Agguato mafioso o non mafioso?

Eppure, solamente qualche riga prima, il gip era stato altrettanto netto nell’affermare che, nonostante la capillare attività investigativa della Procura, non era possibile «far luce sul movente e sui responsabili dell’attentato in oggetto».
Una significativa contraddizione rispetto a quanto, nello stesso decreto di archiviazione, il gip sostiene in merito alle “modalità tipicamente mafiose” dell’agguato. Insomma, resta irrisolta nell’archiviazione del gip la domanda fondamentale: movente certo o no? Agguato mafioso o no?
Ecco qual è stata l’opinione fornitaci dal dottor Angelo Cavallo, all’epoca dei fatti sostituto procuratore presso la D.D.A di Messina:

PROCURATORE CAVALLO: La nostra è stata un’archiviazione molto cauta. Il gip, ovviamente, per forza di cosa essendo giudice terzo diventa ancora più cauto e parla ancora di meno quando non può parlare sulla base di elementi oggettivi e di prove. Il movente secondo me, ripeto, è quello che ho detto prima. Antoci, obiettivamente, aveva compiuto un’attività che aveva creato danni veramente seri a certi soggetti. Lo saprete benissimo la storia delle interdittive antimafia, aveva fatto perdere, proprio a queste persone che poi furono intercettate e che si lamentavano dell’operato di Antoci dicendo: “questo pezzo di…” centinaia di migliaia di euro. Quindi il movente secondo me è che qualcuno probabilmente infastidito, di quell’area, da questa iperattività di Antoci lo abbia sottoposto a questo attentato. Non so e non sono in grado di dirlo, certamente, se fu un attentato pianificato da massimi vertici della mafia, questo mi guardo bene da dirlo. Però, devo dire un’altra cosa. Un’altra delle tante obiezioni che ci siamo posti è “ma scusate, se la mafia ha fatto questo attentato è così cretina da fare un attentato in modo che poi si accendano i riflettori su questa vicenda, come poi è stato fatto?”.
FAVA, Presidente della Commissione: Potremmo aggiungere: una settimana prima che il TAR si pronunci sui ricorsi che furono presentati…
PROCURATORE CAVALLO: …che furono rigettati, quindi questi soggetti i soldi li persero per davvero. Perciò io, ma è una mia personalissima opinione, io sono propenso a ritenere che attentato ci fu. Fu un attentato programmato così a livello di, come dire, di ritorsione da parte di alcuni soggetti dell’area che avevano subito dei danni. Questo attentato poi in un certo senso… forse determinate famiglie mafiose lo ebbero a subire… capirono bene che non aveva alcun senso reagire neanche nel senso di punire, come a volte si legge nei libri di mafia, chi compie queste azioni senza il preventivo consenso, semplicemente perché subito dopo si è messa in moto una macchina del fango molto efficace mi riferisco agli esposti anonimi, mi riferisco agli articoli di giornale. (…) Quindi la mafia, semmai si è posta il problema di cosa fare a questi soggetti, ha ben capito che alla luce di quello che stava uscendo non c’era più bisogno di fare nulla. Cioè non c’era bisogno di punire qualche soggetto che magari aveva voluto fare queste azioni un po’ estemporanee senza chiedere il consenso…
FAVA, Presidente della Commissione: Però se davvero fosse stata questa, immaginiamo, la ricostruzione: altri attentatori che per far ricadere la colpa o per mandare un messaggio alle famiglie più coinvolte della zona organizzano questa cosa… però c’erano anche le bottiglie molotov, cioè si dava la sensazione che quell’attentato volesse arrivare a compimento…
PROCURATORE CAVALLO: … mi sono sempre chiesto quelle bottiglie molotov se non fosse arrivata la Suzuki Vitara le avrebbero veramente usate o erano solo lì come le cicche? Cioè per dire “vedi stai attento noi ti abbiamo sparato…” non con una doppietta, come scriveva l’anonimo, con un semi-automatico “… ti abbiamo sparato con un fucile che, ovviamente, non penetra la blindatura; ti volevamo fermare la macchina, ti volevamo lanciare le molotov per costringerti ad uscire”. Questo era chiaro il messaggio… però io mi sono sempre chiesto queste bottiglie poi le avrebbero veramente lanciate? Non sono così sicuro. Secondo me bastava quell’attentato così come era stato fatto.

Secondo il dottor Cavallo, dunque, l’attentato poteva andar bene a chi lo aveva ordito così come si era concluso: solo un atto dimostrativo. Resta il fatto, non irrilevante, che di questa riflessione condivisa dal procuratore Cavallo con la Commissione non vi è alcuna traccia nella richiesta di archiviazione presentata dalla D.D.A. di Messina (e il PM Cavallo fu uno dei firmatari) al gip.

 

http://mafie.blogautore.repubblica.it/