‘SISTEMA MONTANTE’: L’AVVOCATO DI PARTE CIVILE DI PETROTTO, CATUARA, CONFUTA IL TEOREMA DI CICERO SULL’ASI DI AGRIGENTO. E SUL CASO RACALMUTO…

All’udienza del 21 maggio 2021 del processo ordinario sul cosiddetto ‘Sistema Montante’ sono state dimostrate le prime scomode verità che forse, più di qualcuno, non avrebbe mai e poi mai voluto che emergessero in tutta la loro palmare evidenza. Non è un caso che, a differenza delle precedenti udienze, stiamo registrando uno stranissimo silenzio stampa. Ma andiamo al dunque. All’inizio dell’udienza ha concluso il contro esame del principale teste d’accusa Alfonso Cicero,  l’avvocatessa Giannone, per conto delle parti civili, il giornalista Gianpiero Casagni e l’imprenditore Di Vincenzo. Poi è stata la volta del mio avvocato, Stefano Catuara che, carte alla mano, ha corretto una serie di marchiani errori commessi da Alfonso Cicero, principale accusatore di Antonello Montante e dell’Associazione a delinquere da lui capeggiata. Nel ripercorrere i trascorsi politici e burocratici del Cicero è stato rilevato, in maniera inoppugnabile che, la sua azione legalitaria dentro le Aree di Sviluppo Industriale siciliane, è stata viziata da alcuni palesi travisamenti di verità. È emerso, in modo particolare, che non è assolutamente vero ciò che il Cicero ha rassegnato alle Autorità Giudiziarie ed alla Commissione Nazionale Antimafia, riguardo al fatto che è stato lui il primo ad avere chiesto, con riferimento all’ASI di Agrigento, le certificazioni antimafia relative alle aziende insediate nelle aree industriali. È stato dimostrato che per tutte quante le imprese interessate, tra il 2009 ed il 2012, era stato guarda caso proprio l’avvocato Catuara, in quegli anni presidente dell’ASI di Agrigento, ad inoltrare alla Prefettura di Agrigento tali richieste tendenti ad accertare eventuali fenomeni di infiltrazione mafiosa. Il Cicero si è del tutto sbarattato allorquando ha dovuto prendere atto che la sua versione dei fatti, secondo cui chi l’aveva preceduto ai vertici delle Aree Industriali, non aveva osservato i cosiddetti protocolli di legalità è pertanto risultata completamente erronea e fuorviante, se non proprio tendenziosa. Il protocollo di legalità siglato nell’Agrigentino è stato infatti pienamente rispettato. Attraverso atti e sentenze, prodotti in udienza, è stata perciò dimostrata la totale infondatezza di quanto Cicero ha ripetutamente segnalato alle Autorità Giudiziarie ed alle Commissioni Parlamentari d’Inchiesta, in relazione ad una serie di presunti gravissimi reati, anche di stampo mafioso, a suo dire consumatisi presso l’area industriale agrigentina e riconducibili a chi l’aveva gestita prima di lui. Altre strane incongruenze sono state inoltre sottolineate rispetto all’utilizzo strumentale e ad intermittenza, di alcuni requisiti di legge per conferire importanti incarichi e/o per ricoprire le cariche di componenti delle vecchie assemblee delle ASI. In questi casi sono state fatte fuori le precedenti gestioni, a colpi di denunce penali contro una miriade di sindaci e di membri delle assemblee delle ASI. Denunce rivelatesi, nel corso dei vari gradi di giudizio, tutte quante infondate. Denunce che però sono servite all’allora Confindustria Sicilia, capitanata da Montante, ad occupare ‘militarmente’ le aree ASI. Anch’io, ovviamente, sono stato ingiustamente denunciato nel 2010, quando rivestivo la carica di sindaco di Racalmuto. Ma su queste ed altre vicende, relative anche all’ingiustizia da me subita e dall’intero paese che ho amministrato sino al 2011, mi riferisco allo scioglimento per mafia del Comune di Racalmuto, il mio avvocato Catuara si soffermerà ulteriormente nella prossima udienza del 16 giugno prossimo. Mentre a partire dal 12 giugno, nell’altro troncone