“Mazzette al Comune di Palermo”, chiesto rinvio a giudizio di due imprenditori dell’agrigentino

La Procura di Palermo, con i sostituti procuratori Giovanni Antoci e Andrea Fusco coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di nove persone a vario titolo di corruzione nell’ambito dell’inchiesta sulle “mazzette” al comune di Palermo. Fra loro anche due imprenditori agrigentini: si tratta di Giovanni Lupo, 86 anni di San Giovanni Gemini e Francesco La Corte, 47 anni,, originario di Ribera, rispettivamente amministratore di fatto e di diritto della Biocasa s.r.l. (con sede in Palermo) operante nel settore edilizio. Gli altri sette imputati sono: Giuseppe Monteleone, 59 anni, di Palermo, già dirigente dello Sportello Unico Attività Produttive; il professionista Fabio Seminerio, 57 anni di Palermo, architetto; il funzionari comunali Mario Li Castri, 54 anni, di Palermo, già dirigente dell’Area Tecnica della Riqualificazione Urbana e delle Infrastrutture; gli (ex) consiglieri comunali di Palermo Sandro Terrani, 51 anni, e Giovanni Lo Cascio, 50 anni, già presidente della 2^ commissione urbanistica; Giovanna D’Attardi, compagna di Monteleone, e l’ architetto Agostino Minnuto, 60 anni. La prima udienza preliminare si celebrerà il prossimo 8 ottobre davanti al gup del Tribunale di Palermo Ermelinda Marfia. La vicenda è relativa all’inchiesta “Giano Bifronte”, eseguita dalla Guardia di Finanza lo scorso febbraio grazie anche alle dichiarazioni del neo-collaboratore di giustizia Filippo Bisconti, ex imprenditore edile a capo della famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno.