Caso Palamara: anche la giudice Donatella Ferranti (PD), suggeriva le nomine

Taranto, ai domiciliari il procuratore capo della Repubblica.

 

Tempi duri per la magistratura italiana . Dopo anni di protezione politica e di difesa ad oltranza del loro potere , voluto anche da apparati forti, si stanno verificando diverse situazioni che fanno prefigurare scenari non previsti. I magistrati vanno controllati come tutte le altre realtà dello Stato. In nbome dell’autonomia della magistratura molte cose sono state buttate nel cestino a cominiciare dai depistaggi nelle stragi Falcone e Borsellino. Nessun magistrato, fin ora , è mai andato in galera per depistaggio.

Noi crediamo nella presunzione d’innocenza e ci auguriamo che il Procuratore possa chiarire la sua posizione. Di solito, il sistema mediatico protetto da certi magistrati, in questi casi ,faceva scattare la gogna mediatica. Qualcosa sta cambiando e per il bene della Giustizia e della vera Democrazia. Anche i magistrati non sono più intoccabili. Dalla Saguto a Palamara anche loro vengono giudicati per le loro azioni


In un’inchiesta della Procura di Potenza per reati contro la pubblica amministrazione, la Guardia di Finanza ha arrestato il procuratore capo di Taranto Carlo Maria Capristo, un ispettore della Polizia di Stato in servizio presso la Questura di Taranto e distaccato presso gli uffici della Procura e tre imprenditori operanti nella provincia di Bari. L’accusa è di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità. Secondo l’accusa, in concorso, avrebbero operato per indurre un sostituto procuratore di Trani a procedere in sede penale, senza che ne ricorressero i presupposti, contro un’altra persona ma l’azione non è andata in porto per l’opposizione del magistrato.

I cinque arrestati sono stati posti agli arresti domiciliari dal nucleo di polizia economica-finanziaria di Potenza, dall’aliquota di pg delle fiamme gialle e dalla squadra mobile di Potenza. Il provvedimento cautelare è stato emesso dal gip del tribunale di Potenza. Le pressioni, secondo la ricostruzione, hanno riguardato una persona denunciata dai tre imprenditori per usura a loro danno. L’obiettivo dell’azione penale, secondo il procuratore di Potenza Francesco Curcio, era di ”ottenere indebitamente i vantaggi economici e i benefici di legge conseguenti allo status di soggetti usurati”.

L’ACCUSA – Per l’accusa tutti e cinque, compreso Capristo, procuratore capo di Taranto e già procuratore della Repubblica a Trani, ”compivano atti idonei diretti in modo non equivoco ad indurre un giovane sostituto procuratore della Repubblica in servizio nella Procura di Trani a perseguire in sede penale, senza che ne ricorressero i presupposti di fatto e diritto, la persona” denunciata ”infondatamente” per usura. E’ stato lo stesso giovane pm a denunciare i fatti. La vicenda inizialmente fu archiviata dalla Procura di Trani ma è stata avocata dalla Procura generale di Bari che ha trasmesso il fascicolo per competenza funzionale alla Procura di Potenza e questa un anno fa ha avviato le investigazioni, giunte oggi alle misure cautelari. Nell’esecuzione delle stesse sono state effettuate pure perquisizioni presso le abitazioni e i luoghi di lavoro degli indagati.

Nell’inchiesta della Procura di Potenza sono contestate pure le accuse di truffa ai danni dello Stato e falso ideologico nei confronti dello stesso procuratore e dell’ispettore di polizia che secondo l’accusa, anziché lavorare presso la Procura o per il suo ufficio, era presso il proprio domicilio o si occupava di adempiere a incombenze personali o sbrigava faccende d’interesse di Capristo.