Valentina e la “guerra” di Taranto

Le feste di Natale sono appena terminate ma ancora il clima natalizio si trascina per le strade, con le luminarie ancora accese e gli articoli rimasti invenduti esposti già in vetrina a metà prezzo. Valentina ha solo sei mesi, è nata nell’estate del 1990, quella del Mondiale di Calcio giocato “in casa”, con le “Notti Magiche” cantate da Edoardo Bennato e Gianna Nannini. Valentina ha appena trascorso il suo primo e unico Natale della sua breve vita. Viene uccisa insieme al padre Cosimo Guarino, il 9 gennaio 1991. Cosimo era la vittima predestinata, cognato di Gianfranco Modeo, un boss protagonista di una belligeranza che nel 1990 ha causato trentuno morti, che al momento dell’accaduto era in carcere per scontare ventidue anni per omicidio, con i fratelli Riccardo e Claudio, reclusi anch’essi.
Per capire le dinamiche dell’omicidio padre-figlia è necessario fare qualche passo indietro.
Era il settembre del 1988, quando a Taranto  un boss capace di tenere riuniti i clan, venne assassinato. Il suo nome era Francesco Basile, soprannominato “Don Ciccio”. La sua morte fu il movente che scatenò in particolare una faida sanguinosa tra due clan: quello dei fratelli Modeo, quindi Gianfranco, Riccardo e Claudio e quello del fratellastro Antonio Modeo, noto come “il messicano”, assassinato nel 1990 ad agosto a Bisceglie, che aveva creato una rete di rapporti con i gruppi calabresi di Pasquale Palamara (ucciso sette giorni prima di lui) e con gli uomini della Nuova Camorra organizzata  di Cutolo. Questa faida ebbe inizio per accaparrarsi il controllo sul racket delle estorsioni e sul traffico degli stupefacenti, e inaugurò l’anno 1991 con sangue e violenza gratuita. Soltanto nei primi nove giorni di gennaio gli omicidi commessi furono quattro: il 2 gennaio venne assassinato Paolo Cantarone davanti a un bar di Sava, un comune in provincia di Taranto, aveva trentatré anni ed era legato ai fratelli Modeo, nel giro del traffico di stupefacenti; sei giorni dopo toccò al suo migliore amico, Felice Geremia, ucciso nella periferia di San Marzano di San Giuseppe, aveva ventinove anni e precedenti penali per estorsione.
Il 9 gennaio il bersaglio dei sicari era il cognato di Gianfranco Modeo, Cosimo Guarino, trentotto anni; con lui venne assassinata anche la sua bambina, Valentina. Il duplice omicidio avviene poco dopo le ore 20 a Taranto, in Puglia, al quartiere Tamburi, purtroppo conosciuto per le  frequenti attività criminali che vi si manifestano. La strada era buia, Cosimo era alla guida della sua “Lancia Prisma” in via Lisippo, all’interno dell’autovettura c’era l’intera famiglia; la madre di Valentina teneva la sua unica figlioletta in grembo. Un’altra auto in movimento era sbucata dal nulla, i suoi fanali sembravano squarciare il buio. Chissà se Cosimo avrà percepito la strana sensazione di sentirsi seguito, se avrà avuto voglia di andare più veloce per fuggire, se avrà pregato che chiunque li stesse seguendo prendesse soltanto lui e risparmiasse la sua famiglia… L’auto dei sicari era già accanto alla sua. Non ebbe più tempo per pensare ad una soluzione rapida, per proteggere il fragile e piccolo corpo della sua bambina.
Dall’auto misteriosa provennero assordanti colpi di pistola, il finestrino dell’auto di Cosimo si frantumò in centinaia di cocci di vetro che caddero secchi sulla pelle dell’uomo, della donna e della bambina. I proiettili presero in pieno Cosimo e colpirono sua figlia al viso. La donna fu l’unica a rimanere illesa. L’auto dei sicari scomparve subito di nuovo nel buio, nessuno vide niente, nessun testimone. Padre e figlia furono trasportati d’urgenza dai soccorritori all’ospedale Santissima Annunziata, ma era troppo tardi: morirono entrambi.
Valentina aveva sei mesi; il sesto è il mese d’età in cui i lineamenti dell’infante iniziano a definirsi, in cui gli oggetti acquisiscono ai piccoli occhi tridimensionalità, il periodo in cui si inizia a vedere il mondo da un’altra angolazione e si esplorano i volti del papà e della mamma. A Valentina tutto questo non fu concesso.
E ben presto, con la Guerra del Golfo che sarebbe scoppiata una settimana dopo, l’omicidio di Valentina si perse nelle pagine dei giornali e, purtroppo ancora una volta, si sarebbe tornati a credere che la mafia avesse un codice morale che risparmiasse dalle loro faide donne e bambini.

 

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