“A Palermo esiste un giudice”

A freddo dopo l’assoluzione in Appello al processo sulla presunta “Trattativa”: gli interventi di Marcello Dell’Utri e della moglie, Miranda Ratti.

La coppia Dell’Utri: lei Miranda Ratti, lui, Marcello Dell’Utri, colui che il 29 giugno del 1993 ha fondato “Forza Italia”, e che, secondo i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino, è estraneo alla “trattativa”, e la formula assolutoria è stata: “perché non ha commesso il fatto”. E la moglie, Miranda Ratti, all’agenzia Adnkronos commenta: “A Palermo esiste un giudice. Che si chiama Angelo Pellino. Chapeau nei suoi confronti”. Chapeau in francese è il cappello, e l’espressione “chapeau nei suoi confronti” è l’italiano “tanto di cappello”. E poi la Ratti auspica: “Spero che questa sentenza segni un punto di partenza per la costruzione di uno Stato di diritto vero. Speriamo che si vada avanti nel modo giusto. Per noi finisce un incubo. Adesso si ricomincia, sia da parte nostra che da parte sua. I giudici nella sentenza hanno anche tolto l’espatrio, così, finalmente, può farsi un po’ di vacanza, visto che dal 2014 non ha fatto un solo giorno di vacanza”. E poi sottolinea: “Questa è la nostra vittoria. Io che non credo nella magistratura, e mi riferisco, ad esempio, al caso Palamara, alla loggia Ungheria, posso dire oggi che c’è un giudice a Palermo”. Poi rammenta: “La condanna, il carcere, la malattia, il processo trattativa: è stato un prezzo altissimo che abbiamo pagato tutti in famiglia, anche i ragazzi. C’era sempre questo ‘marchio’ della mafia. Soprattutto all’estero la gente non conosce le dinamiche politiche di uno Stato. E, alla fine, quello che scrive un giornale diventa verità”. Poi, in riferimento alla condanna definitiva per concorso esterno alla mafia, e ai 7 anni di detenzione scontati, Miranda Ratti ribatte: “Si è fatto il carcere ingiusto che nessuno gli ripaga. Ha rischiato anche la vita, con la sepsi in carcere. Ma stiamo scherzando? E’ stata una cosa drammatica. Ringrazio i suoi avvocati, che sono stati bravissimi, sono stati in grado di ricostruire e tirare fuori le vergogne di questa accusa. I Procuratori generali dicevano ‘si può dedurre che’, ma mica si può fare un processo sulle deduzioni. E’ una cosa fuori dal mondo che un Procuratore generale porti davanti a una Corte una cosa così opinabile. Sono grata a questo giudice Pellino non solo per mio marito ma anche per i generali Mori, Subranni e per il colonnello De Donno. Adesso aspettiamo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Perché c’è ancora in ballo il ricorso dei nostri legali”. E lui, Marcello Dell’Utri, è intervenuto così: “E’ un film, una cosa inventata totalmente e io questo processo non l’ho neanche seguito perché mi sono sentito, quando sono andato a Palermo all’udienza, come un turco alla predica, non capivo di cosa stessero parlando. Questa cosa era inesistente, però purtroppo avevo paura che potessero avallare queste cose inventate servendosi dei soliti pentiti che hanno bisogno di dire cose per avere vantaggi, e di molta stampa che affianca le procure e soprattutto la procura di Palermo. Certo, sono soddisfatto, ma come faccio a non pensare al fango che mi è stato rovesciato addosso. Trattative? Ne ho fatte tante nella vita. Ma con gli imprenditori, non con la mafia. Al contrario di quanto pensava Ingroia e il resto della compagnia, servendosi dei soliti pentiti. Questa assoluzione è una svolta non solo per me ma per la giustizia italiana, questo processo era mostruoso. Questa sentenza è davvero una svolta per me ma anche per la giustizia italiana. Avere debellato questo processo è una grande prova di democrazia giudiziaria, finalmente”.

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