Rapporti Libera-Montante, Ciotti mi ha querelato: mercoledì il processo a Ragusa

Di Angelo Di Natale

Rapporti Libera-Montante, Ciotti mi ha querelato:

mercoledì il processo a Ragusa

Mercoledì 18 dicembre comincerà dinanzi al Tribunale di Ragusa il processo per diffamazione a mezzo stampa che mi vede imputato, come (all’epoca dei fatti) direttore responsabile de La Prima Tv, insieme a Enzo Guidotto, intervistato per l’occasione sui tanti dubbi suscitati dalla condotta dei dirigenti di ‘Libera’ rispetto al sistema-Montante. I fatti risalgono a poco più di un anno fa: il 12 novembre 2018 in una storica puntata intitolata ‘L’apostolo dell’Antimafia’ condotta da Paolo Mondani e Sigfrido Ranucci, Report affronta quanto emerge dall’inchiesta sul sistema Montante e tenta, invano, di avere da Pio Luigi Ciotti, presidente dell’associazione ‘Libera, associazione, nomi e numeri contro le mafie’ risposte e chiarimenti in merito ai rapporti con lo stesso Montante.

Sul tema ho chiesto ad un bravissimo giornalista, Marco Milioni, allora collaboratore de La Prima Tv, di intervistare Enzo Guidotto, siciliano trapiantato in Veneto e da decenni limpido testimone dell’impegno autentico nell’educazione alla legalità e nel contrasto alle mafie, tra i fondatori peraltro di Libera in quella regione.

La Prima Tv, sotto la mia responsabilità, trasmise, il 21-11-18, una versione breve di quell’intervista in un servizio dal titolo ‘Guidotto: Anche Libera era caduta nella rete di Montante’ e, il 6-12-18 una ben più ampia (consultabile qui https://www.youtube.com/watch?v=OzCDvS8bJR4

) in un approfondimento contenuto nella rubrica Il Fatto del giorno, dal titolo ‘Sistema Montante, servizi segreti e la missione di Banca Nuova: e Libera dovrebbe spiegare’.

Né Guidotto nella sua analisi – lucida, coerente ed onesta, votata esclusivamente al valore della verità – né io, nelle considerazioni e nei commenti con cui ho presentato l’intervista, abbiamo mai diffamato alcuno, ma semplicemente riferito fatti veri, di (altissimo) pubblico interesse, con argomentazioni critiche espresse in forma più che corretta.

Il presidente di Libera ha ritenuto di sporgere querela per diffamazione a mezzo stampa, addirittura con l’aggravante dell’attribuzione di fatto determinato, e – in virtù di una non comune fantasia creativa – anche per calunnia (!).

La Prima Tv, piccola testata di periferia, in questo caso non ha scoperto alcun fatto nuovo, né cercato prove su materie controverse, ma semplicemente presentato una lettura della realtà – con i suoi elementi certi e i tanti dubbi – onesta, limpida, priva di pregiudizi, finalizzata alla ricerca della verità.

Per esempio, auspicando che Ciotti, anziché rifiutare per mesi di dare una risposta a Report, chiarisse se le 26 telefonate annotate da Montante nel suo diario segreto nei giorni precedenti la sua nomina ai vertici dell’Agenzia per i beni confiscati alla mafia le avesse effettivamente ricevute o no (e, ovviamente, se sì, quale ne fosse il contenuto).

I dubbi, poi, anche al di là di quanto contenuto in quei due servizi de La Prima Tv, sono tanti e riguardano per esempio i rapporti tra Ciotti e Montante anche quando il primo era già a conoscenza, come nel processo potrà testimoniare Attilio Bolzoni citato come teste, dell’inchiesta per associazione mafiosa aperta dalla procura di Caltanissetta nei confronti di Montante.

Il mio profilo di imputato è duplice.

Innanzitutto sono accusato per omesso controllo in quanto direttore responsabile: ho controllato, eccome! E ho deciso che quell’intervista non solo potesse, ma dovesse, essere trasmessa anche in quelle parti nelle quali Ciotti e la sua vice Rando hanno visto – in un loro fantasioso mondo ribaltato – reati nei loro confronti.

Poi sono anche imputato per avere in un mio commento (leggo nell’atto di citazione) “in chiusura dell’intervista lasciato trasparire un’inquietante vicinanza della predetta associazione all’affaire-Montante, così offendendo la reputazione di Ciotti Pio”.

Siccome le ‘distanze’, e quindi anche le ‘vicinanze’, si rilevano con parametri oggettivi, attendo che il processo proceda a queste ‘misurazioni’.

Non mancheranno fonti documentali e testimoniali a far luce sulla verità delle cose.

Su un punto concordo con i querelanti: definire inquietante quella (vera o presunta) vicinanza. Io personalmente ho vissuto, e vivo, quell’inquietudine. Che certo non ha contribuito a placare l’intervista rilasciata da Ciotti a MeridioNews il 16 marzo 2016 quando Montante è ancora, potentissimo, in libertà, anche se da oltre un anno è noto pubblicamente che sia indagato per mafia: e a Ciotti, informato personalmente da Attilio Bolzoni, lo è ancora da più tempo. Di seguito il link, contenente anche la registrazione audio-video, di quell’intervista ( https://meridionews.it/articolo/41565/don-ciotti-libera-e-le-polemiche-su-montante-molti-combattono-antimafia-anziche-la-mafia/ ). Mi inquieta ancora oggi la risposta di Ciotti: ‘spero che Antonello possa dimostrare la verità’.

Ma – osservo io – quale verità potrebbe ‘dimostrare’ Antonello, se non la ‘sua’? E della verità tout court, che quindi possa non essere la sua, non interessa niente?

#Libera #Montante #Ciotti