GLI ARTICOLI AD OROLOGERIA E LA LENTA DISGREGAZIONE DI UN EROE CHE EROE NON É*

GLI ARTICOLI AD OROLOGERIA E LA LENTA DISGREGAZIONE DI UN EROE CHE EROE NON É

La notorietà, la scorta, le medaglie, i decori. Quell’aurea di eroe antimafia: tutti elementi che sono serviti a Paolo Borrometi, giornalista d’inchiesta, a legittimare la sua ossessione per il deputato regionale Pippo Gennnuso. Alimentata per molto tempo. Con continuità, con aggressività.

Così le parole si sono sprecate. Su Gennuso, Borrometi ha scritto tanto, al punto da dedicargli un capitolo del suo libro ‘Un morto ogni tanto’.

“SIRACUSA SCONVOLTA DAL VOTO DI SCAMBIO POLITICO-MAFIOSO…. IN MANETTE GENNUSO”, scriveva Paolo Borrometi su La Spia, il 17 aprile 2018. Accendendo i riflettori su un presunto reato di voto di scambio di cui si sarebbe macchiato lo stesso Gennuso. Poi, però, il 7 maggio del 2018 il riesame ha annullato il provvedimento a carico del deputato: secondo la quinta sezione penale del tribunale di Catania, infatti, non ci fu alcun voto di scambio politico-mafioso

Nel libro sopracitato, inoltre, si leggono altre gravi affermazioni su Gennuso: tra gli altri, l’accostamento a personaggi poco raccomandabili, dominus di ambienti mafiosi evidentemente estranei al politico e imprenditore oggetto delle ossessioni di Borrometi. Quello stesso Gennuso che la mafia, in passato, aveva avuto il coraggio di denunciare.

Siamo nel 2016. Gennuso, insieme ai suoi figli, denuncia tentativi di estorsione conditi da minacce intimidatorie. Tutto documentato. Documenti che certamente Borrometi conosce, nonostante il goffo tentativo di distorcere la realtà: fatti che hanno avuto, peraltro, anche la ribalta della cronaca di quel periodo. Chiamale, se vuoi, omissioni…

Eppure, dopo gli episodi in questione, per Gennuso e per la sua famiglia lo Stato non ha attivato alcuna procedura. Lasciati soli, mentre in questo paese c’è chi gode, senza che se ne comprenda davvero il motivo, di superscorte e di una percezione di paladino dei deboli contro il pantano dell’ecosistema mafioso.

A me piace leggere, visionare documenti: il giornalismo d’inchiesta mi appassiona, ma questo campo dell’informazione, più di altri, deve necessariamente ancorarsi ai fatti. Non dovrebbe mai lasciare spazio alle opinioni, alle supposizioni, alle illazioni.

Ma non è così.

Il 7 febbraio 2019, ad esempio, leggiamo su La Spia “GENNUSO ACCUSATO DI CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI, AVREBBE CORROTTO UN GIUDICE DEL CGA PAGANDO UNA TANGENTE DI 40 MILA EURO”,

Il 18 luglio 2019 il giudice ha derubricato il reato da corruzione in atti giudiziari a traffico di influenze, perchè in realtà Gennuso non ha mai conosciuto questo giudice del Cga e quel denaro era solo la parcella per i suoi legali.

Nonostante tutto, nonostante le sentenze, gli atti, la pronuncia del giudice, Paolo Borrometi si ostina. E scrive: “LUI È GIUSEPPE GENNUSO CHE NELL’ ULTIMO ANNO È STATO ARRESTATO DUE VOLTE, LA PRIMA VOLTA PER AVER COMPRATO VOTI DALLA MAFIA E LA SECONDA PER AVER PAGATO UN GIUDICE PER FAR RIPETERE LE ELEZIONI IN ALCUNE SEZIONI DELLA SUA PROVINCIA”.