sul ‘Sistema Montante’, quello che si celebra col giudizio abbreviato, verrà sentito Antonello Montante. Il 5 giugno, sempre nell’ambito del giudizio abbreviato, il Cicero verrà sentitito anche sul caso Racalmuto, già in parte esaminato e sviscerato attraverso l’enucleazione di alcuni  dettagli nel corso dell’udienza di oggi. Ci si riferisce, ad esempio, ad un’importante convegno tenutosi a Caltanissetta, presso l’allora sede dell’ASI, organizzato da Cicero e Montante il 27 febbraio del 2012, alla presenza del ministro Anna Maria Cancellieri e dell’allora presidente nazionale di Confindustria, nonché ‘madrina’ di Montante, Emma Marcegaglia. Subito dopo quel convegno, stranamente, Montante, Cicero e l’intero Gotha di Confindustria, assieme a molte figure istituzionali di primo piano, così come confermato in udienza dal Cicero, si sono recati a Racalmuto. Il perché di questa visita Cicero ha detto di non ricordarlo. Forse è stato una sorta di sopralluogo in vista di quello che ormai si profilava all’orizzonte come un ormai prossimo ed inevitabile, per il ‘Sistema Montante’, scioglimento per mafia di Racalmuto. Ma è necessario spiegare cosa era successo prima e cosa succederà dopo quei due eventi pubblici, prima a Caltanissetta e poi a Racalmuto. Forse bisognava discutere, probabilmente assieme a Montante, proprio di quello sciagurato scioglimento per mafia del Comune di Racalmuto, per punire il sottoscritto che aveva denunciato, pubblicamente ed alla Procura della Repubblica di Agrigento,  sempre in quel mese di febbraio del 2011, le illegali gestioni di acqua e rifiuti nell’Agrigentino. Gestioni in mano ad uomini che facevano parte del ‘Sistema Montante’.  Bisognava correre subito ai ripari, accelerare i tempi. Per tali mie, per così dire, ‘intemperanze’, ero già stato raggiunto da un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa. Il relativo procedimento a mio carico era stato archiviato ad ottobre del 2011, dal Giudice Petrucci del Tribunale di Palermo. Nel frattempo, a giugno del 2011, mi ero dimesso da sindaco, per sfuggire al bombardamento mediatico-giudiziario a cui mi hanno sottoposto per anni. Ma ho commesso l’errore di annunciare, dopo quel mio proscioglimento dall’infamante accusa di mafia, che volevo ricandidarmi per proseguire la battaglia contro il ‘Sistema Montante’. Ricevetti allora una strana telefonata da un dei più preziosi amici di Montante, nonché figlio di una mia cugina, lo scrittore Gaetano Savatteri, il quale mi avvisava che a quel punto avrebbero sciolto il Comune di Racalmuto. Cosa che puntualmente avvenne ad aprile del 2012. Si vede che meritavo un’altra e più severa punizione. Non erano stati sufficienti al ‘Sistema Montante’, per abbattermi, neanche altri tre procedimenti giudiziari che, sempre in quel periodo, a partire dal maggio del 2010, avevano intentato, sempre contro di me, e  che per mia fortuna erano tutti e tre culminati, dopo anni di ‘martirio’ e di gogne mediatiche, con delle mie piene assoluzioni. Mi riferisco a tre strampalate, ma per me terribili vicende. Una riguardava un curioso colpo di rinculo giudiziario, ricevuto a seguito delle mie denunce relative alla gestione illegale dei rifiuti e del servizio idrico integrato da parte di Girgenti Acque. Un’altra tegola che è caduta sul mio capo è stata la già citata inchiesta farlocca, con relativi processi giudiziari, scaturiti, come già detto, da alcune denunce ‘intimidatorie’ presentate dalla  Confindustria di Montante, dopo la pubblicazione del giornalista Gian Antonio Stella, sul Corriere della Sera, di un servizio scandalistico sulle ASI siciliane. Con lo scoop di Stella si tendeva a mettere alla berlina un’intera classe politica locale, attraverso una tendenziosa denuncia pubblica su delle presunte illegittimità riguardanti le nomine dei componenti delle assemblee delle ASI.  