L’ITALIA-glietta AI TEMPI DEL CORONAVIRUS. Storia di un Paese allo sbando

L’ITALIA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Ci permettiamo con molta umiltà di “parafrasare” Gabriel García Márquez autore del famoso romanzo “L’amore ai tempi del colera” cosi come ha fatto il sito L’Opinione. Quello che sta accadendo in Italia , merita una seria riflessione sul sistema “Paese”

La fortuna di avere medici e operatori sanitari preparati ci salverà

“Noi uomini siamo poveri schiavi dei pregiudizi.”

Il virus che sta mettendo in evidenza tutte le debolezze del sistema politico , economico e sociale

L’Italia un paese che si divide su tutto.  Una Nazione che usa spesso  la Giustizia per affondare gli avversari e non per cercare colpevoli. Un Paese che litiga pure sull’identità nazionale e che non sa proteggere i propri cittadini. La gestione del virus mette in evidenza disastri sociali ed economici nascosti volutamente dalla stampa di regime che vuol un popolo sottomesso a falsi sistemi ideologici e al potere delle banche. Un Paese dove devi aver paura ad esprimere le tue opinioni verso il potere sostenuto da apparati istituzionali protetti dalle procure. Un Paese dove se non “appartieni” potresti finire per “morire” sotto gli attacchi mediatici mirati o per qualche inchiesta  mirata.  Un Paese che attacca quei magistrati che non guardano in faccia a nessuno neanche i politici di sinistra e che cercano di svelare i tanti misteri della recente storia, stragi comprese. Un Paese che vede una classe politica pronta ad aumentare le tasse e usare l’arma della giustizia piuttosto che migliorare l’arma della Giustizia. Un Paese dove , la burocrazia perversa e la corruzione limitano tutto . La corruzione è ovunque ma spesso si guarda solo in casa del nemico favorendo gli amici imprenditori. Un Paese dove i politici tirano a campare sui sondaggi e non guardano i bisogni della gente , fanno di tutto per le loro poltrone , evitando di parlare di strategie future per il bene di tutti .  Un Paese dove molti godono sulle disgrazie altri e non godono della gioia della crescita sociale. Un Paese che non è stato capace di bloccare l’infezione e che sta facendo umiliare i propri concittadini in giro per il mondo 

“Ahi serva Italia, di dolore ostello,  nave sanza nocchiere in gran tempesta,  non donna di provincie, ma bordello!», vv. 76-78

Dal sito L’Opinione

Dopo le altisonanti rassicurazioni sparse a piene mani soprattutto dal ministro della SaluteRoberto Speranza, e dal premierGiuseppe Conte, alla fine il temibile Coronavirus ha fatto il suo sinistro ingresso in Italia, facendoci balzare al primo posto in Europa per numero contagi.

Dunque a nulla sono serviti i miracolistici provvedimenti adottati dall’Esecutivo in carica, compreso l’inutile esborso di 400mila euro di quattrini del contribuente per riportare a casa Niccolò, il 17enne che era rimasto bloccato in Cina con la febbre, ma che è poi risultato negativo ai test. Ma tanto è bastato al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per riprendersi la scena da protagonista nel nostro inguardabile teatrino dell’assurdo.  il leader dei 5 Stelle nel corso di una conferenza stampa tenuta in Spagna, avrebbe inglesizzato il micidiale agente patogeno con un magnifico “coronavairus”, ignorando che il termine virus deriva direttamente dal latino.

Comunque sia, i fatti drammatici di questi ultimi giorni, in cui già si contano i primi morti, ci raccontato la solita storia di un Paese drammaticamente affetto da faciloneria, improvvisazione e cialtronaggine. Virus questi ultimi che vengono da molto lontano e il cui vaccino, ahinoi, non è stato ancora creato.

A tal proposito registriamo la dura presa di posizione del medico e accademico Roberto Burioni, da sempre in lotta contro gli irresponsabili ciarlatani che sparano a zero contro i vaccini in generale. “La notizia che speravamo di non dovervi dare è arrivata: il virus è in Italia. È arrivato come avevamo già previsto, dalla Cina”, ha esordito in un video il noto virologo. Prendendo poi di petto il modo con il quale è stata affrontata tale emergenza, ha aggiunto: “Tutto questo ci fa capire quanto fossero sbagliate alcune declamazioni tranquillizzanti di certa politica nei giorni scorsi. Non bisogna prendere alla carlona questa cosa. La quarantena di tutte le persone che tornano dalla Cina è l’unico modo di bloccare questo virus”.

Parole sagge e responsabili che contrastano con la linea eccessivamente rassicurante del Governo giallo-rosso. Da questo punto di vista si può comprendere la necessità di evitare che si scateni il panico nella popolazione. Tuttavia, così come ha poi esortato a fare lo stesso Burioni, non occorre esagerare in senso opposto facendoci abbassare la guardia. Bisogna invece adottare una seria linea di prudenza ed attenzione. “È un piccolo passo quello che il virus è riuscito a fare – ha concluso il celebre studioso – ma non dobbiamo concedergliene altri”.

Altrettanto lapidaria la critica di Walter Ricciardi, docente alla Cattolica e membro del Consiglio esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità. In una intervista rilasciata a “La Stampa”, lo studioso sostiene che sul coronavirus “l’Italia ha commesso grossi passi falsi. Paghiamo il fatto di non aver messo in quarantena da subito gli sbarcati dalla Cina. Abbiamo chiuso i voli, una decisione che non ha base scientifica, e questo non ci ha permesso di tracciare gli arrivi, perché a quel punto si è potuto fare scalo e arrivare da altre località. Inoltre, quando vengono contagiati i medici significa che non si sono messe in campo le pratiche adatte, oltre al fatto che il virus è molto contagioso. Francia, Germania e Regno Unito, seguendo l’Oms, non hanno bloccato i voli diretti e hanno messo in quarantena i soggetti a rischio”.

Non credo che, di fronte ad un argomento così serio, si possa aggiungere altro. A questo punto ci aspettiamo più fatti e meno chiacchiere da chi è chiamato ad affrontare il problema sanitario. Un problema il quale, se dovesse ingigantirsi, potrebbe comportare gravissime ripercussioni economiche per un sistema già particolarmente fragile di suo. Ma questa, almeno per ora, è tutta un’altra storia.

Fonte L’Opinione