La vicenda giudiziaria nasce dopo la richiesta di riconteggio delle schede elettorali relative alle Regionali del 2012 dopo il ricorso dell’ex deputato Ars Pippo Gennuso, sconfitto per pochi voti ma, per nulla convinto della genuinità dello scrutinio. Solo che fu impossibile procedere a rivedere le preferenze perché buona parte di quelle schede non vennero mai trovate e così il dipendente del Tribunale, difeso dall’avvocato Antonio Lo Iacono, fu accusato di averle distrutte.
A quel punto, Gennuso presentò istanza prima al Tar e poi ai giudici del Consiglio di giustizia amministrativa, con quest’ultimi che accolsero le ragioni dell’esponente politico, decretando nell’ottobre del 2014 le mini elezioni in 9 sezioni, tra Pachino e Rosolini, al termine delle quali Gennuso strappò un seggio all’Assemblea regionale siciliana, a scapito di Pippo Gianni.
L’arresto dell’ex deputato
Il colpo di scena si ebbe, però, nel febbraio del 2019, quando Gennuso fu arrestato, insieme insieme a tre giudici, tra cui l’ex presidente del Cga, Raffaele De Lipsis.
Secondo l’accusa, Gennuso avrebbe pagato una tangente perché il Cga accogliesse il suo ricorso. Tesi sempre smentita dall’esponente politico, per il quale quei soldi erano stati dati al suo legale, l’avvocato Giuseppe Calafiore, coinvolto nell’inchiesta Sistema Siracusa, per attività di lobbying non per corrompere il presidente del Cga. La vicenda si è chiusa con il patteggiamento per traffico di influenze dell’esponente politico che, però, ha presentato istanza in Cassazione ma il suo seggio è stato ceduto a Daniela Ternullo.
Il Cga ha revocato la sentenza sulle elezioni bis
Ed in merito a quella sentenza emessa dal Cga, presieduto da De Lipsis, i giudici amministrativi di secondo grado l’hanno revocata. Nella pronunciamento, è stato ribadito il dolo dell’allora del presidente del Consiglio di Giustizia amministrativa.
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