In questi, così come in altri casi, prima giornalistici e che poi si trasformavano anche in pesanti procedimenti giudiziari, la Confindustria di Montante si costituiva parte civile. Una terza storiella giudiziaria che hanno impupato contro di me, tanto per non farsi mancare nulla, assai curiosa ed anch’essa culminata in una mia piena assoluzione, è stata quella relativa a dei presunti abusi d’ufficio che, udite udite,  avrei commesso nel 2015, quando ancora non ero sindaco di Racalmuto. Si trattava di abusi edilizi favoriti dal sindaco che mi aveva preceduto ma che, in quello come in un altro caso che di seguito potete leggere, stranamente e paradossalmente, non è stato citato in giudizio. Ci sono andato io al posto suo! Si tratta dello stesso sindaco che aveva mantenuto in servizio, presso il Comune di Racalmuto, nel corso dei 5 anni del suo mandato, il boss Beniamino Di Gati, fratello del sedicente capo mafia della provincia di Agrigento Maurizio Di Gati, ed anche lui sotto processo per mafia. Manco a dirlo, per questa vicenda, il  sindaco in questione, l’avvocato Luigi Restivo, non è stato tirato in ballo dalla Procura della Repubblica di Palermo, allora retta dall’amico di Montante, il Dott. Francesco Messineo.  E dire che lui lavorava come assistente legale nello studio dell’avvocato Calogero Mattina che, in passato, aveva difeso in giudizio i due fratelli Di Gati, poi diventati pentiti, dei quali l’amico e collaboratore di Restivo del periodico di Racalmuto, Malgrado Tutto, Gaetano Savatteri, aveva diffusamente parlato in un suo libro, ‘I ragazzi di Regalpetra’. Ricordo che in quel libro veniva descritta anche la concitazione relativa alle modalità ed ai momenti cruciali che caratterizzarono la cattura di uno dei due Di Gati, che si era dato alla latitanza. Allora, siamo nel 2006, si sfiorò un conflitto a fuoco tra i Carabinieri ed i poliziotti della Questura di Agrigento, dove ci lavorava allora e ci lavora ancora oggi un ispettore, che è anche nipote dei Di Gati. Le due forze di polizia si stavano occupando della cattura del capo mafia Maurizio Di Gati, praticamente gli uni all’insaputa degli altri. In realtà il Di Gati si era consegnato spontaneamente alle forze dell’ordine. A gestire sia la cattura che le modalità del suo successivo pentimento e di quello del fratello Beniamino, non sappiamo se sia stato proprio lo studio legale dove lavorava l’ex sindaco Restivo. Sta di fatto che alcune notizie riservate, rispetto a quella rocambolesca cattura, le abbiamo lette proprio nel libro del Savatteri, amico d’infanzia di Restivo e che, con  lui e qualche altro soggetto, a Racalmuto si sono da sempre fatti chiamare ‘i ragazzi di Malgrado Tutto’. O in alternativa’ i Ragazzi di Regalpetra’. Quelli buoni però. Perché quelli cattivi erano i Di Gati, ovviamente, e gli altri mafiosi locali. Il libro del Savatteri ricordo che è stato peraltro presentato, a giugno del 2009, a Racalmuto, mentre ero ancora sindaco, dall’attuale procuratore di Gela, Fernando Asaro. Eppure, malgrado il Savatteri come scrittore, ovviamente, ed il Restivo come avvocato, ovviamente, conoscessero bene queste ed altre vicende relative alle storie della mafia locale, sono stato chiamato io, che non conoscevo minimamente i signori Di Gati, a difendermi dalle loro calunniose accuse, rivolte nei miei confronti presso la Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, davanti al Dott. Vittorio Teresi ed al Dottor Asaro; tra l’altro quest’ultimo, come detto, era amico dello scrittore di Racalmuto Gaetano Savatteri. Mah! Ancora non capisco perché Teresi ed Asaro mi hanno voluto sentire nel 2011, chiedendo ed ottenendo l’archiviazione del mio caso nel giro di un paio di mesi, visto che si trattava di vicende relative a 16 anni prima, e di cui avevano a disposizione tutte quante le relative carte e le testimonianze, sin dal 1996. Anche questi sono misteri del ‘sistema Montante’ che così amava operare. Come si suole dire in Sicilia ‘si nun ti tinginu ti mascariano!’