Perché hanno rubato l’agenda rossa?

agendarossaRiepilogando, appare chiaro che attorno alla scomparsa dell’agenda rossa del dottor Borsellino si registrano molte coincidenze negative sul piano investigativo e processuale: reticenza di taluni testimoni, presenze non giustificate dei servizi di sicurezza sul luogo della strage, incomprensibili omissioni, ingiustificati ritardi d’indagine.
Ma perché questa preoccupazione per l’agenda rossa di Borsellino? Perché la necessità di farla sparire dalla scena della strage e dalle indagini?
GOZZO. “Le agende di Borsellino erano tre. C’era quella rossa, c’era quella marrone e c’era quella grigia. Quella grigia era a casa e l’ha trovata la figlia. Quella marrone e quella rossa, ci dice la figlia, furono prese quella mattina e furono messe all’interno della borsa… L’agenda rossa era quella in cui il dottor Borsellino conservava le cose più scabrose, almeno questo, purtroppo, il maresciallo Canale aveva rivelato a moltissimi suoi superiori ed era conosciuto anche a livello di altre forze di polizia. È ben possibile che ci sia stata una paura da parte di qualcuno…”.

Riferisce alla Commissione su questo punto l’allora maresciallo Canale, oggi tenente colonnello:
CANALE. Il dottor Borsellino… aveva tre agende… quella dell’Enel, e lui in questa agenda scriveva e documentava tutte le spese che faceva, poi ne aveva un’altra che sembrava un quadernone dove lui aveva tutti i numeri telefonici e poi ne aveva una terza… io la chiamo la cosiddetta “agenda rossa”… Su questa agenda lui annotava le cose serie, come le definisco io. Questa agenda lui la teneva sul tavolo. Da quell’agenda rossa lui non se ne staccava mai, mai, chi dice che l’agenda rossa non era al fianco di Paolo Borsellino racconta menzogne, perché lui da quell’agenda non si staccava mai.
FAVA, presidente della Commissione. Quando lei parla di quest’agenda al Pubblico Ministero a Caltanissetta spiegando quanto fosse importante, preziosa per Borsellino, ha avuto la sensazione che questa fosse un’informazione di poco conto?

CANALE. Mi dispiace doverlo dire… riportai la sensazione cie loro fossero convinti che io avessi detto un cumulo di fesserie.
FAVA, presidente della Commissione. Nel 1992 nemmeno una attività investigativa venne fatta sull’agenda? Non fu presa assolutamente in considerazione?
CANALE. Zero… Io, quando la vidi, la borsa, naturalmente mi misi a piangere perché vedere la borsa come era ridotta… Ma non era una borsa dove dentro si poteva bruciare l’agenda. Perché all’interno della borsa fu rinvenuta la batteria del cellulare di Paolo Borsellino, batteria regolarmente funzionante…

Laconico su questo punto il ricordo del pm Cardella nel corso della sua deposizione in dibattimento a Caltanissetta:
TESTE F. CARDELLA – …ci deve essere un verbale, nel quale raccontò, se non ricordo male, di questa agenda, di Paolo Borsellino che qualche tempo prima era stato visto scrivere qualcosa su questa agenda. Ma tutto questo è quello che ricordo che Canale disse a proposito di questa agenda.

Su quell’agenda rossa Borsellino “era stato visto scrivere qualcosa”, come dice Cardella? O era l’agenda da cui “Borsellino non si staccava mai” come riferisce Canale? Sul punto Pietro Grasso non ha dubbi:
GRASSO. C’era una frenetica attività di scrittura di Borsellino su questa agenda rossa che poi non è stata trovata. Una volta che la dimenticò in un albergo fece come un folle per andarla a recuperare… Cioè l’importanza che le persone vicine a Borsellino davano a questa attività frenetica di Borsellino di annotare alcune cose in questa famosa agenda. In prospettiva di che cosa? Proprio del fatto di andare a riversare tutte le sue intuizioni…”.

“Riversare” a chi? E qui si innesta l’altro vulnus registrato nelle settimane che precedettero la morte di Paolo Borsellino: la sua mancata convocazione presso la Procura di Caltanissetta per poter condividere valutazioni, convincimenti e informazioni che il magistrato aveva raccolto indagando sulla morte del collega ed amico Giovanni Falcone.