Depistaggio via d’amelio botta e risposta tra testimone e pm

*Botta e risposta tra pm e la testimone* – Botta e risposta tra pm e Ilda Boccassini al processo sul depistaggio sulle indagini sulla strage di via D’Amelio. Ad innescare la polemica sono le parole di Ilda Boccassini che, rispondendo alle domande dell’avvocato Fabio Repici, che le chiede perché “in questi anni non aveva mai detto degli incontri tra il Procuratore Tinebra e Vincenzo Scarantino prima degli interrogatori”, ha controreplicato: “Sono 30 anni che mi chiedo perché su questi fatti Tinebra non è mai stato sentito da Caltanissetta”. A questo punto il procuratore aggiunto Gabriele Paci ha detto: “Evitiamo di trasformare questo processo in una sorta di mercato. Tinebra fu sentito nel Borsellino quater e quindi evitiamo di fare commenti”. A quel punto è intervenuto il presidente del Tribunale Francesco D’Arrigo che ha chiesto a “tutti di abbassare i toni”. Momenti di forte tensione si sono registrati anche quando Boccassini ha detto: “Non fa onore a chi indossa la toga avere raccolto certe dichiarazioni, come quando Scarantino disse di essere stato minacciato da me e da La Barbera. Questa era una calunnia bella e buona ma non sono stata tutelata”. Immediata la replica del pm che attacca: “Presidente la invito a far presente alla teste che si deve limitare a rispondere alle domande. Non siamo qui per prendere lezioni da nessuno. Visto che si parla di decoro delle toghe, cosa si doveva fare in quel caso, non verbalizzare quello che diceva Scarantino?”. L’ex aggiunto di Milano ha anche raccontato che tra il 1992 e il 1994 “diversi collaboratori di giustizia parlarono di moltissimi magistrati siciliani, tantissimi, oppure ne volevano parlare, ma non era mai il momento buono”. E ha fatto il nome di Pietro Giammanco, ex procuratore capo di Palermo. “E’ stato poi iscritto nel registro degli indagati dopo le dichiarazioni rese da alcuni collaboratori – dice – era uno dei tanti magistrati indagati a Caltanissetta”.