Coronavirus: e venne il tempo degli scienziati in vetrina. Basta alla sindrome della visibilità a tutti i costi

Se il Covid fa litigare gli scienziati, significa che la soluzione non è vicina

Troppe le uscite pubbliche degli scienziati e troppe le notizie non utili date in pasto all’opinone pubblica . Gli scienziati non si possono permettere il lusso di litigare come fanno i politici. Gli scienziati non possono permettersi di scherzare su temi scientifici che non trovano riscontri attendibili. Tutti pronti ad andare in televisione. Poi anche dei Nobel che litigano. A chi dobbiamo credere? Occorre parlare meno e agire di più. Non siamo nel medioevo. Il tempo dei maghi è passato


A volte per questioni formali, altre più di sostanza. Ma è certo che tra i nostri scienziati questa emergenza è stata una scintilla (ancora accesa) che ha spesso attizzato polemiche e botta e risposta anche molto accesi tra uomini e donne di scienza in tutta la penisola e a tutti i livelli

Ma quanto piace agli scienziati litigare? Ad analizzare quanto successo fino ad oggi con l’emergenza da Coronavirus, potremmo dire parecchio.

L’ultima polemica in ordine di tempo è quella tra il direttore aggiunto dell’Oms Ranieri Guerra e Walter Ricciardi, membro dell’Executive Board dell’Oms. Che tra i due non corresse buon sangue è cosa nota negli ambienti della sanità fin dai tempi in cui Guerra era Dg della Prevenzione del Ministero della Salute e Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità.

Oggetto del contendere della nuova scaramuccia proprio l’appartenenza di Ricciardi all’Organizzazione internazionale. A lanciare il sasso è Guerra che oggi su Rainews afferma: “Walter Ricciardi è il rappresentante italiano presso il board dell’Oms. Non ha niente a che fare con l’organizzazione. È un supercampione della sanità pubblica nazionale, ma non parla a nome dell’Agenzia”. Pronta la replica: “Io sono il rappresentante italiano nel Comitato esecutivo dell’Oms, designato dal governo per il periodo 2017-2020. Non sono cioè un dipendente dell’Oms”.

Ma in questi mesi di emergenza ce ne sono state anche altre di liti tra scienziati. Come non ricordare la baruffa di inizio marzo tra il virologo Roberto Burioni e la direttrice della microbiologia clinica, virologia e diagnostica bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo.

A fare da miccia le dichiarazioni della Gismondo che definiva il coronavirus “letale come poco più di influenza”. Parole che fecero andare su tutte le furie Burioni che prontamente denunciava come i numeri dell’influenza fossero inferiori a quelli del Covid 19 e faceva partire con il ‘suo’ Patto per la scienza una diffida (firmata dall’epidemiologo Pier Luigi Lopalco ndr.) alla collega “per le gravi affermazioni ed esternazioni pubbliche sul coronavirus, volte a minimizzare la gravità della situazione e non basate su evidenze scientifiche”.

Ma non è finita qui, nella carrellata delle liti c’è pure quella tra il dottor Paolo Ascierto del Pascale di Napoli e il direttore del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli. Alla base della querelle la primogenitura della sperimentazione farmaco anti-artrite Tocilizumab per i malati di Covid 19. Galli, in riferimento all’annuncio del collega del Pascale dei buoni risultati ottenuti dal farmaco nella cura del virus affermava che “Non facciamoci sempre riconoscere. La sperimentazione del Tocilizumab era già in atto da tempo in Cina e il primo ad usarlo qui è stato il dottor Rizzi a Bergamo”.