sicilia abbia funzionato il sistema di Antonello Montante, ex dirigente di Confindustria, attualmente agli arresti domiciliari con una condanna in primo grado a 14 anni sulle spalle, accusato di aver creato una rete corruttiva di spionaggio delle Istituzioni al fine di ottenere informazioni riservate in proprio favore

Aveva ‘montato’ una specie di organizzazione parallela tramite la quale infiltrarsi nella pubblica amministrazione, simulando anche un impegno sul fronte della legalità, tanto da essere chiamato ‘Apostolo dell’antimafia’.

Trattasi, invece, di mafia dell’antimafia, la cosiddetta mafia civile, dato che i soggetti sono dei ‘colletti bianchi’ e non ci sono morti ammazzati in stile Provenzano e Riina.

Si ammazza in altro modo, distruggendo le persone , considerate avversari, con indagini e sospetti

In questo sistema vige la regola dell’omertà e il Montante, per proteggersi da eventuali rigurgiti di verità, teneva tutti sotto scacco avendo creato dei dossier sulla vita di personaggi di ogni tipo, con accurata documentazione su eventuali scheletri negli armadi di ognuno, secondo un principio che sull’avversario è meglio conoscere quante più informazioni sia possibile e al momento opportuno sfruttarle a proprio vantaggio. Se si elargisce un favore, invece, meglio lasciarne traccia per poi “presentare il conto”.

Un sistema questo per “fidelizzare” i suoi interlocutori e creare una vasta rete di rapporti “improntanti a logiche clientelari”, logiche ben note anchal mondo della bassa politica, in cui la raccomandazione ne è l’emblema.

Chi entrava nel sistema Montante, protetto da uomini del Pd siciliano,  aveva, pertanto, il privilegio di far parte di una grande famiglia con sede presso ‘Banca Nuova’, secondo quanto appreso dalla trasmissione REPORT di Rai 3, in cui ci sono personaggi di ogni tipo, ma delle alte sfere, appartenenti ai Carabinieri, alla Polizia di Stato, alla Polizia tributaria, alla Guardia di Finanza, ai Servizi Segreti, alla Magistratura, alla Politica, alle Banche, alla Sanità, al campo farmaceutico, legale, ingegneristico, imprenditoriale, giornalistico  e chi più ne ha più ne metta.

E quando si fa parte di una grande famiglia, così come accade nella Massoneria, o in altri sistemi associativi simili, qualsiasi cosa accada… basta una telefonata o un appuntamento per un breve incontro e il problema è subito risolto.

E così accade che i soggetti entrati nel sistema, diventati intoccabili, si credano pertanto onnipotenti.

Nessuna denuncia potrà mai sfiorarli, poiché ben protetti nelle alte sfere, e in questo delirio di onnipotenza arrivano a pensare di poter fare di tutto e di più rimanendo sempre impuniti, anche di fronte ad azioni di vera e propria delinquenza.

Questo spiegherebbe come mai, alcuni potenti politici e i loro amici, pur avendo gestito affari e appalti, non mai stati indagati. Di esempi ve ne sono a chili. In alcuni comuni considerati a rischio mafia. Si guardava solo in casa dei politici avversari. L’obiettivo era quello di dimostrare che, dove c’era il sostegno dell’antimafia, gli imbroglio mafio-politici non potevano esistere. Quindi, se al Governo c’era Crocetta, sui rifiuti in Sicilia la mafia non metteva le mani, se invece c’era Cuffaro o altri si. Stessa cosa nella sanità che, è giusto ricordare in Sicilia, è il primo grande business del sistema pubblico , dopo la monnezza. I fatti riscontrano però, che, negli anni di Crocetta e dell’antimafia di Montante gli affari per certi gruppi di potere sono cresciuti. Anche in questa direzione, questa antimafia è stata furba. Meglio indagare sui morti di fame colpiti ovunque e lasciare stare chi gira centinaia di milioni di Euro. Come se la mafia è diventata scema e va dietro a debiti e ad aziende collassate. Il core business dei rifiuti e della sanità in Sicilia è stato ben protetto da questo sistema. E infatti, i conti tornano a questi signori, pizzicati adesso dall’inchiesta

Per chi  ha subito  e subisce è una estenuante lotta, perché si trova davanti un muro di gomma su cui tutto rimbalza e torna contro.Anzi,

Attenzione ad esporvi , finire in un inchiesta senza motivo e per vendetta era semplicissimo

L’antimafia come la sacra inquisizione

Nessuno è disposto ad applicare la giustizia richiesta a gran voce dalle vittime, puntualmente osteggiate da un ordine superiore di soprassedere o archiviare, e la disperazione di chi cerca giustizia trova spazio insieme allo sbigottimento.

C’è un però… e ci viene in soccorso un proverbio siciliano, che traduco in italiano: “Bel tempo e mal tempo non durano tutto il tempo”.

Accade sempre qualcosa che scoperchia le pentole e allora il sistema comincia a scricchiolare, dagli armadi cominciano a fuoriuscire gli scheletri, molti accoliti cominciano a prendere le distanze, per poi scappare a gambe levate, si viene assaliti dunque dalla paura e le azioni non sono più moderate ma diventano estreme, rischiando il tutto per tutto nella speranza di raggiungere l’obiettivo prima di essere scoperti completamente.

Montante racconti tutto quello che sa

E lì casca il solito ‘asino’ e sotto di lui troverà solo un terribile precipizio in cui tutto sarà perduto e non si potrà salvare nulla di quanto ottenuto con l’imbroglio, la corruzione, le minacce, i ricatti, l’arroganza e l’interazione del potere economico.

E’ così che dalle stelle si passa alle stalle… e fu subito sera, buio, solitudine, disprezzo da parte degli altri, vergogna che si imprime sulla pelle come un tatuaggio indelebile, condizione che rende la vita un calvario… peggiore di quello che si è fatto vivere alle vittime prescelte.

Nessuna pietà per questa gente, che la giustizia vera faccia il proprio corso e liberi la Sicilia da quest’altro tipo di mafia, nascosta da facciate perbeniste truccate di antimafia, che hanno fatto un gioco sporco ed inquietante.

Un veleno, questo, che ha distrutto la vera antimafia, fatta da tante persone oneste e per bene, anche a costo della propria vita, perché ove questi sistemi non fossero stroncati duramente, la Sicilia buona, quella rappresentata in maggior parte da gente onesta, ne rimarrebbe schiacciata e distrutta per sempre.

C’è un grande desiderio che fermenta tra i Siciliani, poiché non ne possiamo più di tutto questo putridume, ed è la voglia di riscatto, di pulizia, di orgoglio siciliano, che possa sconfiggere questa cancrena di gente, che non vogliamo faccia parte della nostra società.

Gente più opportunamente da assemblare nella spazzatura tra i rifiuti indifferenziati, perché composta da elementi vari con un’unica matrice in comune: la disonestà!

Saremo vigili, perché i Siciliani si sono ormai svegliati dal lungo sonno, pronti anche alla rivoluzione, quella vera, però, una rivoluzione sociale che parta dal popolo e non quella prospettata da fantocci opportunisti.

Fonte: il SUD EST