La Giustizia italiana dei “figli e figliastri” .Fuori i mafiosi al 41 bis e tanti in attesa di giudizio dentro

Col virus tornano liberi pure i boss. Molte resistenze invece per chi è ancora in attesa di giudizio. Si fanno uscire boss con tanto di condanna definitiva e altri senza sentenza rimangono in carcere. E’ evidente che un fatto di civiltà non far morire di infezioni i detenuti. Non si riesce a capire quale è il metodo adottato da chi “libera” mafiosi di rango e si oppone per far uscire detenuti in attesa di giudizio

Il potere dei Pm in Italia è forte su gli accusati. Molti detenuti con processi avviati e con reati minori rispetto a quelli del 41 bis restano in carcere. Il caso dell’ex deputato Paolo Ruggirello dice tutto

I capimafia detenuti al 41bis cominciano in questi giorni di emergenza Coronavirus, uno dopo l’altro, a lasciare il carcere. In questo modo insieme al Covid19 inizia a circolare anche per le strade il virus dei mafiosi che non avrebbero dovuto lasciare la cella, per legge. Ed è una doppia pandemia che non possiamo permetterci.
Il giudice di sorveglianza del tribunale di Milano ha concesso gli arresti domiciliari al capomafia di Palermo Francesco Bonura, 78 anni, considerato uno dei boss più influenti, condannato definitivamente per associazione mafiosa a 23 anni. Il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta lo definiva un mafioso “valoroso”. È stato uno degli imputati del primo maxi processo a Cosa nostra dove è stato condannato.

Successivamente, avvicinatosi a Bernardo Provenzano, per i magistrati ha costituito un punto di riferimento mafioso per il controllo di lavori pubblici e l’imposizione del pizzo nel capoluogo siciliano. Uomo fidato dei boss palermitani, fra cui Nino Rotolo, ha gestito il racket, ed è stato uno dei più facoltosi costruttori della città, i cui beni per diversi milioni di euro sono stati confiscati. Negli anni Ottanta venne processato e assolto per 5 omicidi e una lupara bianca. Secondo l’accusa aveva eliminato i componenti di una banda di rapinatori che agivano senza il consenso di Cosa nostra. Venne fermato col suo guardaspalle e nell’auto venne trovata una pistola calibro 38 subito dopo due degli omicidi per cui venne rinviato a giudizio. Ma l’arma non era quella che aveva sparato e Bonura venne assolto per insufficienza di prove dalle accuse più gravi. Adesso era sottoposto al 41bis, il carcere “impermeabile”.
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Il giudice di sorveglianza ha concesso gli arresti in casa sostenendo i motivi di salute per Bonura, sottolineando “siffatta situazione facoltizza” il magistrato “a provvedere con urgenza al differimento dell’esecuzione pena”. Ed escludendo il pericolo di fuga lo ha inviato a casa a Palermo, dove gli ha prescritto che “non potrà incontrare, senza alcuna ragione, pregiudicati” e inoltre, “lo autorizza” ad uscire da casa, ogni volta che occorrerà “per motivi di salute” anche dei familiari.

Il provvedimento fa seguito allo stato di emergenza in cui si trovano i penitenziari. E così per i mafiosi che stanno scontando la condanna, che per legge non possono usufruire di pene alternative, si aprono le porte del carcere. Su questo punto il 21 marzo scorso il Dap (l’amministrazione penitenziaria) ha inviato a tutti i direttori delle carceri una circolare in cui li invita a «comunicare con solerzia all’autorità giudiziaria, per eventuali determinazioni di competenza», il nominativo del detenuto, suggerendo la scarcerazione, se rientra fra le nove patologie indicate dai sanitari dell’amministrazione penitenziaria, ed inoltre, tutti i detenuti che superano i 70 anni, e con questa caratteristica sono 74 i boss che oggi sono al 41 bis. Fra loro si conta Leoluca Bagarella (che sta spingendo da tempo per avere gli arresti in casa) i Bellocco di Rosarno, Pippo Calò, Benedetto Capizzi, Antonino Cinà, Pasquale Condello, Raffaele Cutolo, Carmine Fasciani, Vincenzo Galatolo, Teresa Gallico, Raffaele Ganci, Tommaso Inzerillo, Salvatore Lo Piccolo, Piddu Madonia, Giuseppe Piromalli, Nino Rotolo, Benedetto Santapaola e Benedetto Spera.

Fonte: L’Espresso