La grande crisi del commercio e delle partite IVA del meridione: chiudono 14 negozi al giorno e tutti vengono pure accusati di essere evasori

Crescono le attività dei cinesi e il commercio locale chiude con le conseguenti bastonate del fisco

La grande crisi che colpisce il sud non riguarda solo la disoccupazione che sta spopolando molti comuni di Sicilia, Calabria e Basilicata. La grande crisi sta annientando il commercio a dettaglio, gli ambulanti e le tante attività legate alla partita iva che facevano parte di quel lavoro autonomo che caratterizzava il bisogno di un lavoro “fai da te” in mancanza di altro,
Il comparto non è andato mai così male come negli ultimi 4 anni. Ogni giorno, secondo le statistiche ufficiali, chiudono nel profondo Sud, 14 negozi e se non ci saranno inversioni di tendenza il 2020 si chiuderà con una ulteriore flessione .Il calo di giro d’affari stimato per il 2020 è di oltre un  miliardo di euro rispetto al 2019. la Sicilia, in questo tunnel della crisi è ai primi posti. I negozi locali chiudono e beccano pure la mano dura dell’Agenzia delle Entrate e i cinesi aprono a volontà.

La Confesercenti rende note le stime per l’anno in corso e c’è davvero poco da stare allegri. La mini ripresina è finita la spesa delle famiglie italiane è tornata a frenare. I dati ci dicono che oggi le famiglie spendono ancora 2.530 euro in meno rispetto al 2011, certifica Confesercenti. L’impatto della situazione economica nel settore è stato devastante: ormai quasi un’attività commerciale indipendente su due chiude a tre anni dall’apertura. Tutto questo pare interessare poco politici e addetti ai lavori. Certo, chi alle dipendenze dello Stato o ha rendite di nonnni è papà possidenti, non può avvertire questo disagio. Anche i bambini sanno che,dove c’è depressione economica la malavita e la mafia sguazzano. Anche questo argomento sembra non interessare nessuno.
L’emorragia delle piccole attività dal 2011 ha portato a bruciare almeno quattro miliardi di investimenti delle imprese. Oggi rispetto al 2011 ci sono 42mila negozi in meno. E solo quest’anno saranno cinquemila le saracinesche che saranno tirate giù.
«C’è bisogno di un intervento per fronteggiarla: chiederemo al governo di aprire una tavolo di crisi», dice Patrizia De Luise, la presidente di Confesercenti. Le famiglie spendono meno e la difficoltà non è limitata più alle sole aree povere del Paese.
In Lombardia per esempio hanno ridotto i loro consumi del 3,5 per cento, in Veneto del 4,4%. Poco meno di quanto è avvenuto in Calabria dove la contrazione della spesa è stata del 4,8%. La frenata ha inoltre portato a un riorientamento delle scelte di consumo verso canali dove più esasperata è la concorrenza sul prezzo: outlet e web.

Per molti politici e alti dirigenti dello Stato parlare di queste cose è di secondaria importanza. Intanto la Sicilia e il Meridione soffocano, i giovani scappano e i privilegiati al potere ridono. Il sud può affrancarsi da tanti mali come la mafia, solo se si favorirà un modello di sviluppo economico e sociale compatibile. Non basta solo sbattere la gente in galera. Chi ha voluto questo disastro  economico agevolando la mafia, sta pagando il conto? Molti sono nel dubbio che qualche furbo , non solo abbia sfruttato le disgrazie altrui ma forse si è pure avvantaggiato dall’azione di repressione dello Stato. Se la gente dovrà ancora elemosinare il lavoro  con il leccamento di piedi a politici, mafiosi o all’antimafia di potere, la Sicilia è sud in genere saranno solo colonie elettorali per i potenti di turno.