La targa camuffata

Nella sua Relazione dell’8 settembre 1989 Loris D’Ambrosio precisa che l’affermazione di Stefano Soderini, secondo cui Giusva Fioravanti «era solito usare più targhe che tagliava per ricostruirne un’altra con i numeri conseguentemente “modificati”», riflette una prassi molto diffusa negli ambienti della destra eversiva, specialmente tra gli esponenti di Terza posizione e dei Nar.
Più volte, nei relativi covi, si sono trovate targhe tagliate e/o modificate in quel modo. La Relazione si riferisce in particolare alle targhe –in gran parte tagliate –rinvenute a Roma l’8 ottobre del 1982 in occasione dell’arresto di tre membri di Terza posizione. Una di queste targhe era «composta da due parti trattenute da nastro adesivo», proprio come quella della Fiat 127 del caso Mattarella18.I tre arrestati risultavano collegati a Enrico Tomaselli, il giovane luogotenente di Francesco Mangiameli, «chiamato a ricompattare l’ambiente “tercerista” siciliano dopo la morte di quest’ultimo» (tercerista è un’espressione ispanica con cui i membri di Tp designano se stessi). Non si tratta quindi –prosegue la Relazione –di soggetti del tutto estranei all’ambiente dei Nar, dato che all’epoca del loro arresto i Nar «operavano congiuntamente al gruppo dei terceristi e disponevano anche di “covi” e “basi” comuni dove confluivano quasi indifferentemente armi, documenti, targhe, procurati dall’uno o dall’altro gruppo». Inoltre, data la frequentazione continuativa tra gli uni e gli altri, non può certo sorprendere «il reciproco scambio di esperienze, fra cui ben potevano rientrare, insieme alle modalità di falsificazione dei documenti […], quelle concernenti le modalità di falsificazione delle targhe»19.A questo punto la Relazione si sofferma sull’esito di una perquisizione di notevole rilievo, operata dal nucleo operativo dei carabinieri di Torino il 26 ottobre del 1982 (quindi pochi giorni dopo l’operazione romana di cui sopra) in un covo di Terza posizione che si trovava in un appartamento di via Monte Asolone,nel capoluogo piemontese, affittato sotto falso nome a Fabrizio Zani, uno dei leader di quella formazione.
La Relazione suggerisce agli inquirenti di Palermo di svolgere accertamenti accurati su «due pezzi di targa» lì rinvenuti, che hanno tutto l’aspetto di una «targa virtuale» componibile proprio con i pezzi residuati dal camuffamento di targa operato dagli assassini di Mattarella sulla Fiat 127: «Va pertanto sottoposto ad accurato accertamento quanto rinvenuto il successivo 26.10.1982 in Torino, nel c.d. covo di via Monte Asolone (v. RR. GG. 21.10.1982 dei CC Rep. Op. Torino, all. 14) già in uso a Zani Fabrizio, da tempo latitante, aderente a Terza posizione e particolarmente vicino a Enrico Tomaselli. Nel covo vengono rinvenuti – fra l’altro – due pezzi di targa, uno comprendente la sigla PA e l’altro contenente la sigla PA e il numero 563091. Non si precisa, nel verbale, se si tratta di parti di targa o di targa intera. La circostanza merita di essere accertata poiché, oltre che della stessa sigla PA, la targa rinvenuta a Torino risulta composta con gli stessi numeri (pur se diversamente collocati) rimasti […] in possesso degli autori dell’omicidio dell’on. Mattarella dopo la alterazione della targa della vettura utilizzata per commettere il fatto (PA -5.3.0.9.1.6; targa rinvenuta in Torino: PA -5.6.3.0.9.1.)»
Nell’intestazione del verbale di sequestro di via Monte Asolone l’appartamento preso in affitto da Fabrizio Zani viene definito, non a caso, come una base a disposizione di elementi della destra eversiva appartenenti indifferentemente ai Nar o a Terza posizione.Il materiale sequestrato è copiosissimo e comprende moduli in bianco per costruire documenti falsi, segnatamente tesserini di appartenenti all’Arma dei carabinieri, nonché divise della stessa Arma e di altri corpi di polizia.
Ma vediamo anzitutto chi è Fabrizio Zani e quali sono i suoi rapporti con Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini

 

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