L’Italia , una Repubblica fondata sui raccomandati. Anche la magistratura aderisce al gioco delle pacche sulle spalle

Luca Palamara, le intercettazioni s’ingrossano: i nuovi nomi tra Cassazione e ministero della Giustizia

Un vizio italiano: le raccomandazioni. Diversi magistrati hanno punito le clientele politiche anche per raccomandazioni e favori.E adesso, devono fare i conti con i raccomandati  del sistema Palamara 

Molti magistrati, è sempre bene ricordarlo(Sabella docet) non hanno aderito a questo sporco sistema ma tanti altri si. E non sappiamo cosa è accaduto per entrare in magistratura. Ci auguriamo che qualche amico del Pd non “abbia piazzato” qualcuno dei suoi tra i vincitori di concorso. A dire queste cose, ci dicono amici che ci leggono-  si rischia qualche attacco giudiziario. In parole semplici -finire accusati di qualcosa. Se è così , meglio andare via dall’Italia. Noi non lo vogliamo credere.  E’ opportuno rischiare per difendere la dignità di tanti magistrati e poliziotti che non fanno il loro lavoro per difendere posizioni di potere o peggio ancora politiche. Fanno il loro lavoro per far rispettare le leggi e senza pregiudizio.  Ci sono tanti magistrati che guardano alla stampa con il giusto peso istituzionale e non per potenziare strategie accusatorie finalizzate spesso al carrierismo o a colpire avversari. Noi dobbiamo credere che esiste una magistratura libera dai complessi di potere e dalla mania della poltrona

 Sarebbero tanti i raccomandati in Italia e in tutti i settori

Circa 4,2 milioni di cittadini sarebbero ricorsi a una raccomandazione o all’aiuto di un parente, amico o conoscente, per ottenere un’autorizzazione o accelerare una pratica della pubblica amministrazione. E 800.000 avrebbero fatto un regalo a dirigenti e dipendenti pubblici per avere in cambio un favore. E’ quanto emerge dai principali risultati della ricerca “La composizione sociale dopo la crisi”, realizzata dal Censis.

Come commentare questi dati?

E’ necessaria una premessa iniziale: non  siamo convinti che quei dati corrispondano, con precisione, alla realtà. Sono il frutto di un’indagine campionaria e di certo ha dei margini d’errore. I dati, in ogni caso confermano che il fenomeno esiste ed è diffuso ancora.

Supponiamo però che quei dati siano abbastanza attendibili, anche perché corrispondono a quanto possiamo verificare quotidianamente. Essi possono essere valutati in due modi: in Italia moltissime sono le persone che sono disponibili a utilizzare le raccomandazioni affinchè una pratica possa essere accelerata; oppure, in molti settori della pubblica amministrazione, se non si ricorre alle raccomandazioni l’iter di una pratica diviene, volutamente, tortuoso e lungo. Esiste il terzo modo: trovare un lavoro. E francamente molti italiani cercano ancora la raccomandazione

Non c’è dubbio che molti dipendenti della PA , politici e lobbisti,di fatto impongano l’utilizzo di raccomandazioni per trarne dei vantaggi personali, di vario genere. 

Certo, se ci fosse una pubblica amministrazione o un settore privato in cui fossero bandite le raccomandazioni, l’esercito di italiani che provano ad utilizzare le stesse si ridurrebbe, forse, ad una pattuglia. Ma sarebbe opportuno, anche dal punto di vista etico, che si riducesse considerevolmente il numero di italiani che chiedono di essere raccomandati. Pertanto, sarebbe necessario che il senso civico degli italiani si accrescesse considerevolmente; ma, per il momento, il nostro senso civico è poco sviluppato e ciò, peraltro, si manifesta anche in altri comportamenti, diversi da quelli che si traducono nella ricerca di raccomandazioni. Anche in questo caso, ci sono numerosi studi che testimoniano che, da molti anni, il senso civico degli italiani è decisamente insufficiente, per usare un eufemismo.

Sarebbe necessaria una vera e propria rivoluzione culturale, per la cui realizzazione sono inevitabili tempi molto lunghi. A me sembra, però, che noi non intendiamo nemmeno iniziarla questa rivoluzione culturale. E istituzioni come la magistratura non possono ricorrere agli stessi metodi applicati spesso da politici o lobbist