il pericolo ‘Ndrangheta

L DOCUMENTO DELLA DIA

Già da tempo si è osservata la tendenza delle organizzazioni mafiose ad operare sotto traccia e in modo silente, evitando azioni eclatanti. Le mafie rivolgono le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando della disponibilità di ingenti capitali accumulati con le tradizionali attività illecite.
Si tratta di modelli di mafia moderni, capaci sia di rafforzare i propri vincoli associativi, mediante la ricerca di consenso nelle aree a forte sofferenza economica, sia di stare al passo con le più avanzate strategie d’investimento, riuscendo a cogliere anche le opportunità offerte dai fondi dell’Unione Europea.
In tale quadro, l’attuale grave crisi sanitaria si presenta per le organizzazioni criminali come una “opportunità” per ampliare i propri affari, a partire dai settori economici già da tempo infiltrati, per estendersi anche a nuove tipologie di attività.
Una strategia che le mafie potrebbero perseguire anche mettendo in atto un’opera di “distrazione” dell’attività delle Forze di polizia, sia alimentando forme di azione anche violenta, sia favorendo l’incremento di reati che hanno immediato effetto sul mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Più nel dettaglio, la criminalità organizzata calabrese, nell’offrire sostegno economico a famiglie in difficoltà e proponendosi come benefattrice, potrebbe determinare una pericolosa dipendenza, da riscattare a tempo debito. Si pensi, ad esempio, ai lavoratori in nero o a quelli sottopagati che costituiranno un bacino di voti utili alle finalità delle consorterie criminali in occasione delle elezioni o a coloro che si troveranno costretti dalle cosche – pur di garantire un sostentamento alle proprie famiglie – a diventare custodi di una partita di armi o di droga, trasportatori o spacciatori.
Naturalmente, il rischio è concreto anche in capo agli imprenditori in difficoltà, ancor più bisognosi di liquidità per mantenere viva l’azienda, per pagare i dipendenti, per far fronte ai debiti ed alle spese di gestione e per pagare le tasse.
Su di loro incombe il pericolo dell’usura, dapprima – anche a tassi ridotti – finalizzata a garantire una qualche forma di sopravvivenza e, successivamente, sotto forma di pressione estorsiva, finalizzata all’espropriazione dell’attività.
In questo momento appare opportuno mantenere alta l’attenzione sui settori che più di altri soffrono l’immobilità commerciale e che nel recente passato sono risultati tra le mire della ‘ndrangheta.
A cominciare dai commercianti al minuto di generi esclusi dai decreti ministeriali da ultimo emanati, agli alberghi, ai ristoranti, alle pizzerie, alle attività estrattive, alla fabbricazione di profilati metallici, al commercio di autoveicoli, alle industrie manifatturiere, all’edilizia ed alle attività immobiliari, alle attività connesse al ciclo del cemento, alle attività di noleggio, alle agenzie di viaggio, alle attività riguardanti le lotterie, le scommesse e le case da gioco, settori in cui la ‘ndrangheta ha già dimostrato di avere un forte know-how e sui quali potrebbe ulteriormente consolidare la propria posizione.
La ‘ndrangheta potrebbe parallelamente interessarsi anche ai settori che non hanno subìto un congelamento operativo, ma che in un prossimo futuro potrebbero essere investiti da una vigorosa domanda “di riflesso” alla ripresa degli altri segmenti. Si fa riferimento, ad esempio, al settore dei trasporti o alla filiera agro-alimentare, all’industria sanitaria e al conseguente indotto.
Altri ambiti d’interesse sui cui le cosche calabresi continueranno a lucrare sono i servizi di smaltimento dei rifiuti sanitari prodotti a seguito dell’emergenza nonché i servizi funerari, messi a dura prova dall’elevato numero di decessi a causa del virus.

 

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