Ecco che Pippo Gennuso si vede costretto a presentare un esposto relativo al trattamento dei dati personali. Accade il 13 dicembre dello scorso anno, ed è indirizzato contro Paolo Borrometi per alcuni articoli pubblicati sul suo sito on-line LA Spia. La nota in questione viene trasmessa via pec dall’ autorità garante e conteneva i termini per i riscontri fissati per il 15 aprile del 2020. Risultato?, I riscontri attesi, ad oggi, non risultano ancora pervenuti. Nessuna risposta dal vice-direttore dell Agi: già, nessuna risposta, come a non voler dare conto agli organi istituzionali che hanno chiesto chiarimenti. Tanto da spingere Gennuso a presentare un reclamo riguardante il precedente esposto, per esigere l’applicazione delle norme di legge.

Paolo Borrometi, però, non si ferma. Continua ad essere online, in bella vista, la foto segnaletica di Gennuso, nonostante il garante per la protezione abbia stabilito che per legge la diffusione delle foto segnaletiche sia consentita solo per fini di giustizia o di polizia. E nessuno, peraltro, riesce a spiegare come quella foto sia finita nelle mani di Borrometi, che ne ha fatto un utilizzo improprio, pubblicandola ripetutamente in più siti. Borrometi ha diffuso in rete la foto segnaletica di Gennuso, violando tra gli altri l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e nonostante ciò restando, almeno per il momento, impunito.

Sia chiaro: qui non si discute, di certo, la libertà d’informazione e di critica che un giornalista ha il diritto di esercitare. Qui c’è in gioco altro: l’osservanza delle norme, il rispetto per la deontologia. Il rispetto per l’essere umano. Borrometi si sente legittimato a portare avanti un codice comportamentale e “professionale” ad personam. Agghiacciante, dal mio punto di vista. Perché un giornalista non dovrebbe mai calpestare in questo modo le regole etiche e deontologiche della categoria di appartenenza. Dovrebbe piuttosto considerarli dei capisaldi del suo agire quotidiano. Principi fondamentali e ineludibili.

Ancora più agghiacciante, però, è l’utilizzo non solo distorto, ma anche strumentale della professione più bella del mondo. Usare la “penna”, ora per provare a distruggere i nemici, ora per proteggere i nemici. A volte ripiegando su degli inspiegabili silenzi: qualcuno di voi, per dire, ha letto una sola riga di testo firmata da Borrometi sul rinvio a giudizio per corruzione dell’ex Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta. No, e la cosa non mi sorprende per niente. La loro amicizia è nota. Quindi, per tornare al discorso dell’utilizzo strumentale del giornalismo, il tutto ha una sua “logica”.

E allora non sarà un caso se Attilio Bolzoni, grande giornalista, scrittore italiano e firma de ‘La Repubblica’, prenda le distanze da Borrometi, dichiarando in una recente intervista quanto segue:

“Definirsi un giornalista antimafia, come fa Borrometi, è un’idea aberrante, il giornalismo e l’impegno civile per me si fa più con i fatti e con più sobrietà”.

Io un messaggio per Borrometi lo avrei: Illustre Direttore, su Gennuso ha scritto notizie non veritiere e ha continuato a divulgarle in modo distorto, ignorando precise sentenze. Non crede sia attivato il momento di chiedere scusa? Scusa, ha letto bene. Ho scritto SCUSA.

Ciò detto, spero inoltre dia presto delle risposte concrete alle domande che in più occasioni le sono state poste. Spieghi e faccia luce sui tanti lati oscuri che ruotano attorno ad alcune vicende che la riguardano:

un attentato con autobomba ai suoi danni.

Un’aggressione ai suoi danni ordita da due uomini incappucciati.

Un tentativo di incendiare la porta di casa sua.

Lo speronamento alla sua auto.

Le minacce dei Cavallotti.

Il furto di un hard disk.

Una busta piena di chiodi recapitata .

E tanti altri episodi.

E tanti altri episodi mai chiariti e privi di riscontro.

Adesso dovrebbe spiegare tutto, egregio direttore.

Perché tutto è ancora avvolto dal mistero, ma noi speriamo sempre che Paolo Borrometi si decida a fornire risposte e riscontri concreti a tutti questi interrogativi. La gente ha diritto di conoscere la verità. Perché la verità non è un principio negoziabile: se non trova chi è disposto ad affermarla, si fa spazio la menzogna. Che diventa aberrante, q