Giuseppe, farmacista ucciso dalla camorra

Farmacista di 61 anni, Giuseppe Mascolo era estraneo alle logiche criminali. Eppure, una vita onesta, i vari incarichi politici comunali, una attività portata avanti insieme al figlio nel paese di Cellole (Caserta), non lo tennero indenne dalla brutale violenza mafiosa. Il 20 settembre 1988, infatti, rincasando a Baia Domizia dopo aver chiuso la propria farmacia, Giuseppe venne raggiunto da un colpo di pistola mentre era ancora nella propria auto, in procinto di scendere per raggiungere la moglie che lo aspettava, come tutte le sere, in casa.
Il figlio Luigi, che rientrava anch’egli proprio in quel momento, vide un’auto sfrecciare fuori dal viottolo della sua abitazione e, convinto si trattasse di un tentato furto, seguì l’auto per leggerne la targa. Fu solo una volta tornato indietro che si rese conto della vera natura dell’agguato, quando trovò suo padre in un lago di sangue, ormai esanime.
Il caso inizialmente venne archiviato, proprio a causa dell’assenza di collegamenti con la malavita organizzata della zona. Fu a cavallo del nuovo millennio che un magistrato entrato da poco a far parte della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Napoli, Dott. Raffaele Cantone, raccolse la dichiarazione di un pentito del clan dei Casalesi, il quale diede una prima ricostruzione dell’omicidio, secondo quanto gli era stato riferito. Ciò permise al p.m. di far ripartire le indagini e di dar vita, successivamente, a un processo, che vide la costituzione di parte civile della famiglia Mascolo: gesto forte, questo, simbolo di adesione all’operato dello Stato e sfida all’autorità dei camorristi in un territorio dove, di solito, i familiari delle vittime non si esponevano quasi mai.
La sentenza di primo grado, poi confermata sia in appello che in Cassazione, spiegò la morte assurda di un uomo perbene: il boss della zona Alberto Beneduce pretendeva il pagamento del pizzo, ma Giuseppe Mascolo si era rifiutato. Il malavitoso allora aveva mandato dei suoi uomini a minacciarlo a mano armata ma il farmacista cercò di scappare, provocando una reazione violenta degli aggressori, a uno dei quali partì un colpo di arma da fuoco, che risultò fatale.
Sebbene sia Beneduce che l’esecutore materiale, tale Toraldo, fossero già deceduti per regolamento di conti interni ai clan al momento del processo, si riuscì comunque ad ottenere una condanna a 20 anni di reclusione per Lucio Izzo, l’altro partecipante all’aggressione al povero farmacista. Giuseppe Mascolo rimarrà per sempre nella memoria come un uomo onesto, morto per aver rifiutato di sottostare ai ricatti dei Casalesi.

Fonte mafie blog autore repubblica