SCUOLA DI GIORNALISMO LABORATORIO DI ANALISI DELLA STAMPA QUOTIDIANA

Di Gregorio Arena

SCUOLA DI GIORNALISMO

LABORATORIO DI ANALISI DELLA STAMPA QUOTIDIANA

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ESERCIZIO DEL GIORNO

Tutti i talk show italiani sono impegnati nella analisi e nella critica di alcuni comportamenti considerati non in linea con l’etica politica e la deontologia professionale.

IL CASO

Un politico molto noto ha utilizzato la televisione per indirizzare accuse e sospetti contro un inerme cittadino, additato all’opinione pubblica come responsabile di comportamenti illegittimi e illegali. Il politico non aveva alcuna prova. Il cittadino è costretto a subire le conseguenze “sociali” delle accuse subite, senza avere avuto alcuna possibilità di difendersi, o semplicemente di replicare.

L’ETICA POLITICA

Tutti i commentatori e tutti i soggetti politici interrogati sono concordi nel definire quantomeno “scorretto” il comportamento dell’uomo politico autore delle accuse.

L’ETICA GIORNALISTICA

Tutti i commentatori sono concordi nel criticare i giornalisti che “acriticamente” hanno messo a disposizione i loro “media” consentendo la distribuzione “virale” del messaggio politico giudicato “scorretto”.

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OGGI

Il caso di cui tutti parlano e tutti si indignano è quello della “citofonata” di Matteo Salvini a casa della persona che la mamma di un ragazzo morto per overdose ha indicato – in diretta – come spacciatore di droga.

Decine di commentatori reclamano l’esigenza almeno di una prova prima di una accusa in diretta tv. E denunciano le gravi ripercussioni sociali e psicologiche che deve affrontare la famiglia del giovane accusato di essere uno spacciatore in diretta tv.

IERI

Il caso di studio che proponiamo in questo esercizio è identico sotto il profilo della “scorrettezza” dei comportamenti. E perfino più grave per le conseguenze sociali e penali che ha prodotto.

Parliamo infatti delle accuse di assenteismo che l’ex presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta ha rivolto contro il giornalista Gregorio Arena, in diretta Tv durante una delle trasmissioni di Massimo Giletti.

Arena ha perso il lavoro. E nessuno l’ha mai più ammesso in una redazione. Tutti i seguaci di Giletti hanno pensato, insieme al conduttore, che il licenziamento, la disoccupazione e la gogna mediatica fossero il giusto contrappasso per chi aveva lucrato lauti stipendi senza lavorare.

Nessun talk show si è mai più occupato del caso. Neanche quando – sette anni dopo – un Tribunale della Repubblica ha ribaltato la scena: confermando l’irreprensibilità del comportamento professionale di Arena e l’immotivata ”incontinenza” delle accuse e dei comportamenti di Rosario Crocetta, che all’epoca dei fatti, in quanto Presidente della Regione, era anche a capo delle forze di polizia nella Regione.

Nessuno si è mai occupato delle conseguenze e dei danni professionali, personali e sociali che Arena e la sua famiglia hanno subito a causa delle accuse infondate e dell’ingiusto licenziamento in diretta.

CONCLUSIONI

Se il politico è socialmente antipatico alla “intellighenzia” politico-giornalistica del Paese, per lui non c’è scampo. Nessuno dei suoi comportamenti sarà osservato con indulgenza e neanche con imparzialità. Proveranno a incriminarlo per qualsiasi fatto o circostanza sia riferibile ai suoi comportamenti presenti, passati e futuri. Se le incriminazioni non saranno sufficienti a una condanna giudiziaria, sarà il tribunale mediatico a inchiodarlo alle sue responsabilità sociali.

Se il politico è socialmente “simpatico” alla stessa oligarchia politico giornalistica, se professa religioni intoccabili come l’ “antimafia” e canta “bella ciao” in diretta tv, allora può permettersi qualsiasi licenza. Ogni “incontinenza” passerà inosservata dinanzi al filtro dell’indignazione televisiva.

E questa generale impunità gli verrà garantita “a vita”: anche quando i tribunali certificheranno la sua colpevolezza e quando le Procure arresteranno tutti i suoi sodali finti “antimafiosi”.

NOTA PERSONALE

A livello sia giornalistico che politico non ho alcuna simpatia per Matteo Salvini. Osservo la sua spregiudicatezza e non posso fare a meno di confrontarla con la pavidità e la pochezza di tutti gli altri comprimari che occupano oggi indegnamente la scena della politica. Osservazione che mi crea non pochi problemi dinanzi all’urna elettorale.

A livello personale e giornalistico osservo che Rosario Crocetta, personaggio che incredibilmente ha occupato per qualche anno la prima fila della scena politica siciliana, è stato più volte condannato per diffamazione. Che risulta incriminato in una serie di inchieste sulla finta antimafia siciliana, sulla gestione dei rifiuti, su quella dell’energia e in molte altre in cui gli interessi dei suoi amici industriali hanno avuto un ruolo prevalente rispetto agli interessi dei siciliani. Osservo anche che il suo “dante causa”, tale Antonello Montante da Caltanissetta, gran “puparo” dell’antimafia farlocca, è già stato condannato in primo grado e che è ancora coinvolto in numerosi processi. Crocetta era una sua creatura. E per questo motivo è coinvolto in tutti i processi contro Montante.

Stranamente nessun giornale nazionale ne parla. Nessun talk show si interroga sulla beffa della falsa antimafia. Nessun commentatore si indigna per tutto ciò.

Ecco perché il giornalismo italiano ha bisogno di interrogarsi e di rigenerarsi profondamente, “purgandosi” da tutte le tossine della politica e della faziosità interessata dei potentati economici che oggi dominano la scena dell’editoria televisiva, stampata, o diffusa per internet.

Gregorio Arena