. Lo ribadisco, il mio predecessore Restivo, anche per questa vicenda di mafia, per lo meno come persona informata sui fatti e non come indagato come me cioè, non è stato minimamente chiamato in causa.  Chissà perché! Anzi, dal 2009 in poi, il Restivo riceve alcuni incarichi pubblici presso la Regione Siciliana, conferitigli dal Cicero e dall’ex assessore regionale Marco Venturi, entrambi allora ed anche dopo, per lo meno sino al 2015, parte integrante del ‘Sistema Montante’. Del resto sempre il Restivo, assieme al Savatteri ed al giornalista del Corriere della Sera, Felice Cavallaro, il 10 aprile del 2012 assolsero pienamente alla funzione di padroni di casa e cerimonieri, quando Montante e l’allora ministro dell’interno, Annamaria Cancellieri, notificarono ai Racalmutesi, in pompa magna, il decreto di scioglimento per mafia del Comune. E questo avvenne, lo ricordiamo, poco più di due mesi dopo la presentazione della mia denuncia sulla gestione illegale di acqua e rifiuti ad opera di alcuni uomini della Confindustria di Montante. Denuncia presentata al Procuratore della Repubblica di Agrigento, Renato Di Natale. Solo dopo scoprivo che il Di Natale come tanti, come troppi uomini e donne dello Stato, era, anche lui ahimè, grande amico del Montante. Per non perdere il filo, ritornando dive avevamo iniziato, al momento  dell’ingiusto scioglimento per mafia del Comune di Racalmuto, precisiamo che esso viene deciso proprio poco più di due mesi dopo quel fatidico convegno, organizzato il 27 febbraio 2012, da Cicero e Montante  presso l’ASI di Caltanissetta, seguito dal successivo e già citato incontro di Racalmuto. Fatti e misfatti riguardanti questo genere di provvedimenti sollecitati ed ottenuti dall’antimafia di facciata, capitanata da Antonello Montante, compare dei mafiosi, sono stati decisi anche grazie alle narrazioni di valenti giornalisti e scrittori autoctoni, quali Felice Cavallaro, ad esempio. Non è un caso che proprio il Cavallaro viene indicato dal Montante, nel 2013, dopo che è stato compiuto un vero e proprio ‘delitto di Stato’, addirittura pubblicamente, quale candidato sindaco di Racalmuto. Col Cavallaro il Montante, giova ricordarlo, oltre ad incontrarsi ripetutamente in pubblico ed in privato, si scambiavano messaggi ed email di reciproco ringraziamento e compiacimento, per quanto erano riusciti a fare nel paese di Leonardo Sciascia, spacciando il tutto per lotta alla mafia. Insuperabile è anche la performance di Savatteri. Come più volte detto, nel 2008,  per incensare il Montante, ha scritto un libro-panegirico su di lui e la sua famiglia, dal titolo ‘La volata di Calò’, basato su vicende assolutamente false, riguardanti un’inesistente fabbrica di biciclette-Montante, che negli anni Venti del Novecento sarebbe stata impiantata a Serradifalco dal nonno di Montante. La finalità, come è noto a tutte quante le vittime del ‘Sistema Montante’, era quella di accreditare, falsamente, una fantasmagorica tradizione industriale della famiglia Montante. La prefazione di tale libro, che ha enormemente contribuito a celebrare ed accrescere una mitica e quanto mai falsa epopea industriale inventata di sana pianta, è stata curata dal compianto Andrea Camilleri, anche lui grande amico di Antonello Montante. Questi e tanti altri elementi di valutazione, rispetto a come funzionava il ‘Sistema Montante’, sono stati ufficialmente depositati agli atti dei due tronconi del processo di Caltanissetta.

Alla prossima puntata…