Giudici e massoneria: le rivelazioni del magistrato arrestato a Catanzaro che fanno tremare le toghe

Una loggia massonica “coperta” per influenzare i processi a Catanzaro. Le rivelazioni shock del giudice Petrini arrestato nell’inchiesta “Genesi”. Tra gli affiliati anche diversi avvocati

Quei verbali “esplosivi” del pentito Mantella : cinque giudici ‘corrotti’. “Così si aggiustavano i processi

Il pentito vibonese chiama in causa avvocati, periti e “toghe sporche” del distretto di Catanzaro in un clamoroso interrogatorio davanti ai pm di Salerno

Avvocati, periti, professionisti ma soprattutto magistrati. Cinque magistrati del distretto di Catanzaro “amici” dei clan ai quali i boss di mezza Calabria si sarebbero rivolti per “aggiustare” o quanto meno “addolcire” i processi e aprire le porte del carcere. Sono clamorose le dichiarazioni messe a verbale lo scorso 4 aprile davanti ai sostituti procuratori della Dda di Salerno Vincenzo Senatore e Silvio Marco Guarriello da Andrea Mantella, il boss scissionista della ‘ndrangheta vibonese, oggi collaboratore di giustizia. Una sorta di Buscetta di Calabria che parla e fa tremare non solo i “colletti bianchi” ma adesso anche le “toghe sporche”. Un racconto che va oltre “Genesi”, l’inchiesta che ha svelato la corruzione che si annidava tra le stanze del Tribunale di Catanzaro.

L’arresto del giudice Petrini e le dichiarazioni

“Genesi”. Un nome che già dice tutto. Significa origine e potrebbe essere solo l’inizio di un qualcosa di davvero sconvolgente. Tutti gli indizi lasciano presagire che presto sul tribunale di Catanzaro si abbatterà un vero e proprio tsunami giudiziario. Il verbale “esplosivo” di Andrea Mantella, ex boss della ‘ndrangheta vibonese, oggi collaboratore di giustizia di punta dalla Dda di Catanzaro , non è il solo a chiamare in causa le presunte “toghe sporche” presenti nel distretto giudiziario catanzarese. C’è di più, però, a disposizione dei magistrati della Procura di Salerno (titolari delle indagini su ipotesi di reato che coinvolgono i colleghi catanzaresi). A far tremare avvocati, giudici, politici e “colletti bianchi” che a vario titolo hanno favorito o preso soldi dai clan della ‘ndrangheta per “aggiustare”, “addomesticare” o “addolcire” processi penali, civili e tributari, ci sono ora anche le confessioni del principale degli indagati dell’inchiesta “Genesi”, il giudice Marco Petrini.

La loggia massonica “coperta”.  Secondo quanto scrive la “Gazzetta del Sud” nell’edizione odierna, il destino di Marco Petrini sembra incrociarsi con quello di Giancarlo Pittelli, l’avvocato penalista di Catanzaro arrestato lo scorso 19 dicembre nell’ambito della maxi-inchiesta “Rinascita-Scott” coordinata dalla Dda di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. Proprio da questo ufficio è nata l’inchiesta “Genesi” poi trasferita per competenza alla Procura di Salerno una volta accertato il coinvolgimento del giudice Petrini. L’ex presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro, oggi ai domiciliari in un monastero di Decollatura, ha riempito pagine e pagine di verbali e lo scorso 29 febbraio avrebbe raccontato ai pm salernitani la sua adesione ad una loggia massonica “coperta” della quale, oltre a lui, farebbero parte altri sette magistrati del distretto di Catanzaro. La cerimonia di iniziazione sarebbe avvenuta in uno studio legale ubicato in pieno centro a Catanzaro, punto di incontro di avvocati dei fori di Cosenza, Castrovillari, Vibo e Catanzaro. Sui nomi c’è il massimo riserbo ma Petrini avrebbe “svelato” i volti dei suoi “fratelli” aggiungendo addirittura che la sua adesione alla presunta loggia sarebbe avvenuta per iniziativa di Giancarlo Pittelli che avrebbe anche presieduto il “rito”. Materiale esplosivo che preannuncia scenari giudiziari devastanti perché il procuratore capo di Salerno Giuseppe Borrelli (un passato da aggiunto proprio a Catanzaro) e i pm Luca Masini e Vincenzo Senatore starebbero cercando di riscontrare dettagliatamente incrociandolo con altri verbali scottanti forniti, in particolare, da alcuni pentiti, primo tra tutti, Andrea Mantella.

Giudici a cena da Pittelli. A Salerno sono finite anche tre informative inviate dai carabinieri del Ros nell’ambito delle indagini che hanno portato all’operazione “Rinascita-Scott” e che ricostruiscono i contatti tra l’avvocato Giancarlo Pittelli e alcuni magistrati del distretto giudiziario di Catanzaro. Tra gli atti inviati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ai colleghi salernitani c’è anche l’ormai famosa cena che si sarebbe svolta a casa di Pittelli nel maggio del 2018 e alla quale avrebbero partecipato otto magistrati e altri professionisti, tra i quali anche un alto ufficiale dell’Arma dei Carabinieri. Una cena “intercettata” dalle cimici piazzate dai carabinieri del Ros che, oltre all’elenco dei partecipanti, avrebbero annotato sui loro taccuini una serie di dialoghi ora al vaglio degli inquirenti.

 

Fonte Zoom 24